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Riapre il Bailo
In vetrina a Treviso
tutto Arturo Martini

134 opere sue nell’ex convento
insieme ad altri artisti del ’900

Dal 30 ottobre riapre il Museo Bailo a Treviso: una galleria del Novecento, un gioiello architettonico in Borgo Cavour e scrigno di una collezione d’arte di indubbio valore, soprattutto per l’eccezionale raccolta di Arturo Martini. Non è stata una semplice ristrutturazione, ma nasce un museo in una fabbrica antica – ex convento degli Scalzi fino al 1866 - polo, insieme al complesso di Santa Caterina, del sistema museale di Treviso. L’intervento - 4 milioni e 600 mila euro - ha riguardato solo una parte dei corpi di fabbrica disponibili, ma è stato concepito - in attesa di nuovi finanziamenti - in modo che questo primo lotto (circa 1600 mq) sia autonomo e dotato di tutti i servizi. Filo conduttore del progetto espositivo è rappresentato dalla collezione civica di Arturo Martini (1889-1947. Sono quasi 140 le opere dell’artista qui esposte: terracotte, gessi, sculture in pietra, bronzi, opere grafiche e ceramiche, tra cui il gesso originale della “Fanciulla piena d’amore”,le “Allegorie del Mare e della Terra” in cemento, il famosissimo bronzo della “Pisana” o l’esemplare unico e stupefacente della terracotta “Venere dei porti”. Il percorso museale procede in senso cronologico, fra il primo piano e il pianterreno, offrendo l’opportunità d’inediti confronti e relazioni con Martini e altri artisti veneti della seconda metà dell'800, Luigi Serena e Giovanni Apollonio, fino alle avanguardie con Gino Rossi fino agli eredi ed epigoni di Martini fra le due guerre mondiali, da Carlo Conte a Giovanni Barbisan. 300 le opere esposte. Si apre anche una mostra sul disegnatore olandese Escher.

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