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IL MILLENNIO “GRIFFATO” PUTIN

Vladimir Putin sarà eletto alla presidenza della Russia il 18 marzo prossimo
Vladimir Putin sarà eletto alla presidenza della Russia il 18 marzo prossimo
Vladimir Putin sarà eletto alla presidenza della Russia il 18 marzo prossimo
Vladimir Putin sarà eletto alla presidenza della Russia il 18 marzo prossimo

Tu chiamale, se vuoi, elezioni. Ma quelle che andranno in scena in Russia il prossimo 18 marzo hanno più il sapore di un plebiscito a favore dello zar più popolare della storia della Russia. Stiamo parlando, ovviamente, di Vladimir Putin, sicuro vincitore e quindi destinato a portare a termine il suo quarto mandato (uno dei quali caratterizzato dall’escamotage di affidare per finta a Medvedev il bastone del comando). UN QUARTO DI SECOLO. Alla fine saranno 24 gli anni di potere assoluto di questo ex agente del Kgb distaccato a Dresda negli anni in cui il muro di Berlino si stava velocemente sgretolando. Dal 2000, anno in cui prese in mano le redini della Russia prendendo il testimone dal democratico alcolico-radicale Boris Eltsin, al 2024, appunto, anno in cui, a meno di rivoluzioni mai escludibili a priori al Cremlino, Putin dovrà cedere lo scettro a un successore di cui fin d’ora si cominciano a cercare le tracce. Il primo quarto secolo di questo terzo millennio, dunque, in Russia sarà griffato Putin. E pazienza se, più che democrazia, il sistema ricorda molto una dittatura dipinta da autocrazia: quel che conta, a quelle latitudini, è che Putin verrebbe eletto anche se ci fossero elezioni vere. Anche se Alexei Navalny, l’aspirante candidato escluso dalla Commissione elettorale fin troppo prona ai voleri di Putin, potesse fargli concorrenza alle urne. «Navalny è molto conosciuto anche all’estero - ricorda Il Post - è il leader del Partito del Progresso, di centro-destra e nazionalista, e il più noto oppositore del presidente Putin. La Commissione elettorale centrale ha giustificato la sua decisione dicendo che Navalny non può essere eletto a causa di una condanna per appropriazione indebita, che però lui, la Corte europea dei diritti dell’uomo e il Consiglio d’Europa hanno sempre definito come “politicamente motivata”». Comunque sia, i russi voterebbero sempre per Putin. E il motivo è legato alla progressiva riconquista del prestigio e dell’orgoglio nazionalista russo dopo gli anni bui della disintegrazione dell’Unione Sovietica. LA COINCIDENZA. Sarà un caso, ma il fatto che le elezioni siano state fissate il 18 marzo induce a riconsiderare le categorie del fato: in questa data cade infatti il quarto anniversario dell’annessione della Crimea, un’operazione condotta in spregio alle regole internazionali eppure di fatto giustificata e digerita, per quanto nessuno lo ammetterà mai, anche dalle diplomazie occidentali. Un’impresa che, agli occhi del popolo russo, ha fatto guadagnare altri punti a un capo che da quando è arrivato il Cremlino ha l’obiettivo di riportare la Russia al centro del tavolo delle grandi potenze. TRE MOMENTI. L’era di Putin si può dividere in tre grandi momenti, ciascuno con obiettivi e strategie differenti. Il primo è stato forse il momento più difficile e se non fosse stato coronato da successo chissà cosa sarebbe adesso della Russia. Era l’inizio di un millennio complicato per Mosca, precipitata nel caos dopo l’epilogo della guida di Eltsin, per quanto fondamentale per l’abbrivio democratico scelto al posto della dittatura comunista crollata sotto i colpi della storia. Putin si ricordò di essere uomo d’ordine e, appunto, occupò i primi anni a mettere ordine tra le rovine istituzionali di un Paese divelto. Il periodo successivo fu impiegato per rimettere in carreggiata l’economia: il capitalismo impiantato sulle ceneri della proprietà statale è stato “rafforzato” dall’epurazione dei nemici (vedi il clamoroso caso Khodorkovsky) e dalla scelta di fedelissimi in grado di sostenere la politica dell’inquilino del Cremlino. Adesso siamo nel pieno della terza fase, quella sognata fin dall’inizio da Putin, e cioè quella che dovrebbe vedere la Russia tornare una grande potenza internazionale. I TIMORI. La guerra in Ossezia del Sud tra Georgia e Russia nell’agosto del 2008 ha segnato l’avvio di questa fase espansionistica da parte di Putin. L’annessione della Crimea durante la guerra in Ucraina è il capitolo più recente, a cui va però aggiunta la strategia militarmente attiva in Medio Oriente, con tanto di “soccorso” decisivo al dittatore siriano Assad. Ma non è finita qui. Col quarto mandato chissà cosa avrà in mente di fare lo Zar del terzo millennio. I russi sono orgogliosi e gli daranno il voto. L’Occidente si divide tra fan e preoccupati “nemici”. E per la prima volta nella storia non si sa con precisione da che pafrte si schieri il presidente degli Stati Uniti d’America. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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