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Scrivere
terapia
vincente

La biologa Paola Salgarelli aiutava i pazienti a curarsi col cibo. Finché, colpita da una leucemia al sangue, ha
trovato modo di ”combattere” con un libro di ricette
Paola Salgarelli, 42 anni, al lavoro: qui presenta il libro scritto con la collega Paola Richero. COLORFOTO
Paola Salgarelli, 42 anni, al lavoro: qui presenta il libro scritto con la collega Paola Richero. COLORFOTO
Paola Salgarelli, 42 anni, al lavoro: qui presenta il libro scritto con la collega Paola Richero. COLORFOTO
Paola Salgarelli, 42 anni, al lavoro: qui presenta il libro scritto con la collega Paola Richero. COLORFOTO

La scrittura può guarire, anche da un tumore del sangue. In una parola, è terapeutica. Aiuta, in molti casi, a vincere le malattie più subdole. Quelle prove della vita che diventano macigni, ma che possono cristallizzare i puntini che separati dipingono una nebulosa indistinta, ma che uniti tra di loro individuano una linea, come osservava Steve Jobs, che dà il senso dell’esserci. E che ci aiutano a recuperare energie fino a quel momento insospettate quando la psiche si confronta con la radicalità del male e mette in conto, pur rifuggendolo come epilogo reietto, che si può anche perdere. Tutto. La sintesi di un progetto terapeutico in questo caso è un intrigante libro sul cibo. Immergersi nella storia della nutrizionista Paola Salgarelli significa solo in apparenza scarnificare la negatività, perché di mezzo, come per qualsiasi ammalato, ci sono inevitabilmente ricoveri e chemioterapie che segnano l’esistenza in modo indelebile per mesi, ma perché è un salutare incontro con quella parte di noi che riemerge quando l’istinto di conservazione prevale, temprato da una forza di carattere non comune. Come altrimenti descrivere il libro, “Stare bene con leggerezza!”, 160 pagine, edizioni QB, una prova che racchiude i piccoli e grandi segreti culinari di una donna di 42 anni della città, che, da appassionata nutrizionista professionale qual è, l’11 giugno di due anni fa si è trovata a un bivio cruciale. «È il giorno in cui mi viene diagnosticata una leucemia acuta, linfoblastica, una di quelle che solitamente colpisce i bambini - racconta - Da qualche tempo avevo addosso una strana stanchezza, una fastidiosa febbriciattola. L’origine è ancora sconosciu- ta. Pensavo di avere bisogno di ferie, ho fatto le analisi del sangue e lo stesso giorno mi sono ritrovata ricoverata, catapultata in un tunnel angosciante». Paola di formazione universitaria è una biologa, e dal ’97 al 2000 aveva lavorato prima come laureanda e poi come borsista ricercatrice nella di- visione di ematologia del San Bortolo. Ritrovarsi come pa- ziente nello stesso reparto in cui anni prima aveva svolto la tesi di laurea e quindi ave- va mosso i suoi primi passi scientifici, le è sembrato un segno del destino. «Un segno o uno scherzo, non lo so. Fin dall’inizio, comunque, ero tranquilla perché da un lato sapevo di essere in ottime mani, conoscendo l’alto livello professionale del reparto diretto dal prof. Francesco Rodeghiero - aggiunge -, dall’altro ho avvertito una forza interiore positiva che ero sicura mi avrebbe aiutato a sconfiggere la malattia». È in quei mesi di cure, fra corsie e cicli di chemiotera- pia, ben otto, che Paola decide di impegnarsi in un’avventura che unisse passione ed esperienza ormai acquisite. La vicinanza degli affetti più cari, a cominciare da una bimba di 7 anni, l’hanno rinforzata nella convinzione di vincere la battaglia, dopo un trapianto di midollo nel maggio 2014 donatole da una cittadina americana. Una prova rischiosissima perché il grado di compatibilità era estremamente basso e la possibilità del rigetto era elevatissima. «Sapevo a che cosa andavo incontro ed è stato in quel torno temporale che la scrittura è diventata una compagna insostituibile, una necessità che è diventata progetto di vita - spiega - e la logica conseguenza è stata quella di parla- re di cibo. Del resto, dopo ave- re lavorato in ematologia al San Bortolo mi sono specia- lizzata in scienza dell’alimentazione all’Università di Pavia perché ho seguito le mie inclinazioni». Parte dei proventi del libro, scritto da Salgarelli a quattro mani assieme all’amica e collega Paola Richero, sono devoluti alla “Fondazione Pro- getto Ematologia”, costituita nel 2004 su iniziativa dell’Ulss di Vicenza, di alcu- ne associazioni di volontaria- to (AVill-Ail, Avec, e Alt) e di alcuni privati. «La leggerezza nel mangia- re bene è una consapevole leg- gerezza dell’anima e del vive- re quotidiano - conclude Paola -, contro il cibo spazzatura che rischia di avvelenarci. Sono una ferma sostenitrice del- la dieta mediterranea, che per l’Unesco è un patrimonio immateriale dell’umanità, e avendo sempre fatto una vita sana, sono anche convinta che le mie abitudini alimentari consolidate mi abbiano aiutato nella fase più acuta della malattia, quando il confronto con la morte mi ha cambiato»

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