<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Verso l'adunata

Da Asiago a Vicenza 2024 le penne nere qui sono di casa

Nel 1920 la prima adunata sul Monte Ortigara: la Grande Guerra era appena terminata e i reduci vollero tornare sui monti che li avevano visti protagonisti. Nel 1948, nella prima adunata post bellica, l’Ana fece tappa a Bassano che ha riaccolto gli alpini nel 2008. Nel 2006 la sfilata ad Asiago. Dal 10 al 12 maggio la festa torna in città
Monte Pasubio La sezione di Vicenza sarà protagonista dell’adunata 2024
Monte Pasubio La sezione di Vicenza sarà protagonista dell’adunata 2024
Monte Pasubio La sezione di Vicenza sarà protagonista dell’adunata 2024
Monte Pasubio La sezione di Vicenza sarà protagonista dell’adunata 2024

Tutto iniziò proprio in provincia di Vicenza, sul Monte Ortigara, nel 1920. La Grande guerra era terminata da meno di due anni, l'Associazione nazionale alpini era stata costituita appena un anno prima, ma i reduci volevano tornare sui monti che li avevano visti protagonisti tra sacrificio ed eroismo, e per quello che all’epoca prese il nome di pellegrinaggio, fu scelto l’Ortigara, sull’altopiano di Asiago, monte simbolo per la storia alpina; qui, infatti, nel luglio del 1917 fu combattuta una cruenta battaglia tra la 6a armata italiana e l'11a armata austroungarica, nella quale a distinguersi e a pagare il più alto tributo di sangue furono proprio gli alpini, il cui sacrificio non fu comunque sufficiente, in quanto l'offensiva italiana si risolse in un insuccesso.

In totale la battaglia costò agli italiani 169 ufficiali morti, 716 feriti e 98 dispersi; 2.696 militari morti, 16.018 feriti e 5.502 dispersi, per un totale di perdite di 25.199 uomini. Il contributo maggiore al drammatico bilancio lo diedero proprio i reparti alpini, che ebbero 110 ufficiali morti, 330 feriti e 50 dispersi; 1.454 militari morti, 8.127 feriti e 2.562 dispersi; per un totale di 12.633 perdite. Ecco perché iniziando quella tradizione che toccherà quest'anno Vicenza le penne nere, nel 1920, scelsero il Monte Ortigara.

Il monumento "Penna con il mondo"
Il monumento "Penna con il mondo"

Da allora l'annuale appuntamento, interrotto solo dal 1941 al 1947 a causa della seconda guerra mondiale, nel 1950 per il giubileo e dal 2020 al 2021 a causa della pandemia, ha toccato decine di località in tutta Italia, dal Nord al Sud, Sicilia compresa, nel 2002, spostandosi nel 1935 addirittura a Tripoli.

Vicenza dovrà attendere circa 70 anni per ospitare un'adunata, l'unica nella sua storia, quella che fino ad ora viene ricordata, infatti, proprio come “l'adunata”. Era il 1991, e la città ancora oggi ricorda quell'evento.

Altri appuntamenti nazionali dell'Ana avevano peraltro già toccato la provincia berica, ed altri ne sarebbero seguiti. Nel 1948, infatti, nella prima edizione post bellica, gli alpini erano stato accolti a Bassano del Grappa, mentre nel 2006 l'adunata nazionale si era svolta ad Asiago, per tornare nel 2008 a Bassano, che con le sue due adunate, al pari di capoluoghi di provincia e di regione, conferma la sua tradizione e vocazione alpina.

Ieri e oggi Il cappello d’alpino, simbolo del corpo, con il GdV del 1991 e la testata odierna
Ieri e oggi Il cappello d’alpino, simbolo del corpo, con il GdV del 1991 e la testata odierna

Adesso sarà raggiunta da Vicenza, che due anni fa, vincendo il serrato ballottaggio con Biella, battuta per 3 voti (13-10), è stata indicata come sede dell’adunata 2024, dal 10 al 12 maggio. La sfilata numero 95 torna così a Vicenza, 33 anni dopo. Trentatré, numero che risuona evocativo, visto che è anche il nome della marcia d'ordinanza delle penne nere. Trentatré. Che fa rima con i trecentomila “veci e bocia” che invasero pacificamente Vicenza il 12 maggio, sì, la medesima domenica: nel 1991 come in questo 2024.

Allora la sfilata dell’adunata numero 64, alla presenza del presidente della Repubblica Francesco Cossiga, durò senza interruzioni per otto ore filate con almeno (stima dell’Ana), 100 mila alpini che, tra scarponi consumati e volontari, scelsero di marciare lungo le vie della città.

Ad aprire la storica giornata la fanfara della brigata Cadore, tanto cara agli alpini di Vicenza e le trecento penne nere del battaglione in armi Feltre, quindi gli ufficiali e i sottufficiali in servizio. Nel cielo il passaggio delle Frecce Tricolori rese ancora più intensa la giornata che ripercorse la storia del corpo attraverso tanti striscioni. «Da Adua all’Ortigara, da Wojoska a Nikolajewka», recitavano.

Allora l’ala di folla accolse i reduci dei vari fronti, dall’Africa alle steppe della Russia, stringendo in un fortissimo e sincero abbraccio i giovani appena congedati e già transitati nelle file dell’Ana. A rappresentarla, quel giorno, un po’ grigio ma riscaldato dall’entusiasmo degli alpini, il presidente nazionale Leonardo Caprioli.

L’«adunata della pace» strinse la provincia più alpina d’Italia attorno alle penne nere in armi e ai compagni già congedati. Era un momento delicato: in quel periodo si stava ponendo mano alla ristrutturazione delle brigate alpine, che poi portò alla chiusura della Cadore, di stanza a Belluno. Gli alpini sfilarono a Vicenza anche perché, accanto al desiderio di pace, speravano che il loro corpo non scomparisse dall’ordinamento dell’Esercito Italiano. La storia li ha accontentati.

Ora si riparte, in attesa di riabbracciarli, ancora a Vicenza. Trentatré anni dopo. In marcia, al passo del Trentatré.

Andrea Mason Paolo Rolli