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Alfio Caruso

Reverberi: «Avanti Tridentina»

In questa sperduta terra di confine fra Russia e Ucraina nessuno può giungere in soccorso degli alpini, che giù continuano a morire, continuano a riempire di puntini neri il terreno sul quale Reverberi spazia con il binocolo alla ricerca d’indizi favorevoli. Qualcosa gli scatta dentro. Istinto, rabbia, paura, sconforto?

Il generale non sarà mai in grado di spiegare cosa l’abbia spinto a salire sul blindato tedesco, a sporgersi dalla torretta e urlare con quanto fiato ha in gola: «Avanti Tridentina, avanti». Intorno lo fissano stupiti. Quelli della Tridentina spiegano che è il generale «Gazusa».

Scattano gli alpini e i militari di tutte le divisioni e di tutte le armi. Sono i reduci dei giorni del dolore, li unisce la disperazione. Hanno compreso che se non passano è la morte. Sono uomini della Cuneense, della Julia, della Vicenza, del Monte Cervino, sono i cavalleggeri del Savoia, i lancieri del Novara, i carabinieri, i genieri, sono i guastatori del XXX, gli artiglieri del reggimento ippotrainato senza pezzi e senza cavalli.

Un baio ce l’ha il tenente Pio Marelli, comandante della compagnia comando del Gemona: lo usa per farsi largo tra la folla, alza il braccio, grida «Avanti Gemona!». Parte, e dalla confusione escono una dozzina di alpini trafelati: sono del Gemona, vanno dietro il loro ufficiale. Vanno i superstiti del Tolmezzo e del Conegliano, vanno i fanti della Vicenza: appartengono al 277°, hanno visto la morte in faccia a Seljakino e a Varvarovka. Il comandante del reggimento, il colonnello Giulio Cesare Salvi, è stato raggiunto dal maggiore Di Leo: il generale Reverberi chiede un ultimo sforzo: «Ce la fate?».

Salvi, assieme al tenente Franco Infantino e al capitano Valentino Husi raduna un centinaio dei suoi: «Figliuoli, o si sfonda o si crepa». Vanno i guastatori del battaglione del maggiore Mazzucchelli sterminato a Rossoch, vanno gli artiglieri catturati sabato a Varvarovka e scappati lunedì.

«Avanti Tridentina, avanti!»: è un’onda umana che si allarga, che si gonfia, si gonfia, si gonfia e che poi dilaga a valle travolgendo ogni ostacolo.