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LA SFIDA DECISIVA PER MACRON

La manifestazione dei dipendenti pubblici ferroviari, che in Francia chiamano “Cheminots”, per protestare contro la politica di riforma radicale annunciata dal presidente Emmanuel Macron. AFP PHOTOEmmanuel  Macron adotta la linea dura con i lavoratori ferroviari
La manifestazione dei dipendenti pubblici ferroviari, che in Francia chiamano “Cheminots”, per protestare contro la politica di riforma radicale annunciata dal presidente Emmanuel Macron. AFP PHOTOEmmanuel Macron adotta la linea dura con i lavoratori ferroviari
La manifestazione dei dipendenti pubblici ferroviari, che in Francia chiamano “Cheminots”, per protestare contro la politica di riforma radicale annunciata dal presidente Emmanuel Macron. AFP PHOTOEmmanuel  Macron adotta la linea dura con i lavoratori ferroviari
La manifestazione dei dipendenti pubblici ferroviari, che in Francia chiamano “Cheminots”, per protestare contro la politica di riforma radicale annunciata dal presidente Emmanuel Macron. AFP PHOTOEmmanuel Macron adotta la linea dura con i lavoratori ferroviari

La luna di miele tra Emmanuel Macron e i francesi è finita da un pezzo. Almeno per una parte dei francesi, quella del settore pubblico titolare di privilegi, secondo il presidente, che non hanno più ragion d’essere. E così la sfida lanciata al potente sindacato dei cheminots, i ferrovieri, diventa lo spartiacque della politica riformista di questo giovane inquilino dell’Eliseo deciso a mettere mano anche laddove rischia di vedersela stritolare. Ne sa qualcosa Alain Juppè, primo ministro di centrodestra nel 1995, quando cercò di fare la stessa cosa con le stesse motivazioni: dovette dimettersi, fiaccato da una serie di scioperi che bloccarono il Paese. Ora il sindacato sta attuando la medesima strategia: giovedì scorso ha indetto la prima giornata di sciopero nazionale per protestare contro questa politica che, come detto, mira a eliminare i privilegi di una categoria iperprotetta. Philippe Martinez, il capo del potente sindacato Cgt, spara a pale incatenate contro chi concorda con la posizione del presidente Macron: «È un privilegio lavorare di notte e durante i week end?», ha dichiarato al mondo intero. Il punto è che molti dei 5 milioni di francesi che ogni giorno usano la rete ferroviaria gestita in gran parte dalla compagnia statale Sncf cominciano a pensare che Macron abbia ragione. La proposta sarebbe quella di rivedere completamente i contratti per i nuovi assunti, togliendo alcune indennità pensate ancora quando i treni funzionavano a carbone e i macchinisti dovevano spalare per far correre le locomotive. Per questo era prevista un’uscita dal lavoro anticipata, in quanto esecutori di lavori usuranti. Solo che adesso consentire di andare in pensione anche a 52 anni pare ingiustificabile, oltre che insostenibile economicamente. Insomma, coerentemente con la politica annunciata durante la sua campagna elettorale, Macron vorrebbe che questi dipendenti di un’azienda pubblica venissero sostanzialmente equiparati a quelli del settore privato. E questo cambio di filosofia in Francia ha tutto il sapore di una rivoluzione liberale che il Paese ha sempre dimostrato di non saper digerire. «Ma oggi - scrive il New York Times - dopo che Macron ha già provveduto a ridurre i benefits dei lavoratori nel settore privato, potrebbe essere più difficile per i dipendenti pubblici ferroviari incontrare la solidarietà delle altre categorie. E non è nemmeno così certo se gli scioperi programmati per aprile saranno utili alla causa dal momento che molti viaggiatori avvertono già la frustrazione per le continue interruzioni del servizio provocate dagli stop forzati». Comunque la sensazione è che questa rischia di diventare la sfida decisiva per Macron. L’uomo venuto dai poteri forti, ma votato dal popolo perché liquidatore della tradizionale contrapposizione tra socialisti e conservatori con il suo partito En Marche, vuole cambiare i connotati del Paese più statalista d’Europa. Una questione quasi filosofica, prima ancora che sindacale. I francesi tengono molto all’efficienza del settore pubblico e, a dire la verità, anche il liberale Macron, quando si è trattato di tenere in mani francesi Stx, la società che gestisce i cantieri di Saint-Nazare, ostacolando l’acquisto dell’italiana Fincantieri, non ha esitato a usare strumenti politici. Insomma, picconare contro la facciata statale della Francia non è semplice e spesso produce effetti contraddittori. Secondo il New York Times cambiare i termini del contratto dei ferroviari per Macron diventa una sorta di crociata che ha l’obiettivo di traghettare i lavoratori francesi nel 21° secolo. «Ma queste radicali riforme che Macron vuole implementare - ha dichiarato al quotidiano americano Yves Crozet, professore di Economia all’Università di Lione - ha una dimensione simbolica e una economica». Quella simbolica consiste nel voler dimostrare che lui può riuscire dove tutti gli altri hanno fallito; quella economica riguarda invece l’ambizioso obiettivo di ridurre i costi del trasporto pubblico aumentandone la qualità. Non è esagerato dire che il futuro di Macron dipende dall’esito di questa sfida epocale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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