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Antonio Berti

La Guerra in Ampezzo e Cadore

Il secondo tratto, più lungo, è tutto al coperto dall’osservazione austriaca: in un angolo morto viene trovato un ottimo posto per sistemare una base avanzata, costituita da una baracca per 30 uomini.

«Giunti lassù mi arrestai, percosso dalla grandiosità dell’ambiente. Ai due lati dell’angusta finestra, pareti diritte, lanciatisi a culminare nelle due punte più alte.

Di fronte un labirinto di guglie rinserrate in una stretta cerchia rocciosa, sbarrante ogni altra visuale davanti e da un lato, e dall’altro una voragine piombante sulla candida coltre del Vallon Popera, orrido nella sua chiustra di crode.

Dietro a me un vasto orizzonte, disseminato di cime; vicino, solenne, il cupo bastione della Croda dei Toni, e più in là la “selva lapidea” degli aguzzi Cadini; lontano la gran Marmolada, senza nero di rupi che maculasse qua e là il manto di ghiacci.

Nel centro dell’ampia distesa rupestre le Tre Cime regali, che, così viste di scdorcio, apparivano sovrapposte e fuse in una meraviglia sola: «la mitica vela - quale fu vista da Berti - alta levantesi sopra l’onde di una mare impietrito...».

Verso sud-ovest scorgevo l’Antelao, il colosso dolomitico più alto del Cadore, il mio monte prediletto, che mi ha visto nascere. Lo indicai ai soldati, tutti cadorini, e tutti sentimmo una stretta al cuore; restammo muti e come trasognati.

Mi scossi e guardai i soldati; sempre silenzio. Uno aveva gli occhi umidi, e forse anche qualche altro che non vidi.

Chissà, forse pensava ai suoi cari, alle sue piccole creature cullate sulle ginocchia dei nonni durante le lunghe sere d’inverno, seduto attorno al focolare domestico, riscaldato da un allegro fuoco al crepitar della legna ardente, quelle che lui stesso aveva preparato, negli anni precedenti, trasportandola dai prati alberati o dai boschi vicini. Mi avvicinai, gli posi una mano sulla spalla e lo guardai forte negli occhi.

- Sei un alpino tu? - gli chiesi.

- Siorsì - mi rispose.

- Allora basta - gli dissi

- andiamo. E voltandomi mi asciugai anch’io una lacrima».