<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Suor Michela
è ufficiale

Suor Michela Marchetti, 49 anni, sul mare di Crotone
Suor Michela Marchetti, 49 anni, sul mare di Crotone
Suor Michela Marchetti, 49 anni, sul mare di Crotone
Suor Michela Marchetti, 49 anni, sul mare di Crotone

Colpita da improvvisa popolarità, Michela tormenta con le mani il tau di legno che ha al petto e si chiede se questo farà bene alle sue donne di Crotone. Si risponde da sola: «Spero di sì, questo è un riconoscimento non a me ma alla cooperativa Noemi, ai volontari, a tutti quelli che lavorano con noi per contrastare l’abbandono, per far rifiorire i giovani del Sud, per ricomporre tante famiglie sfilacciate». Suor Michela Marchetti, 49 anni, è da qualche giorno Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, secondo livello della più alta tra le onorificenze concesse dal Presidente della Repubblica. Nella cerimonia pubblica al Quirinale riceverà una croce bianca in metallo, da indossare sotto la spalla sinistra, con nastro verde-rosso. E a quel punto le croci saranno due, una laica e una reli- giosa. Quest’ultima la lega da un quarto di secolo alle Suore della Divina Volontà di Bassano, un ordine fondato nella seconda metà dell’Ottocento da Gaetana Sterni, donna di Cassola dalla vita tragica (perse marito già vedovo e il figlio neonato) ma dedicatasi a poveri e disagiati. Suor Michela, manco a dirlo, è bassanese di Tezze sul Brenta, e quando i giornalisti hanno cominciato a tempestarla era nella casa madre di Bassano per una riunione: «Radio Vaticana mi chiama, poi mi lasciano messaggi dalla curia di Crotone. Io penso: oddio è accaduto qualcosa di grave in cooperativa o al nostro centro». Si tranquillizza quando le leggono l’Ansa: 18 onorificenze da Mattarella ai nuovi eroi moderni, due sono militari, gli altri sono italiani impegnati nella società civile. Michela è l’unica suora: prima è sconcertata, poi sospira. Sul web compare la foto di un’altra suora al posto suo, la Presidenza della Repubblica la fa correggere. Tutto questo accade il 10 ottobre. Le Sorelle finita la preghiera sorridono con lei e le regalano il fumetto di Lucy con un plaid: «Sei una donna da cpertina». Dopo due giorni sul sito della Divina Volontà appare un messaggio ufficiale: «Gioisce con lei tutta la nostra Congre- gazione, che nella quotidianità, nei diversi luoghi dove è presente, si impegna perché si avverino le parole di Gesù: “Sono venuto perché tutti abbiano vita, e l’abbiano in abbondanza”». Michela è una donna mo- derna, cui l’età ha già regalato mèches bianche da indos- sare con orgoglio. Al pari del suo passato di ragazzina che lascia gli studi dopo la terza media, per lavorare in fabbrica. «Chissà che volevo dimo- strare...» commenta oggi. Salvo poi tornare sui libri per un altro decennio, diventando stilista di moda, poi licenzia- ta in Teologia, laureata in Progettazione e gestione delle politiche sociali, diplomata in Consulenza familiare. Le sue tesi di laurea e specializzazione sono confluite in un volume sulla condizione della donna a Crotone, città dove la congregazione l’ha destinata 24 anni fa. E sono state le base per far nascere quei servizi a favore di mamme e adolescenti in balìa di destini randagi. «Una vita spesa a favore delle persone in difficoltà - si legge nella motivazione dell’onorificenza - in particolare donne e bambini. Dal 2009 Michela dirige “Udite Agar”, centro antiviolenza promosso dalla Cooperativa Sociale Noemi con la collaborazione del Comune di Crotone, della Regione e dell'Arcidiocesi di Crotone». Su un punto è chiarissima: «Io non sono venuta dal Nord ad insegnare nulla - e vince così la riservatezza - Ho imparato qui ad affrontare una emergenza e una situazione sociale, stando in mezzo alla gente. Bisogna ascoltare un territorio prima di parlare di marginalità. È facile tirare pietre sul Sud, non mi piace sentire certi discorsi quando torno a casa ogni tanto. Siamo cittadini qui e là». È certo però che suor Michela, e con lei suor Caterina che le sta a fianco, hanno immesso in questa città di 60 mila abitanti, lacerata da faide e soprusi, una linfa nuova. «Una prima osservazione l’abbiamo fatta sulle ragazze tra gli 11 ed i 30 anni- riassume - Già a partire dal 1997 ci è sembrato chiaro che le donne da problema dovevano diventare il punto di forza del Sud. C’erano tante vite sprecate, prospettive che nascevano morte. Non volevamo un centro per donne in difficoltà ma un luogo aperto che desse opportunità a tutti». Il centro Noemi nasce così: incontri, laboratori, occasioni di svago dove far confluire le ragazzette che le suore e gli operatori scovavano nei ”buchi”, già sfatte o con l’occhio pesto a 12 anni. È nato poi un servi- zio per le famiglie, «per insegnare a fare i genitori a chi non ci riusciva, per aiutare gli insegnanti e chi lavora con i minori». Nella parrocchia del Sacro Cuore, dove le tre suore hanno come solida spalla i preti della Pia Società di San Gaetano di Vicenza, è fiorita una proposta al municipio, dotato solo di due assistenti sociali e di un consultorio dell’Asl. Caritas italiana e Arcidiocesi di Crotone hanno capito al volo l’idea e dopo i servizi utili, hanno appoggiato anche il decollo del centro per le donne, uno sportello che è anche un numero verde per sottrarsi a chi usa le mani al posto della testa, a chi ruba la gioia di vivere ai figli e li costringe a esperienze brutali. Sono tante le donne, spesso anche da regioni lontane, che hanno bussato al centro Udite Agar. Suor Michela tira le fila dei servizi con una ventina di volontari e una dozzina di operatori, si tiene sempre un passo indietro perchè la rete fiduciaria che ha tessuto con istituzioni, prefettura e forze dell’ordine non venga incrinata. È palese che dietro la sua serenità ci siano giorni di minacce, travaglio e timore per la sorte di madri rifugiatesi lontano, di bambini cui la paura ha spento lo sguardo. Il segreto professionale la guida, al pari della sua fede. «Quello che ho capito è che il maltrattato va aiutato, ma chi maltratta ha ancora più bisogno di essere curato - spiega - Dobbiamo avere la consapevolezza di questo o la nostra società non cambierà mai. Lavoriamo tra i ragazzi, nelle scuole, abbiamo aperto il servizio Piccoli Passi dai 6 agli 11 anni, un’accoglienza pomeridiana, perchè fin da piccoli tutti abbiano le stesse opportunità e imparino il rispetto dell’altro». I bilanci della cooperativa viaggiano sempre sul filo, ma l’“Ufficiale al merito” Michela non demorde: «Gestione trasparente e senza compromissioni, anche nelle assunzioni, non esiste il “mi manda Picone”». Uno dei gesti più commoventi è stato di una ragazza di strada, oggi affermata anche nella professione. Ha lasciato una busta di banconote a suor Michela con queste parole: «Perchè possiate continuare a fare quello che avere fatto per me e con me».

Suggerimenti