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Il libro

Alpini, soldati di montagna

Il Bunkerlager di Kiev era un enorme campo per lo smistamento di prigionieri di ogni nazionalità. Ripartiti in tanti lager, sparsi a mo’ di costellazione attorno a quello centrale, i prigionieri venivano di volta in volta avviati verso la via del ritorno o verso quella della Siberia e dei lavori forzati (...). Ancora non ci eravamo abituati al nuovo debilitante clima del campo, quando vedemmo arrivare tra noi, come cani bastonati, una quindicina di soldati con i cinque ufficiali italiani: il capitano Dell’Aglio, il tenente Domenico Suppa, il tenente Emett, il tenente Cangiano e il sottotenente Barbettani, i quali, quattro mesi prima, erano partiti dal “171” con la promessa di essere rimpatriati. Invece della patria, il loro viaggio aveva avuto per destinazione un campo di concentramento di Odessa. Con crudele pervicacia i russi avevano lasciato che si frammischiassero ai gruppi già sul piede del rimpatrio, ma emtre gli altri salivano effettivamente sui vagoni che li avrebbero riportati a casa, gli infelici erano stati avviati verso il bagno. «Si fa un bagnetto e poi rimpatriate anche voi» avevano spiegato i guardiani. All’uscita, però, il treno se n’era andato. Uno del gruppo, il capitano Musitelli, era stato chiuso in prigione a Odessa. Pochi giorni dopo, tutti insieme vennero scaraventati al Bunkerlager. Conclusione: non erano ancora “stagionati” per il rimpatrio. Dovevano continuare la “decantazione” politica. Comprendemmo a volo, alla vista dei compagni prostrati, qual era il piano dei sovietici: trasformarci in perenni ostaggi Potevamo star certi che avrebbero adoperato tutti i mezzi per trattenerci. Non ci restava altro da fare, dunque, che stringere i denti e opporre all’ignobile persecuzione la nostra saldezza morale. Risultato: dopo una settimana, cinque soldati, più il tenente Pennisi, il maggiore Zigiotti e padre Brevi facevano conoscenza con le galere di Kiev. La M.V.D. non aveva trovato altro mezzo che il carcere duro per punirci dei ripetuti “no” opposti alle solite richieste. Gli aguzzini della polizia politica pretendevano difatti che sottoscrivessimo dichiarazioni contro l’onorabilità dei soldati e dell’esercito italiano.È stato presentato nei giorni scorsi a Milano “Alpini, soldati di montagna”, un’opera di grande formato e corredata di centinaia di immagini che racconta a più voci oltre un secolo e mezzo di storia degli alpini e la loro simbiosi con la montagna in chiave operativa, addestrativa e sportiva, senza trascurare lo stretto legame con il territorio e le tradizioni che caratterizzano il corpo. L’importanza di stare al passo con i tempi e intercettare ogni opportunità di cambiamento, indispensabile per il mantenimento di livelli di prontezza e affidabilità coerenti con le moderne sfide è stata sottolineata dal gen. Carmine Masiello, capo di Stato maggiore dell’Esercito. «L’Esercito punta sui giovani, fulcro di uno strumento militare organizzato, dinamico e moderno, investendo continuamente su di loro, con fiducia - ha aggiunto il capo di Sme - I nostri giovani, formati, preparati e motivati, sono in grado di comprendere e recepire rapidamente le innovazioni e dare impulso a cambi culturali a tutto campo, proiettandosi continuamente nel futuro, ma poggiando le fondamenta su valori condivisi. La tecnologia è un acceleratore di prodotto; facendo leva sull’addestramento di un Esercito che poggia le basi su valori vissuti, ci rende competitivi e all’altezza del compito. Gli alpini sono la “casa” degli ideali e delle tradizioni, uniti dall’impegno e dalla volontà di trasmetterli e mantenerli intatti nel tempo». Erano presenti all’evento anche il comandante delle truppe alpine, gen. Ignazio Gamba, e il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, che ha sottolineato «il legame tra le truppe alpine e l’Associazione nazionale alpini è indissolubile, tanto che entrambi amiamo definirci “due facce della stessa medaglia”. Le interazioni sono frequenti e operative, a cominciare dalle grandi esercitazioni congiunte di protezione civile, come la Vardirex, per continuare con i grandi appuntamenti sportivi, come le Alpiniadi e l’Alpinathlon. La presenza delle truppe alpine dell’Esercito, poi, è una costante delle nostre adunate nazionali e così sarà tra poche settimane anche a Vicenza, per la 95ª edizione». P.R.