La guerra è passata proprio di qui. Violenta, spietata, eversiva di tutto. La terra, le piante e gli animali non hanno ancora potuto riprendersi dal loro muto terrore...
Anche le file dei reticolati rimangono intatte.
È facile seguirne l'andamento capriccioso su per la montagna e dentro le pieghe dei valloni contesi, ma il grigiore asprigno e azzurrognolo del ferro zincato è una note stridente e un triste richiamo tra il verde giovane e tenero della vegetazione.
Anche i papaveri, imprigionati penosamente nel groviglio dei fili, di un rosso aggressivo e intenso, fanno trasalire. Sembrano, da lontano, tracce di sangue vivo e lucente sulle spine di ferro.
Ma basta affacciarsi al rustico recinto di un cimiterino di guerra, perchè l'onda e il tormento dei ricordi si plachi d'improvviso, come in una rada di silenzio e di pace...
Dormono tranquilli, anche se la mitragliatrice li ha abbattuti con la bocca nel fango o stroncati nell'assalto audace, anche se schiantati dallo scoppio delle granate.
Hanno sempre un'attitudine armoniosa, raccolta e pia come di chi dorme bene e senza affanno.
Quanti ne ho scoperti in questi giorni, di sotto la breve coltre del terriccio, per la ricognizione, prima che scendessero lentamente, per meglio riposare, nelle fosse dei cimiterini; allineati coi loro compagni, come quando, dopo la marcia estenuante, si stendevano a sera nella vasta camerata della caserma, uno accanto all'altro, stanchi, giovani e vivi!
Ma l'antenna che diffonde e amplifica tanta pace e così virile certezza è la Croce! La grande Croce solitaria delle braccia immense che si alza al centro di ogni cimitero di guerra e riempie della sua maestà anche il paesaggio circostante.
«Ritorneranno» è scritto sotto l'alta croce centrale del cimitero di Berat e la forza lapidaria di quell'affermazione è veramente soggiogante.Dai cento cimiterini di guerra, frontiera spirituale della Patria, i nostri morti ritorneranno. Ora riposano in pace! Lasciamoli dormire, perchè hanno tanto faticato.