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FARC, INCUBO DELLA COLOMBIA

Il presidente della Colombia, Ivan Duque, saluta i soldati regolari in servizio. Il ritorno delle Farc ha indotto il presidente a usare il pugno di ferro contro i guerriglieri di ispirazione marxista. EPA/EFRAN HERRERANel 2016 si celebrava la fine delle ostilità. EPA/CHRISTIAN ESCOBAR MORA
Il presidente della Colombia, Ivan Duque, saluta i soldati regolari in servizio. Il ritorno delle Farc ha indotto il presidente a usare il pugno di ferro contro i guerriglieri di ispirazione marxista. EPA/EFRAN HERRERANel 2016 si celebrava la fine delle ostilità. EPA/CHRISTIAN ESCOBAR MORA
Il presidente della Colombia, Ivan Duque, saluta i soldati regolari in servizio. Il ritorno delle Farc ha indotto il presidente a usare il pugno di ferro contro i guerriglieri di ispirazione marxista. EPA/EFRAN HERRERANel 2016 si celebrava la fine delle ostilità. EPA/CHRISTIAN ESCOBAR MORA
Il presidente della Colombia, Ivan Duque, saluta i soldati regolari in servizio. Il ritorno delle Farc ha indotto il presidente a usare il pugno di ferro contro i guerriglieri di ispirazione marxista. EPA/EFRAN HERRERANel 2016 si celebrava la fine delle ostilità. EPA/CHRISTIAN ESCOBAR MORA

Sembrava fatta. Sembrava che l’accordo siglato nel 2016 dall’allora presidente Juan Manuel Santos avesse sancito la fine delle ostilità tra la Colombia e le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), dopo cinquant’anni di guerra, 220 mila vittime e sei milioni di sfollati. Sembrava, appunto. Il premio Nobel per la Pace dato proprio a Santos per quello storico accordo dovrebbe essere tolto dalla cornice e rimesso in discussione. Non tanto per colpa dell’ex presidente, quanto per l’involuzione di entrambe le parti in causa all’indomani dell’elezione di Ivan Duque alla guida del Paese. Sotto il titolo «Ritorno alle armi in Colombia», il New York Times ha pubblicato un reportage dalle montagne a nord di Medellin che dimostra come sia in corso un tentativo concreto di riportare indietro le lancette della storia e di cancellare quella pace così tanto cercata, voluta e trovata, prima di riperderla. Sono stati gli stessi dissidenti della guerriglia a invitare i giornalisti del New York Times in uno dei loro campi nascosti tra la rigogliosa vegetazione. «Stiamo facendo il solito lavoro, abbiamo gli stessi ideali - ha dichiarato al quotidiano americano il comandante di 25 anni “Maicol”, ribattezzato “il poeta” dai compagni - e abbiamo deciso di andare avanti». «Il giorno comincia prima dell’alba - scrive il New York Times per descrivere l’organizzazione del campo -. I guerriglieri si svegliano nelle loro amache, bevono caffè e iniziano le “lezioni” discutendo il pensiero di Karl Marx e di rivoluzionari latinoamericani come il cubano Josè Martì. Ogni giorno, al massimo ogni due, distruggono il campo e si mettono in marcia nella foresta per ore. Questa è una guerriglia più povera della precedente. Le vecchie Farc si finanziavano tassando il raccolto della cocaina. Ora opera in una zona dove ci sono poche piantagioni e nessuna miniera d’oro illegale. Prendono il cibo nelle città vicine, se e quando capita. Molti non hanno neanche l’uniforme. E alcuni dormono per terra per mancanza di amache». La verità è che adesso, per loro stessa ammissione, le Farc non hanno l’obiettivo di rovesciare il Paese, di prendere il potere. Più semplicemente, da quando è entrato in vigore l’accordo di pace sostengono che diversi gruppi paramilitari vicini al governo hanno preso possesso dei territori un tempo presidiati dai guerriglieri. Per i quali era previsto un progressivo inserimento nella vita civile che però si è scontrato con l’atteggiamento del governo, come dire, poco collaborativo. Dal 2016, momento della firma dell’accordo di pace, un’ottantina di ex guerriglieri sarebbero stati uccisi. E il nuovo presidente Duque, dopo aver fatto una campagna elettorale improntata sulla sua opposizione all’accordo di pace che prevedeva l’amnistia per i guerriglieri, ha promesso una revisione sostanziale dei termini. Morale della favola, secondo la fondazione Insight Crime, che tiene sotto controllo statistico i gruppi criminali organizzati nel mondo e che è stata citata dal New York Times, i guerriglieri delle Farc di nuovo in attività dovrebbero essere adesso circa 2.800, pari al 40 per cento di quanti combattevano prima della firma dell’accordo. Già questa ricostituzione, per quanto parziale, dimostra che prima della firma questi gruppi avevano mentito all’Onu. Sostenevano di aver consegnato tutte le armi ma evidentemente così non è. In effetti parte degli armamenti, per quanto vecchi e obsoleti, sono stati conservati. Dal canto suo Duque ha dichiarato che la Colombia non si arrenderà «di fronte ai violenti» e ha promesso di scoprire, riporta l’Ansa, gli autori dell’omicidio di tre geologi della società mineraria canadese Continental Gold, attribuito a dissidenti delle Farc nel nord-ovest. «Perseguiremo i mandanti e gli esecutori di questo crimine. E credo che questo possa servirci per capire che la legge deve essere la base per costruire la pace nel nostro Paese». Ma la pace sembra ancora un miraggio. I guerriglieri rimasti sono pronti a combattere fino all’estremo sacrificio. La guerra non finisce mai in Colombia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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