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IL BRASILE GRIFFATO BOLSONARO

I sostenitori di Jair Bolsonaro festeggiano a Rio de Janeiro la sua elezione a presidente. Dopo gli scandali legati alla corruzione del partito di Lula, finito in carcere, in Brasile si è imposta la soluzione di estrema destra. EPA/FERNANDO MAIA Jair Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile. AFP/MAURO PIMENTEL
I sostenitori di Jair Bolsonaro festeggiano a Rio de Janeiro la sua elezione a presidente. Dopo gli scandali legati alla corruzione del partito di Lula, finito in carcere, in Brasile si è imposta la soluzione di estrema destra. EPA/FERNANDO MAIA Jair Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile. AFP/MAURO PIMENTEL
I sostenitori di Jair Bolsonaro festeggiano a Rio de Janeiro la sua elezione a presidente. Dopo gli scandali legati alla corruzione del partito di Lula, finito in carcere, in Brasile si è imposta la soluzione di estrema destra. EPA/FERNANDO MAIA Jair Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile. AFP/MAURO PIMENTEL
I sostenitori di Jair Bolsonaro festeggiano a Rio de Janeiro la sua elezione a presidente. Dopo gli scandali legati alla corruzione del partito di Lula, finito in carcere, in Brasile si è imposta la soluzione di estrema destra. EPA/FERNANDO MAIA Jair Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile. AFP/MAURO PIMENTEL

Un anno fa un populista ed estremista di destra stava cercando di convincere le trecento persone riunite nella sala di una steak house nel sud della Florida che, nel caso fosse stato eletto alla presidenza, le cose sarebbero cambiate in maniera radicale. L’episodio è stato ricordato da Roberto Simon e Brian Winter su Foreign Affairs: «Quel candidato - scrivono i due analisti politici esperti di cose americane - non era Donald Trump ma Jair Bolsonaro, un capitano dell’esercito brasiliano in pensione e da 27 anni membro del congresso il cui aspro eloquio contro la corruzione, l’elogio degli anni della dittatura militare e le promesse di dare ai poliziotti carta bianca per uccidere i trafficanti di droga e altri criminali lo stavano portando, già in nell’ottobre del 2017, in alto nei sondaggi». Quello che ai più sembrava un personaggio naif, prima ancora che pericoloso per le sue idee politicamente scorrettissime, con commenti offensivi nei confronti di gay, neri e indigeni oltre che con programmi ispirati agli anni della dittatura, sostenendo l’uso delle armi e della tortura, oggi è diventato davvero il presidente del Brasile. Contrariamente a coloro che lo hanno preceduto, sempre attenti a mantenere la giusta distanza dagli Stati Uniti, Bolsonaro ha sventolato la bandiera a stelle e strisce in tivù assicurando massima collaborazione con l’attuale inquilino della Casa Bianca: «Quello che io propongo per il Brasile - disse ai 300 invitati a quell’incontro in Florida - è molto simile al programma che Trump sta portando avanti qui. Se sarò eletto potete stare certi che Trump troverà un grande alleato nell’emisfero sud». Dopodiché, davanti alla folla che in coro echeggiava «U.S.A.! U.S.A.!», non esitò a posare in tivù con la bandiera americana. E ora che è diventato davvero presidente del Brasile, tra i primi annunci di politica estera che ha fatto c’è stato quello di spostare l’ambasciata brasiliana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Insomma, il trumpismo in salsa sudamericana è servito. In Brasile è successa la stessa cosa capitata in molti altri Paesi contagiati dal sovranismo di destra: l’insofferenza degli elettori nei confronti delle classi dirigenti del passato ha portato all’adozione di ricette radicali. E il fatto che Bolsonaro continui a ripetere che negli anni della dittatura militare le cose non andassero poi così male farà inorridire le élites colte ma non spaventa più di tanto il ceto medio impoverito. Che vota convinto per quello che sostiene che «il buon criminale è il criminale morto». In campagna elettorale ha difeso a spada tratta le forze di polizia, assicurando la massima difesa dei poliziotti accusati di aver ucciso fuorilegge. Un programma che a Rio de Janeiro, la città di Bolsonaro, è già stato applicato se è vero, come è vero, che la polizia e le truppe di rinforzo dislocate dall’esercito da marzo a settembre hanno ucciso almeno 922 persone, con un aumento del 45 per cento rispetto all’anno precedente. Di fronte a questo giro di vite, di fronte a questa spirale di violenza i custodi dello stato di diritto avvertono i pericoli di una deriva devastante. Ma il popolo non la pensa così e resta, come dire, sedotto dai piani bellicosi di questo ex capitano che mantiene un approccio militare all’esistenza. «Nel solo stato di Rio de Janeiro - scrive il New York Times - quest’anno hanno perso la vita in episodi di criminalità comune 5.197 persone, molti di più dei 3.438 civili uccisi nel medesimo periodo nell’Afghanistan preda dell’endemico conflitto con i talebani e gli estremisti dell’Isis». Se spostiamo la lente sull’intero Brasile, le vittime del crimine nel 2017 hanno raggiunto il record a quota 63.880». Di fronte a questa emergenza sicurezza, gli elettori hanno scelto l’uomo dal grilletto facile. «Questo governo difenderà la Costituzione, la democrazia e la libertà», ha assicurato Bolsonaro. Dopo la pessima prova data dai governi corrotti di Luis Inacio Lula e Dilma Rousseff, il popolo ha scelto il pugno di ferro. Una scelta chiara, indiscutibile, premiata pure dai mercati. Ma la luna di miele durerà poco. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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