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«Premonizione
di Gore Vidal
sulla libertà»

«Anche se credo che nessuno in redazione abbia mai sentito parlare di Vico, i nostri lettori ricorderanno che il filosofo napoletano del Settecento, partendo da Platone, individuò varie fasi organiche nella società umana. Prima il Caos. Quindi la Teocrazia. Quindi l’Aristocrazia. Quindi la Democrazia. Ma le repubbliche tendono a diventare imperiali e tiranniche, crollano e ritornano al Caos e poi alla Teocrazia, e un nuovo ciclo comincia. Al momento attuale, gli Stati Uniti sono una repubblica imperiale modernamente caotica che sta per uscire di scena: niente male, a meno che ci sia una seria esplosione del Caos, nel qual caso una nuova era di religione incomberebbe su di noi. Chiunque abbia mai provato un po’ d’affetto per la nostra vecchia Repubblica, non importa quanto perennemente contaminata da una certa esuberanza religiosa, non può che preferire il Caos al duro regno dei teocrati. Oggi possiamo vederli al loro peggio in Israele e in certi paesi islamici come l’Afganistan. Fortunatamente, per il momento i loro regimi sociali non possono competere la brama universale di beni di consumo, con il nuovo mondo al termine della democrazia. E per quanto riguarda noi americani, riusciamo ancora a difendere il fortino contro le nostre personali mantidi religiose - per la maggior parte fondamentalisti cristiani complici di un capitalismo feroce, decadente e schiavo del totalitarismo, come sfacciatamente proclamato sul “New York Times” del 18 giugno 1997».

Questo interessante passaggio, che desidero condividere con i lettori del Gdv, dal sapore vagamente premonitore dello scrittore e saggista statunitense Gore Vidal, nato a West Point nel 1925 e morto nel 2012, è stato tratto dal suo saggio “La fine della libertà”, pubblicato in Italia in esclusiva mondiale assoluta nel lontano novembre 2001 poco dopo l’attentato dell’11 settembre. Fa riflettere.

Giuseppe(Joe) Bonato

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