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«Quel panico diffuso
ad arte tra banche e mercati»

In questi giorni non si parla d'altro che dei rischi che corrono gli obbligazionisti subordinati. Credo sia necessario fare un po' di chiarezza: le banche interessate sono solo 4, quelle commissariate. I principali gruppi bancari hanno superato i test europei e quindi per il momento non è il caso di preoccuparsi. So che ci sono dei colleghi promotori finanziari che stanno approfittando di questo panico per contattare soprattutto persone anziane, spaventandole e convincendole a spostare i loro risparmi, dicendo loro che la banca con la quale lavorano non è sicura. La mala intenzione è quella di accaparrarsi i loro portafogli, a volte raccontando anche bugie macroscopiche e dando informazioni assolutamente fasulle. Un esempio: un risparmiatore che ha 200.000 euro investiti in titoli di stato presso qualsiasi istituto, anche il più piccolo, non corre alcun rischio. Anche nel caso l'istituto fallisse, non perderebbe nulla, in quanto creditore dello stato e non della banca.Risaliamo per un momento all'inizio della crisi, il 2007/2008. Al momento dello scoppio alcuni paesi come Germania, Francia, Olanda ed Inghilterra hanno affrontato i casi più critici delle loro banche in pochi giorni mentre l'Italia è rimasta ferma. Ad esempio la Germania ha finanziato per 260 miliardi il sistema bancario tedesco tenendo al di fuori dei controlli europei le Landes Bank; la Francia ha sostenuto il gruppo Bnp Paribas, l'Inghilterra in pochi giorni ha nazionalizzato la Royal Bank of Scotland con costi importanti, l'Olanda ha finanziato i gruppi Fortis e Abn Amro (proprietaria dell'ex Antonveneta). La Spagna in tempi successivi è stata aiutata dall'Unione europea per un ammontare di 45 miliardi di euro, aiuti ai quali ha partecipato anche l'Italia.Situazione differente fu quella delle banche italiane, le quali non chiesero nessun sostegno da parte dell'Europa. Al tempo il ministro dell'economia Tremonti propose l'emissione degli eurobond, la quale non fu accettata dall'Ue, dunque non se ne fece nulla. Le banche furono aiutate con l'emissione dei Tremonti-bond, di cui fecero richiesta diversi istituti; si trattò di prestiti dati alle banche a tassi da usura, circa il 10%. In tempo breve tutte le banche sono ricorse a forti aumenti di capitale per rimborsare il più velocemente possibile il prestito dei Tremonti-bond. Successivamente venne usato lo stesso sistema con i Monti-bond per aiutare il Montepaschi di Siena, il quale ha ricevuto 3,5 miliardi che sono già stati totalmente rimborsati con robusti aumenti di capitale sottoscritti dai soci: è proprio il caso di dire che le banche italiane sono state sostenute dagli azionisti. L'Europa dopo aver salvato in pochi giorni i casi più critici ha cominciato a dettare delle norme molto stringenti che ora non consentono agli stati di intervenire in aiuto agli istituti di credito.A mio avviso in Italia sarebbe necessario costituire una "bad bank", consentendo così alle banche di liberare risorse da destinare all'economia reale. Appena si tocca l'argomento una parte del mondo politico insorge dicendo che non è giusto aiutare sempre le banche, pur sapendo che non sono state aiutate proprio per nulla, come detto prima. Ora le banche italiane sono ben capitalizzate e molto al di sopra del parametro di Core Tier 1 richiesto; le più importanti si collocano tra l'11 e il 13%. Quelle vicine al limite stanno già facendo ulteriori aumenti di capitale (vedasi Veneto Banca e Popolare di Vicenza). Auspico che il mondo politico si avvalga dell'aiuto di altri paesi (come Francia, Spagna etc.) per portare avanti con forza delle riforme che consentano di mitigare l'assoluto rigore voluto dalla Germania.La cosa più importante per un risparmiatore è il termine diversificazione: è fondamentale che i propri risparmi non siano concentrati in pochi titoli. Conosco diversi clienti che hanno sempre sottoscritto azioni della Popolare di Vicenza e alla fine si sono ritrovati con il 70-80% dei loro risparmi tutti concentrati verso un solo istituto, una sola società. Questo è assolutamente sbagliato. E' necessario considerare tutte le varie forme di investimento che consente il mercato. Io personalmente consiglio di formare il proprio portafoglio con pacchetti del 10-20% cadauno, ad esempio: 20% azioni, 20% obbligazioni governative, 10% Etf sull'oro, 30% un buon fondo bilanciato internazionale ed il rimanente 20% in liquidità.In questi anni molte società italiane quotate pagheranno dividendi medi oltre il 4%. Considerato che i tassi sui titoli di stato sono negativi sarei propenso ad aumentare il peso delle azioni. Chiarisco che sono un promotore finanziario in pensione da diversi anni e che le mie intenzioni sono solamente quelle di informare.

Silvano Bergamo 

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