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Che cosa
c’insegna
un tramonto

(...) era terso, la pianura padana cominciava ad accendere i primi lampioni e il profilo della vetta piemontese, 3.841 metri di altitudine, si stagliava nitido all’orizzonte insieme con le altre cime delle Alpi Cozie, nonostante la distanza di 330 chilometri in linea d’aria. È bastata una reflex Pentax per catturarne l’imponente sagoma.

Pubblicata per la prima volta in Rete sul sito dell’Arena, quell’immagine è ormai diventata un evergreen, come si dice in gergo. Bella contraddizione, visto che di questo sostantivo mutuato dalla lingua inglese lo Zingarelli offre un unico sinonimo: intramontabile. L’Ansa l’ha subito ripresa. A distanza di 12 mesi è comparsa su vari giornali, dalla Repubblica al Corriere del Veneto, che l’hanno scambiata per nuova, e viene di continuo rilanciata da centinaia di siti.

Che cosa c’insegna questo fatterello? Che nella natura degli uomini, apparentemente distratti e incattiviti, resta la fame eterna di altezza, di bellezza, di poesia. In una parola, d’infinito. Ce lo ha confermato con straordinaria potenza anche la seconda serata del Festival di Sanremo, quando l’Italia ha provato un brivido di commozione per il pianista Ezio Bosso, malato di sclerosi laterale amiotrofica. Persino i più allergici alla gara canterina nazionalpopolare sono stati costretti l’indomani ad andare in cerca del filmato di quell’esibizione. Chi si occupa di cultura e spettacolo dovrebbe cominciare, al pari di noialtri scribi dal pennino spuntato, a riconsiderare quali siano le priorità nella vita della gente.

Per esempio, fossi Gianmarco Mazzi, l’amico veronese di Adriano Celentano che è stato più volte direttore artistico della rassegna canora ligure, penserei con urgenza a un evento da battezzarsi L’Arena del cuore e da celebrarsi ogni anno alla fine della stagione lirica; una contaminazione di generi che metta insieme i migliori interpreti della musica mondiale, capaci come Bosso di fare arte nel segno della fratellanza e del sentimento. Non necessariamente malati, si capisce, però non importa se vecchi e magari avviati sulla strada di un onorevole tramonto. Come il Frank Sinatra che in quella magica sera dell’estate 1987 si congedò cantando My way nell’anfiteatro romano fradicio di pioggia e, per solidarietà con gli spettatori impassibili sotto il diluvio, volle sporgersi dal baldacchino a prendersi la sua razione di nubifragio. Le gocce che gli scivolavano sullo smoking inamidato sembravano perle.

È lì, nel cuore di ogni individuo, che la spiritualità abita fin dalla nascita, e nessuno potrà mai sfrattarla. Solo che una società ormai patogena fa di tutto per corrompere questa inclinazione naturale. Basta guardare l’informazione che la tv di Stato ci ammannisce all’ora di pranzo. Ho analizzato un’edizione del Tg2 delle 13. Sbrigate le pratiche di routine (mattarellate, renziate, bergogliate, trumpate, con il solito contorno di unioni europee e unioni civili), dal 16° minuto in poi è uno stillicidio di veleno che ti entra in corpo dagli occhi e dalle orecchie, insieme con gli spaghetti che a fatica passano per la gola: diciottenne freddato con una revolverata in faccia e sepolto in una discarica di San Giovanni a Teduccio; ricerche nel Brenta per recuperare la salma della padovana ammazzata dall’amante; condanna all’ergastolo per il custode di una villa la cui proprietaria è stata violentata e uccisa nel Grossetano; processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, con perizia sulle ricerche di materiale pedopornografico scoperte nel pc dell’imputato Massimo Bossetti; ennesimo interrogatorio in carcere per Veronica Panarello, la madre sospettata d’aver strangolato il figlioletto Loris; crollo di una palazzina nel Biellese per una fuga di gas; coppia di rumeni arrestata a Vibo Valentia per rapine ai danni di anziani invalidi e accusata della morte di una delle vittime, adescate con la promessa di rapporti sessuali; processo a Genova per il crollo della torre piloti nel porto. Al netto di Europa League e rubriche goderecce finali su cibo (Eat parade) e vacanze (Sì viaggiare), un terzo esatto di telegiornale consacrato alla cronaca nera. Roba da sfinire un bisonte. Sono scalette che conducono diritte agli inferi, quelle compilate ogni giorno durante le riunioni di redazione.

Da notare che, prima del predetto tiggì, come antipasto la Rai serve da ben 26 anni la faccia fintamente solidale di Giancarlo Magalli, il quale, assistito da avvocati di parte civile, confessa madri, padri, vedove, figli e fratelli di morti ammazzati, rispolvera crimini efferati, s’intrattiene sui particolari più macabri, celebra processi sommari. Il programma (a che servirà?) si chiama I fatti vostri. Dati gli argomenti trattati, suggerirei almeno una modifica del titolo: I fattacci vostri.

Reduce da questa intossicazione, ho avuto la fortuna d’imbattermi per caso sul Web in Veneto, lands of marvels (Veneto, terra di meraviglie), un mini documentario tonificante ideato da Veneto promozione, società consortile per azioni costituita da Regione e Unioncamere. Essendo stato concepito per rappresentarci a livello internazionale, purtroppo le didascalie che lo accompagnano sono in lingua inglese, ma talmente elementari da risultare comprensibili a chiunque.

Dovrebbe buttarci un occhio anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che in audizione alla Camera è riuscito a indicare la Cina come «la terra che ha dato i natali a Marco Polo e Matteo Ricci», senza che nessuno dei sette ministri e sottosegretari seduti accanto a lui sui banchi del governo inarcasse un sopracciglio per lo sconcerto (il che legittima a ritenere che siano tenuti insieme dalla cortigianeria oppure che anche loro, al pari del premier, non abbiano mai sentito nominare l’esploratore veneziano e il gesuita maceratese o che non conoscano il significato dell’espressione «dare i natali»).

Quando avete un momento libero, andatevi a vedere questo gioiellino all’indirizzo www.stefanolorenzetto.it/veneto.mp4 e in meno di 6 minuti, sulle note della Follia di Antonio Vivaldi, imparerete cose della nostra terra che non avreste mai immaginato. Eccellenze artistiche, monumentali, ambientali, turistiche, gastronomiche, ma anche industriali, artigianali ed economiche, precisamente quelle che i telegiornali presentano di rado, impegnati come sono a raccontare soltanto la mala Italia: un’azienda ogni 11 abitanti, un prodotto lordo pro capite superiore di 5.000 euro alla media europea, 13 milioni di passeggeri che ogni anno sbarcano nei nostri aeroporti, altri 2 che approdano a Venezia in nave, un settimo dell’export italiano, un terzo dei mobili fabbricati in questo Paese, l’80 per cento dell’industria nazionale degli occhiali, il 60 per cento della produzione mondiale di scarponi da sci. E molti altri record.

Il filmato si chiude, guardacaso, con il sole che va a coricarsi dietro le cinque cupole della basilica veneziana di San Marco. Ancora un tramonto, che però vi lascerà dentro la speranza di un’altra alba. E vi farà capire quanto sia incomparabile, a dispetto delle storpiature che gli abbiamo inflitto, il paradiso terrestre sul quale ci è immeritatamente concesso di poggiare i piedi ogni giorno.

Stefano Lorenzetto

www.stefanolorenzetto.it

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