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I SIGILLI ALL’UNIVERSITÀ DI SOROS

Manifestazioni di solidarietà nei confronti della Central European University, chiusa per un provvedimento legislativo promosso dal governo, nelle strade di Budapest. L’ateneo sta completando il trasferimento della sede centrale  a ViennaViktor Orban, il premier ungherese contro l’Ue. SZILARD KOSZTICSAK/MTI
Manifestazioni di solidarietà nei confronti della Central European University, chiusa per un provvedimento legislativo promosso dal governo, nelle strade di Budapest. L’ateneo sta completando il trasferimento della sede centrale a ViennaViktor Orban, il premier ungherese contro l’Ue. SZILARD KOSZTICSAK/MTI
Manifestazioni di solidarietà nei confronti della Central European University, chiusa per un provvedimento legislativo promosso dal governo, nelle strade di Budapest. L’ateneo sta completando il trasferimento della sede centrale  a ViennaViktor Orban, il premier ungherese contro l’Ue. SZILARD KOSZTICSAK/MTI
Manifestazioni di solidarietà nei confronti della Central European University, chiusa per un provvedimento legislativo promosso dal governo, nelle strade di Budapest. L’ateneo sta completando il trasferimento della sede centrale a ViennaViktor Orban, il premier ungherese contro l’Ue. SZILARD KOSZTICSAK/MTI

La democrazia illiberale, questo sinistro ossimoro coniato da Viktor Orban, genera mostri. E il primo mostro che si avvista nel cuore di Budapest sono le serrande metaforicamente abbassate della Central European Universiy (Ceu). Proprio così, il primo ministro cresciuto nutrendosi di un sano e democratico anticomunismo, nutrito dall’oppressione sovietica nei confronti dell’Ungheria, da anni ha deviato il corso della propria dottrina politica verso i sentieri accidentati di un autoritarismo che trova il suo collegamento con la democrazia “solo” attraverso il consenso inequivocabile ottenuto alle urne. E questo mandato popolare è stato utilizzato, tra le altre preoccupanti finalità, per decretare la chiusura della più rinomata università del Paese. Il motivo? Semplice, è stata fondata dall’odiato, da Orban, George Soros, il miliardario americano di origine ungheresi accusato dal leader di ogni nefandezza, la prima delle quali consisterebbe proprio nel “favorire” l’immigrazione in Ungheria degli odiati, sempre da Orban, stranieri. Quando, come ha ricordato lo storico ungherese Istvan Rév al mensile americano The Atlantic, Soros venne in Ungheria alla fine degli anni 80, sprizzava entusiasmo. Era già ricco ma poco conosciuto e stava muovendo i primi passi nell’universo benemerito della filantropia. «Giunto a Budapest con una ventiquattrore – ricorda Rév – e dopo un lungo viaggio mi disse: “Ho trovato delle buone cause su cui investire 10 milioni di dollari e sono molto felice”». La causa più importante, destinata a diventare una sua ragione di vista, fu proprio la fondazione della Ceu, una università destinata a “insegnare” i cardini della democrazia a un Paese, l’Ungheria, che a causa della dittatura comunista sovietica era rimasto digiuno di libertà. In pratica, lo scopo era quello di creare la nuova classe dirigente del futuro democratico. E se questa finalità ora disturba molto Orban, c’è stato un tempo in cui lo stesso Orban, agli inizi paladino di libertà e democrazia, «chiese e ottenne da Soros – come ricorda Wired - una borsa di studio per frequentare l’università di scienze politiche di Oxford grazie anche alla sua improvvisa popolarità. Qualche mese più tardi, Soros comprò anche una macchina Xerox per permettere a Orban e ai suoi amici di stampare Századvég, una specie di organo di propaganda di Fidesz, il partito che avevano appena fondato». Sono passati trent’anni e il mondo si è rovesciato. Orban ha di fatto partorito un decreto che impone la chiusura dell’Università di Soros, che pure aveva tentato di soddisfare le pretestuose richieste del governo pur di resistere. Niente da fare, il governo ungherese non ha firmato l’intesa e dal dicembre scorso di fatto la Ceu ha iniziato il trasferimento armi e bagagli a Vienna, dove pure c’è un governo sovranista ma che però ha sfruttato l’occasione per portarsi a casa una delle università più apprezzate del Vecchio Continente. Tra le ragioni che hanno indotto l’establishment ungherese a chiudere i battenti della Ceu c’è sicuramente l’apertura agli stranieri, una sorta di oggetto sociale per un’istituzione scolastica che è arrivata ad avere l’80 per cento di iscritti provenienti da tutto il mondo. E che, come ha sintetzzato con efficacia uno studente, ha l’unica toilette gender-neutral dell’Europa dell’est. L’ultima frontiera del liberalismo, questo è il titolo che The Atlantic ha scelto per il reportage di Franklin Foer da Budapest. Soros aveva 13 anni quando riuscì a sfuggire la caccia agli ebrei da parte dei nazisti che avevano invaso la città nascondendosi e prendendo una falsa identità. La riscoperta delle origini e la scelta di finanziare l’università sono state due cose che hanno permesso al finanziere di sentirsi utile nella lotta all’altra dittatura perniciosa, il comunismo, che ha paralizzato l’Ungheria per decenni (Soros ha scoperto anni dopo che, durante la “liberazione”, sua madre era stata violentata dai soldati russi). Da due anni e mezzo, però, non mette più piede in un Paese che non riconosce più. O che, peggio, ha paura di riconoscere. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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