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«Messina, l'antico sogno
del ponte di carte»

A intervalli salta sempre fuori l'antico sogno del Ponte sullo stretto di Messina. Questa volta l'iniziativa è partita dal ministro degli Interni, nonché presidente del Nuovo Centro Destra, Angelino Alfano.Colgo l'occasione per dare la testimonianza di mio padre, Alberto Briganti, generale di squadra Aerea, che alla fine della sua brillante carriera, nel 1955, pur essendone contrario, fu indotto da alcuni politici ad accettare la presidenza della Società per il Ponte sullo Stretto, che già operava sin dal 1950. Come in tutte le vicende della sua vita, prese seriamente questo incarico. Alla fine dell'anno finanziario fu chiamato per la firma del bilancio. Dopo essersi seduto alla scrivania invitò l'amministratore delegato a sedersi accanto dicendogli: «Ora Lei mi deve dettagliatamente spiegare tutte le voci, i capitoli di spesa, eccetera». Alla fine di questo esame, chiese un foglio di carta dove stilò il suo rifiuto a firmare e rassegnò le dimissioni. Infatti, il bilancio era infarcito di voci non chiare, di gravose spese di viaggi e di evidente sperpero di denaro, ovviamente, con saldo passivo.Da allora quanta acqua è passata sotto questo ponte di carte e quanti miliardi è costato e quanti ne costerà ancora se non verrà fermato questo folle progetto.Con l'occasione do alcuni cenni storici ed alcune mie personali considerazioni. Nel 1981 si cambiò la ragione sociale con "STRETTO DI MESSINA S.P.A" con la partecipazione di ITALSTAT-IRI, Ferrovie dello Stato, Regione Siciliana e Regione Calabria. Nel 2005 il "governo Berlusconi" fece fare un progetto e indisse un gara di appalto che fu vinta dalla IMPREGILO. Nel 2007, durante il "governo Prodi" fu annullato il contratto concordando una penale di oltre 500 milioni di Euro.Sintesi delle negatività:1) località geologica in zona sismica di I° grado.2) devastazione dell'ambiente.3) incremento insignificante del turismo siciliano: oggi i turisti per viaggi lunghi vanno in in aereo.4) enorme costo di impianto e di manutenzione che le più ottimistiche previsioni di utilizzo futuro non bastano per il recupero economico.5) opera strategica ma vulnerabile con necessità di sorveglianza contro sabotaggi e possibili attacchi militari.6) progetto bocciato dalla Comunità e quindi non beneficerebbe di alcun contributo.Insomma, stiamo parlando del ponte sospeso ad una campata libera più grande del mondo (Km.3,300) di notevoli complessità tecniche ed economiche che per un paese povero come il nostro comportano un rischio eccessivo.Molto meglio investire questa montagna di soldi in strade, autostrade, ferrovie, aeroporti, porti turistici, alberghi eccetera come hanno fatto e stanno facendo i nostri concorrenti diretti come Spagna, Francia, Istria, Dalmazia e Grecia.

Guido Briganti 

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