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«Perché Molenbeek
è al centro dell'attenzione»

I web che sanno tutto di tutti ci diranno in coro che Molenbeek è un pacifico e ricco Comune della periferia di Bruxelles, principalmente dedito al piccolo commercio. I media, in generale, non comprendono la complicata situazione del Belgio né le ragioni perché una località della periferia di Bruxelles sia diventata ad un tratto e sorprendentemente sinonimo di covo per terroristi. E quindi non la sanno spiegare bene. Tra le varie grandi testate, solo il Financial Times ci è riuscito con un'analisi azzeccata.Il Belgio, ora Belghistan, è un paese ex-ricco ed ex-terra di emigrazione per decine di nazionalità fino a mezzo secolo fa. Anche i nostri salirono su a vagonate, lo si può dire - però adibite al carico bestiame - per scendere nelle miniere del Belgio meridionale, la Vallonia. Bastavano pochi giorni per tracciare e identificare l'uomo venuto d'altrove, dotarlo di documenti in regola per renderlo "abile" per il servizio della miniera. Lavoro e paga assicurati. Altri tempi, certamente con altra crosta amara, ma tempi "ordinati".Con il tramonto dell'era coloniale, delle miniere e dei grandi complessi siderurgici, questo piccolo Stato creato artificialmente nel 1830 si è convertito al federalismo spinto composto da 3 comunità linguistiche con confini esecrabili ma perfetti per un perpetuo disaccordo. Comunità naturalmente dotate ciascuna con proprio parlamento, propria polizia e avanti. Il caso di Molenbeek è eloquente: di espressione a maggioranza francofona, a pochi chilometri dai palazzi dell'Unione Europea, ma formalmente in zona di influenza fiamminga. È come pretendere che intervengano autorità di polizia, di intelligence e di controllo che lavorano in proprio e con scarso coordinamento in una "terra di nessuno". Ovvio che proprio lì possa lentamente sin dagli anni Settanta trovare insediamento una comunità non autoctona, islamica in questo caso e principalmente con forti maggioranze del Nord-Africa, paragonabile alla nostra Little Italy newyorchese del primo Novecento, o al più noto Bronx in salsa islamica. Chi dovrebbe intervenire in caso di "illegalità"? Che polizia, quella di espressione fiamminga o francofona? E i politici, che fanno? Basta un giro elettorale al momento delle elezioni amministrative e vige il tacito accordo: votami e lascio fare. Il resto lo si può facilmente intuire ed è arrivato alla ribalta mondiale dopo le stragi parigine del 13 novembre.Il Belgio-Belghistan è stato additato da tutti, dapprima dalla vicina Francia e invitato a "muoversi", perché Molenbeek è proprio a pochi chilometri dai palazzi europei dei funzionari di 28 nazionalità dove sventolano altrettante belle grandi bandiere. Così il Paese è stato paralizzato per vari giorni da azioni eclatanti ma è già tornato alla normalità. Vogliamo cercare e trovare un piccolo punto di ottimismo? Ebbene, ufficialmente le operazioni di polizia non danno risultati eclatanti per i media. Filtrano poche notizie, ma sul terreno e per l'intelligence i risultati ci sono. I comunicati stampa non si dilungano sui dettagli della vita, dei viaggi ed abitudini delle persone ricercate. Può valere il detto poche chiacchiere e fatti concreti? Probabilmente sì, ma occhio al tarlo nella mela perché negli anni di tolleranza e buonismo decine di moschee (24, sembra per la sola Molenbeek) sono divise addirittura per nazionalità e gruppi di varie etnie. La guerra al terrorismo è appena cominciata. E condizionerà il nostro prossimo stile di vita.

Gaetano Dal Santo 

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