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EDITORIA. Almanacchi che passione, fin dalle Operette di Leopardi

Santi e satire
nei lunari

Il Barbabianca, lunario popolare edizione del 1936Il Diario Sacro edito dalla Tipografia Parise nel 1826L’Almanacco del 1834L’Effemeride del 1868
Il Barbabianca, lunario popolare edizione del 1936Il Diario Sacro edito dalla Tipografia Parise nel 1826L’Almanacco del 1834L’Effemeride del 1868
Il Barbabianca, lunario popolare edizione del 1936Il Diario Sacro edito dalla Tipografia Parise nel 1826L’Almanacco del 1834L’Effemeride del 1868
Il Barbabianca, lunario popolare edizione del 1936Il Diario Sacro edito dalla Tipografia Parise nel 1826L’Almanacco del 1834L’Effemeride del 1868

Emilio Garon
“Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?” Grida il venditore dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi. Siamo nel 1824 e già da decenni almanacchi, lunari e strologhi godevano di una grande popolarità in Italia.
L’almanacco era già di moda alla fine del Settecento, il più noto era il Barbanera che da Spello in Umbria iniziò le pubblicazioni nel 1762. Nelle città si pubblicavano libretti frivoli, spesso satirici dettati da autori della cultura e delle lettere. Nelle campagne opuscoli o fogli che alternavano stravaganze profetiche, goffi rimedi per malattie e ricette per il vivere quotidiano. Erano molto popolari, basti pensare che solo a Milano nel 1825 si contavano 59 titoli di almanacchi con oltre 76.000 copie vendute.
NEL 1730 E 1785.
Nel nostro territorio un prototipo di almanacco appare già nel 1730, si tratta del “Diario perpetuo per la città di Vicenza”, 24 pagine stampate a Verona da Pierantonio Berna con informazioni di carattere religioso spiegate nel corso dei mesi.
Il primo interessante annuario lo troviamo dal 1785 con il “Diario e pronostico vicentino”, fortunata edizione ripetuta ogni anno fino al 1796; lo curava il sacerdote Antonio Peretto, lo stampava Vendramini Mosca e si vendeva da Giacomo Leoni “sotto la scala del Palazzo” a Vicenza. Diffuso anche nelle provincie vicine, in 64 pagine portava notizie sulle fiere e i mercati del Veneto, le feste e i precetti, le tariffe pubbliche, gli orari delle diligenze e, alla fine, trovava spazio anche una pagina di consigli per il Lotto. In quell’anno, a titolo di curiosità, da Vicenza partiva la diligenza per Lonigo tre volte la settimana, per Bassano, Valdagno e Schio due.
IL BACCHIGLIONE.
Altre notizie storico-statistiche e regole quotidiane di vita e lavoro le troviamo nell’ “Almanacco del Bacchiglione”, stampato dalla Tipografia Parise di Vicenza: se ne ha notizia di una sola edizione nel 1810. Riportava consigli di agricoltura e notizie storico statistiche sul territorio.
DAL SEMINARIO.
E’ il Seminario di Vicenza che nella prima parte dell’Ottocento caratterizza la proposta e diffusione di almanacchi e diari annuali attraverso preti e parrocchie. Un esempio particolare, di grande effetto tipografico, è rappresentato dal “Diario sacro e perpetuo per la città e diocesi di Vicenza”, stampato dalla Tipografia Parise nel 1826. E’ Vincenzo Maroini, parroco di S. Croce, autore e promotore di questa raccolta di notizie sacre distribuite tra i mesi dell’anno, “per ristorare l’anima di cibo spirituale”.
Poi troviamo L’ “Almanacco diocesano di Vicenza” dal 1825, che diventa poi “Il Diario Sacro e perpetuo per la città di Vicenza”, e ancora “Il Giornale per la Diocesi Vicentina” (1854), “L’Olimpico” (1847), “Il Giornaletto Vicentino” (1874), “L’Almanacco astronomico e meteorologico” (curato da Almerico da Schio per l’Accademia Olimpica a partire dal 1882)
Dal 1833 viene stampato dalla tipografia Lampato di Venezia “ a spese di Angelo Crivellari librajo in Vicenza” l’ “Almanacco ecclesiastico- politico- giudiziario civico- commerciale ed araldico della città, diocesi e provincia di Vicenza”. Compilatore era Estore Lanzani,autore tra l’altro di una mappa della città (1834). E’ forse il più completo almanacco vicentino dell’Ottocento, una miniera di notizie sulla vita della nostra “religiosissima diocesi e ubertosa provincia” allora nel Lombardo Veneto. Si trova di tutto; dai nomi dei preti nelle parrocchie agli insegnanti delle scuole, dagli itinerari postali ai fatti storici, dai medici e farmacisti a nozioni di statistica.
EL VILLAN.
Per alcuni anni, circa dal 1818 fino al 1840, si distribuiva tra fiere e mercati del Basso Vicentino un libretto annuale intitolato “El Villan de Lonigo. Astronomo”. Si trattava di un opuscolo con un calendario associato a poche notizie di carattere religioso e aggiunte di previsioni con suggerimenti contadini in forma di componimento in dialetto. L’autore era Antonio Casella, un poeta dialettale leoniceno che forse poteva attingere a qualche nozione di scienza dai frati di S. Daniele.
EL POJANA.
Il più famoso lunario vicentino è senza dubbio l’”Almanacco metereognostico vicentino” più noto come il Pojana perché l’autore, l’abate Antonio Masenello di Noventa Vicentina, si avvaleva della collaborazione per la stesura e la distribuzione dal contadino Giovanni Spello di Pojana. Un foglione che un tempo troneggiava in ogni stalla della campagna veneta. Masenello inizia nel 1838 a stampare, anonimo, Il Giornale Vicentino da una tipografia padovana: un unico glio che fin dal primo numero inalbera sulla testata un’immagine vagamente magica del campagnolo, alto e magro, nell’atto di presentare il suo almanacco. Masenello ha dotte competenze in te- ma di astronomia e meteorologia, il consenso popolare alla pubblicazione del suo Giornale Vicentino è notevole e nel 1846 il foglio assume il titolo di “Lunario Metereognostico ad uso delle Provincie Venete” a conferma che la diffusione ha valicato i confini del territorio di origine. Nel 1849 approda alla Tipografia Gaspari di Lonigo e prende la denominazione che tuttora mantiene.
IL BARBABIANCA. Infine notevole successo ebbe il “Barba- bianca. Lunario popolare”, stampato da Raschi a partire dal 1904. Come precisa in una delle prefazioni “non pre- vede il futuro, né indovina i terni al Lotto”, ma porta consigli e suggerimenti a vecchi e giovani coltivatori della terra.

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