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Un bassanese al comando degli atleti con le stellette

Centro sportivo. L’allora col. Del Favero tra i suoi atleti
Centro sportivo. L’allora col. Del Favero tra i suoi atleti
Centro sportivo. L’allora col. Del Favero tra i suoi atleti
Centro sportivo. L’allora col. Del Favero tra i suoi atleti

L’ufficiale olimpionico. Inconfondibile cappello alpino con penna bianca d’ordinanza e passo di chi ha dimestichezza con le montagne, Remo Del Favero è di casa nella sede del gruppo Ana a San Giuseppe di Cassola, a un paio di chilometri dal centro di Bassano. Ufficiale d’artiglieria da montagna, ora generale, da colonnello ha comandato il Centro sportivo olimpico dell’Esercito, a Roma incrociando due edizioni dei Giochi: Rio 2016 e Tokyo 2020, disputata nel ’21 a causa della pandemia da covid-19. E se alle penne nere si associano di regola gli sport di montagna, estivi o invernali che siano, il gen. Del Favero ha portato la tenacia alpina sulle piste e in palestra. Con il risultato che sotto il suo comando, la spedizione azzurra con le stellette dell’Esercito è tornata dal Brasile con otto medaglie olimpiche e una paralimpica, e dal Giappone con nove medaglie olimpiche. «È stato appassionante seguire da vicino i nostri soldati-atleti – commenta Del Favero -, arrivati al successo dopo percorsi fatti di impegno giornaliero e concentrazione sui propri obiettivi». Due caratteristiche, queste, proprie anche del giovane Remo Del Favero, che in Accademia arrivò non prima di aver frequentato la Scuola allievi sottufficiali di Viterbo. «Cominciai alla Scuola di artiglieria di Bracciano, come artigliere da montagna – racconta – con il grado di sergente e la qualifica di capopezzo. Da vicentino, mi assegnarono al gruppo “Vicenza” della brigata Tridentina, di stanza a Brunico». Nel frattempo, il neo-sergente era stato ammesso all’Accademia militare di Modena come allievo del 165° corso “Fierezza” nel 1983. «Conclusa l’Accademia entrai alla Scuola di applicazione di Torino, essendo assegnato come ufficiale di artiglieria al gruppo “Lanzo” di Belluno». Gruppo che, nell’ambito della ristrutturazione prevista negli anni ’90 fu spostato a Bassano, segnando per Del Favero anche un biennio di ritorno a casa. «A seguire, ancora studi all’allora Scuola di guerra, poi la brigata Taurinense in Piemonte – prosegue – e una serie di missioni all’estero». Tra le quali il Mozambico nel ’93 e nel ’97-’98 la Bosnia appena uscita dal conflitto che aveva frantumato l’ex Jugoslavia. Di quegli anni, fino al 2007 sono una serie di incarichi che, alternati a periodi di missione all’estero, avrebbero anticipato il comando dei soldati-atleti d’eccellenza: nel 2006 come responsabile tecnico ai Giochi invernali di Torino, poi responsabile del soccorso piste degli alpini, infine direttore tecnico dei Ca.Sta., (acronimo di “Campionati sciistici truppe alpine”), le gare sportivo-militari che radunano le truppe da montagna, chiamate a confrontarsi in gare di sci alpino e nordico, e su discipline specifiche come il pattugliamento o la sopravvivenza in ambiente invernale. Nel 2015, infine, la chiamata a Roma come comandante del Centro olimpico. «Passavo dall’ambiente montano e quello urbano della capitale – dice -, dallo sci e dall’alpinismo all’atletica, al nuoto, agli sport in palestra, con atleti professionisti, ma lo spirito rimaneva lo stesso che mi aveva guidato in oltre 30 anni di carriera». Lo spirito che, detto per inciso, ha permesso all’allora colonnello Del Favero di trasformare all’inizio della pandemia, nei primi mesi del 2020, il Centro sportivo in centro covid, in collaborazione con lo Spallanzani e l’ospedale Celio di Roma. «A dimostrazione – commenta soddisfatto l’ufficiale – che l’Esercito e le sue strutture sono versatili e sanno affrontare le emergenze a beneficio dei cittadini». Quanto agli aspetti più specificamente sportivi di un’esperienza proseguita fino al 2022, «la dimensione rilevante della vita al Centro sportivo – evidenzia – è il contatto con atleti di rilievo internazionale, impreziosito dall’amicizia che si crea naturalmente e dal rispetto reciproco». Sportivi che spesso, in particolare nell’atletica leggera, sono anche studenti universitari: «Militari – aggiunge Del Favero -, professionisti dello sport e persone impegnate a raggiungere una laurea. Sono tre dimensioni alle quali l’Esercito tiene molto e delle quali ci prendiamo cura». «Il mondo sportivo non è lontano dall’ambiente alpino – chiude – e anche grazie al rispetto e alla solidarietà che ho conosciuto al Centro olimpico mi sono sentito come a casa». Percorrendo una storia iniziata come sergente di artiglieria e arrivata, da ufficiale con la penna bianca, alle medaglie dei Giochi di Rio e Tokyo.

Lorenzo Parolin