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«La sua
morte
da rispettare
come atea»

Marco Pannella è stato un protagonista della vita politica e civile italiana dalla campagna referendaria del 1974 sul divorzio. Ai suoi funerali civili è stato omaggiato dai rappresentanti delle associazioni politiche, ovviamente con immancabile ipocrisia, da innumerevoli cittadini, nonché dai carcerati e dai monaci tibetani.

Definito il guerriero e il leader dei diritti civili, a lui l’Italia deve molto. Aveva un carattere vulcanico, tumultuoso, aggressivo, logorroico e retorico; era nello stesso tempo sceriffo, giamburrasca, don Chisciotte, mattatore, leonino, protervo. Libero, liberale, libertario, libertino: una contraddizione vivente. Uno dei suoi slogan:” Il clericalismo è una realtà, l’anticlericalismo una necessità.”

Le sue battaglie note: divorzio, aborto, difesa delle coppie di fatto, ed omosessuali, contro la pena di morte, il proibizionismo delle droghe leggere, la malagiustizia (il caso Tortora su tutti), il finanziamento ai partiti, il respingimento dei profughi e dei rifugiati politici. E poi i suoi bavagli. «Cittadini difendete i vostri diritti”, ripeteva.

Molti lo hanno definito incoerente. Come l’aver fatto eleggere ad europarlamentare nel 1983 Toni Negri; nell’87 Ilona Staller pornodiva Cicciolina a Montecitorio, e nel 94 essere passato dalla parte di Berlusconi. È bastato che Pannella chiudesse gli occhi per l’ultima volta e diversi prelati ed ecclesiastici hanno insinuato a mezza bocca che il grande mangiapreti si era convertito in articulo mortis.

Questa psicosi di inneggiare ad una conversione in extremis non rispetta la dignità di una persona e il diritto di morire atei, sostituendosi a Dio che solo conosce il cuore dell’uomo al di là delle etichette di circostanza, e che nulla ha da spartire con questa bramosia di conversione alla causa cattolica in zona Cesarini, in extremis, come si trattasse del ladrone sulla croce del Calvario. E che dire della lettera che il 12 aprile, un mese prima della morte, Pannella ha scritto a Papa Francesco? «Sono piu’ avanti di te negli anni - conclude -, ma anche tu ti trovi a vivere spes contra spem. Ti voglio bene davvero. Tuo Marco. Ps: ho preso in mano la croce che portava Mons. Romero e non riesco a staccarmene». L’espressione latina è una citazione del testo di Paolo ai Romani. Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli e scrive riferendosi ad Abramo. Ci riporta al Conte Benso di Cavour, massone e promotore dell’Unità d’Italia che sul letto di morte nel 1861 si vide una folla di frati pronti a contendergli l’anima; oppure a Oriana Fallaci (1929-2006), rissosa anti-islamica, che il vescovo Fisichella disse convertita sul letto di morte perché cercava Dio. O a Indro Montanelli (1909-2001), il grande giornalista da sempre ateo professo, e che il cardinale Ravasi dichiarò aver sfiorato la conversione.

Il filosofo Benedetto Croce considerava ripugnante la strategia dei preti di dare l’assalto all’uomo in pericolo di morte e perciò si tutelò per tempo raccomandando alla moglie cattolica di non approfittare dell’infermità per strappare ad un uomo una parola che da sano non avrebbe mai pronunciato. La morte di Pannella va rispettata come atea, con il suo funerale civile e con il requiem di Mozart. Marco continui le sue battaglie. Lo spirito di Dio è molto più grande di quello dei mangiapreti, e degli anticlericali e degli stessi sacramenti in articulo mortis.

Albino Michelin

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