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Carmini:
«Bisogna salvare
lo storico muretto»

Ogni tanto Vicenza si risveglia e scalda i muscoli per battersi pro o contro le decisioni della Soprintendenza di Verona. Ora è la volta di un resto rovinoso di muro storico parte di quanto sopravvive in loco delle antiche mura scaligere fatte costruire intorno al 1370 da Cansignorio e Antonio della Scala per circondare con opere di difesa le aree dei borghi esterni alle mura medievali della cerchia del XII e X??? secolo. Se si guarda oggettivamente, a chi non conosce la storia della città, non può che sembrare un inutile mucchio di sassi, e anzi partendo dallo stesso principio filosofico secondo cui quando una macchina o un motociclista a velocità eccessiva va a sbattere contro un platano uccidendosi, bisogna abbattere l'albero anzi abbatterli tutti, ed ora anche il muretto. La colpa è del platano di bordo strada non dell'imprudenza del malcapitato guidatore. Nell'emozione dell'avvenimento non si ha certo il tempo di pensare che quello è bene ambientale storico.Ciò che dispiace è che da alcuni mesi sul Giornale di Vicenza appaiono articoli che irridono i vincoli storici, paesaggistici, monumentali faticosamente difesi dalle Soprintendenze e questo è altrettanto grave. Questa irrisione non nasce da critiche culturalmente motivate ma dal fastidio che la conservazione porta con sé. Crediamo che oramai ci sia poco ancora da salvare, di fronte all'abusivismo dilagante, alla superficialità delle prese di posizione, alla generalizzata mancanza di conoscenze sulla storia della città a favore della cementificazione o della velocizzazione viabilistica. Non educare alla percezione, alla valorizzazione, alla conservazione di un bene storico, è il punto di partenza per cancellare documenti molto più preziosi di quanto si creda, è una responsabilità etica. Vorremmo ricordare che in contrà Mure Carmini, sono varie le pagine di storia urbanistica vicentina: intanto il toponimo, la via per lunghi decenni è stata chiamata delle Beccariette perchè qui c'erano le Beccarie comunali cioè il Macello, e poi Stradella del Gas, dove ora c'è il parcheggio, c'era un grande gasometro spostato negli anni sessanta per motivi di sicurezza; il percorso stretto e curvilineo, ancora medievale è legato all'andamento delle Mura lungo le rive del Bacchiglione; all'inizio c'è un interessante resto di archeologia industriale con le finestre murate del calzaturificio Scloder, bruciato e non più ricostruito negli anni Trenta; è ancora perfettamente leggibile specie dall'interno del parcheggio, l'andamento delle Mura Scaligere con le sue torri ora trasformate in abitazioni; qui c'era una famosa casa di tolleranza di piccolo cabotaggio, anche questa è storia, anche se sociale, dove una "signora" riceveva i militari statunitensi di stanza in città dopo la Liberazione, e che in una fila talvolta lunga fino al Ponte Novo attendevano il loro turno; qui negli anni di guerra è stato assassinato un uomo. Insomma in questa via rimangono tante tracce del nostro passato, e non solo deve essere restaurato il "muretto" della discordia, ma sarebbe giunto il tempo di intervenire al più presto anche sul tratto di Mura transennato da anni che si sta quotidianamente sgretolando. Non si può sacrificare tutto al prepotente dio Moloch dell'automobile. Un'ultima chicca: invitiamo i vicentini ad andare in contrà Mura dei Carmini a vedere una tabellina passata inosservata di ottone ossidato infissa sul muro sud di una casa - torre messa da un ignoto buontempone non si sa quando. C'è scritto come estrema beffa: Torre del XIV secolo inesistente. Ufficio Arte dell'Arte.

Giovanna Dalla Pozza Peruffo Presidente di Italia Nostra 

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