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Possamai tira la volata: «Ora si può cambiare»

L'evento finale in piazza delle Erbe alla presenza di Gene Gnocchi e Dario Vergassola «Abbiamo capito che la città non poteva permettersi di aspettare altri cinque anni»

Noi, vento, cambiamento. È una sera in cui par di percepire l'estate che entra senza farsi annunciare in questa "stanza" vicentina speciale, circondata da pareti palladiane e protetta da un cielo stellato. Sono tre le parole che Giacomo Possamai mescola in un cocktail da servire ai tantissimi sostenitori arrivati in piazza delle Erbe: noi, vento, cambiamento. Erano tanti anche 15 giorni fa, quando la pioggia aveva inzuppato i k-way di chi aveva seguito per tutto il giorno il candidato sindaco del centrosinistra nei 20 chilometri di "perlustrazione" finale dei quartieri. Tanti ma non come ieri. Rispetto ad allora non è cambiato niente ed è cambiato tutto. Dopo il primo turno il candidato sindaco del centrosinistra si è trovato, contro tutti i pronostici, in vantaggio di due punti sul sindaco uscente, Francesco Rucco.

«Quella sera - ricorda Possamai ai fan che stavolta al posto dei k-way sfoggiano magliette a maniche corte - ho capito che la partita era aperta, vi dissi che non ci si mette in cammino solo quando c'è il sole e che ci saremmo rivisti ancora. E qui siamo. In piazza. Li ricordate, un po' di numeri? A gennaio dicevano di essere avanti di 17 punti: 51 a 34. A due settimane dal voto, giuravano di essere a un passo dalla vittoria al primo turno, 49 loro e 41 noi. E poi, lunedì 15 maggio, quei numeri straordinari. Che non erano più sondaggi ma voti veri, cioè scelta dei cittadini, cioè volontà della città: 46 a 44 - ma per noi. Noi, incredibilmente, avanti al sindaco uscente. Nonostante il vento politico». La speranza di prima si scioglie in un applauso di persone, di tutte le età, che ora "vedono" vicino un traguardo che, nonostante l'ottimismo della volontà di 15 giorni fa, molti ritenevano precluso dal pessimismo della ragione. Cos'è successo per rendere possibile il sorpasso al primo turno e per far vedere il traguardo al ballottaggio? «Siamo successi noi - risponde Possamai -. È successa Vicenza. È successo questo cammino collettivo. Un cammino che ho iniziato da solo, letteralmente da solo, in una fredda ma luminosa giornata di gennaio, in piazzetta Gioia, quando ancora non avevo chiare e definite tutte le alleanze e il vento era davvero contro di noi ma sapevo che volevo mettermi in gioco per la mia città». Noi e il vento, prima contrario, almeno sulla carta, poi a favore, lunedì chissà. Sono le prime due parole che s'infilano nell'immaginario di chi ascolta. Manca la terza, quella che chiude il cerchio e che dà il senso alle altre: cambiamento. «In questi mesi di campagna elettorale abbiamo girato ogni angolo della città. Abbiamo incontrato gli anziani nelle case di riposo, i giovani nelle scuole e nelle università, i lavoratori nei parcheggi delle fabbriche, i commercianti nei loro negozi, i residenti nei quartieri e nelle periferie. Abbiamo condiviso con loro le nostre idee, le nostre proposte, il nostro entusiasmo. E abbiamo capito che la città voleva un cambiamento profondo, radicale. E soprattutto, che quel cambiamento era urgente. Che non potevamo permetterci di aspettare 5 anni».

In piazza cresce la temperatura, sul palco anche Dario Vergassola e Gene Gnocchi, mentre Possamai ricorda le tappe e i temi di questa campagna elettorale lunga e acida: sfida ambientale, sicurezza, sociale, giovani, cultura, verde pubblico, quartieri, innovazione, il mantra ripetuto in maniera ossessiva per tutta la campagna sull'attenzione ai quartieri, sul tenere insieme le piccole e le grandi cose, la cura della città nei piccoli interventi e i grandi progetti, sono i capitoli di un programma snocciolato in queste settimane. Con un approfondimento speciale: la Tav. «L'amministrazione Rucco anche su questo si è chiusa nel palazzo, ha fatto finta che la questione non esistesse, non ha parlato con le persone. Noi no, non faremo l'opposto, saremo a fianco dei cittadini. Non lasceremo solo nessuno». La campagna elettorale, si diceva, è stata lunga e acida. Secondo Possamai per colpa degli avversari, che si sono contraddistinti per «il crescendo di aggressività, con attacchi personali, la caccia alle streghe politica, manco fossimo ai tempi del maccartismo, o della guerra fredda». «Per non parlare - prosegue - di un vicepremier che passa più tempo qua che a Roma, mentre noi non abbiamo chiamato qui nessun leader nazionale perché abbiamo voluto costruire la nostra proposta su Vicenza e per Vicenza».

«Senza dimenticare - prosegue - le cattiverie, i tentativi di avvelenare il dibattito. Persino con i manifesti strappati». Per fortuna che è finita, sembrano pensare tutti i volontari che anche stasera sono in piazza e che hanno corso in tutti queste settimane, doppiando il numero delle preferenze raccolte dall'altro schieramento, segno di mobilitazione capillare. «In realtà non è finita affatto. Abbiamo fatto mezza impresa, c'è l'altra mezza. Ci sono ancora chiamate da fare, messaggi da mandare, persone con cui parlare, indecisi da convincere. C'è da andare a votare, c'è da far andare a votare. Ma poi, soprattutto, se quel vento del cambiamento - quel vento che abbiamo sentito crescere in questi mesi e che stasera soffia su di noi - si concretizzerà, se i cittadini di Vicenza ci affideranno la grande responsabilità di prendere per mano la nostra città, un nuovo e più grande cammino comincerà». Eccolo il gran finale, incentrato su «quel vento del cambiamento che soffia su di noi», sempre quelle tre parole di questo cocktail servito sotto le stelle. «Stasera vi guardo e sento l'urgenza della vostra speranza. Stasera vi ascolto - dice Possamai alla folla sapendo già in realtà come reagirà la folla - e sento la forza dell'entusiasmo che mi date». A un passo dal possibile. «Questa è l'occasione. Domenica e lunedì è l'occasione. L'occasione per spazzare via la rassegnazione: il meglio non è alle spalle, il meglio è davanti a noi. E questi giorni migliori li dobbiamo costruire insieme. Passo dopo passo. Perché il futuro è ora».

Roberta Labruna

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