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Qui centrodestra

La sfida di Rucco e Cicero. «Tav a impatto ridotto con la bretella per i treni»

La proposta per modificare l'opera: «Tre binari dalla Fiera alla stazione e successivamente deviamo regionali e merci sulla Vicenza-Treviso costruendo poi un nuovo tratto di 6 chilometri per raccordarsi a Lerino»
Rucco e Cicero
Rucco e Cicero
Rucco e Cicero
Rucco e Cicero

L'altra sera, dal palco di piazza San Lorenzo, Claudio Cicero aveva annunciato l'imminente arrivo di «fuochi d'artificio» sulla Tav, con la presentazione di una proposta «salva-Vicenza». La proposta è stata svelata ieri nella sede di Cicero e della sua lista "Impegno a 360 gradi", in contra' Santa Barbara, dove, di fatto, si è chiusa - almeno sul piano formale - la campagna elettorale di Francesco Rucco, sindaco in carica, in corsa per il bis con il centrodestra. Una scelta che pare suggellare ancora di più il recente apparentamento tra Rucco e Cicero, dopo le tensioni del primo turno. Anche perché l'accordo poggia proprio sulla Tav e sulla richiesta di una moratoria anche per la parte ovest.

Ed è proprio Cicero («Inizia tu Claudio, questa è casa tua», lo invita Rucco) ad accendere la miccia dei petardi, presentando quella che lui definisce «la Tav a zero impatto e zero cantieri». Ossia la proposta unitaria dalla zona Fiera a Lerino, che dovrebbe permettere «di ridurre praticamente a zero l'impatto dei cantieri». In estrema sintesi, si tratta della combinazione di un vecchio cavallo di battaglia di Cicero - con tre binari fino alla stazione dei treni invece dei quattro del raddoppio - e di una novità: una sorta di "bretella ferroviaria" dedicata a treni regionali e merci che si "stacca" dalla linea per Treviso e si ricongiunge con quella per Padova - dedicata all'alta velocità - all'altezza di Lerino.

«Ne abbiamo parlato l'altra sera con il ministro alle infrastrutture Salvini che ha detto "ma perché non ci hanno pensato prima i nostri tecnici?». «Boh. Forse perché io guardo il lato oscuro della luna, oltre alla solita visione che hanno tutti», è la risposta che si dà Cicero. Come detto, l'idea lanciata «che dovrà essere poi definita nel dettaglio» (anche per capire l'effettivo impatto), prevede tre binari tra le due stazioni, Fiera e viale Roma, «quindi Ferrovieri, San Lazzaro...». «Il terzo binario permette ai treni della linea "lenta" di spostarsi e lasciare strada al treno dell'alta velocità. Il tutto abbinato al sistema di controllo satellitare per la distanza tra treni, che permette di guadagnare capacità della linea. Ricordo che parliamo di un tratto piccolissimo». Questo per l'entrata in stazione, dove oggi ci si arriva con il progetto ormai alla fase definitiva dell'Attraversamento Vicenza.

Poi c'è la parte est, verso Padova, sulla quale è ancora aperto il dibattito progettuale. «Noi dobbiamo garantire l'alta velocità verso Padova-Venezia e con questa proposta lo facciamo sfruttando la linea storica e indirizzando verso Treviso i treni lenti (regionali e merci, ndr) che vanno a Padova, per poi costruire sei chilometri di bretella con un primo breve tratto in campagna e poi in affiancamento stretto all'A31. Dunque non vado a distruggere niente, perché sono nel corridoio infrastrutturale. All'altezza della ferrovia verso Padova si crea un sottopasso che permette di portare i binari della linea "lenta" a sud, evitando il famoso scavalco del montone. E tutto senza mai interrompere la linea durante i lavori». «Il percorso per i regionali - stima Cicero - si allungherebbe di 4 chilometri che su una linea normale ai 100 chilometri all'ora sono due minuti. Impatto nullo».

Ad oggi la linea che porta al bivio verso Schio e verso Treviso ha già però il proprio traffico. In più, tra i riflessi della Tav vi sarebbe anche quello di un aumento dei collegamenti con Schio, con un'occupazione quindi più frequente dei binari. «Sono pochi chilometri - replica Cicero - e sottoutilizzati. Si deve poi ovviamente ragionare sulla gestione dell'esercizio, orari frequenza dei treni». La chiosa è di Rucco: «Questa è la soluzione Cicero e il ministro è pronto già da martedì a riceverci per discuterne. Non è la soluzione di Zoppello, che punta alla galleria che abbiamo sempre detto essere comunque impattante». 

Alessia Zorzan

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