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BpVi, l'autogol
di sette anni fa
e i gol futuri

Sul GdV del 23 settembre 2015 riguardo la BpVi nella bufera, nell'articolo dal titolo "Popolare 150 anni - L'ultima pagina scritta da Zonin" , il cronista, descrivendo la storia del presidente dice tra l'altro: "È il 1996. È lì che Zonin gioca e vince la sua partita chiave" e, "la maggioranza dei soci cancellano i nomi sulla scheda di Nardini e scrivono quelli della squadra di Zonin". Per poi concludere citando il consigliere delegato Jorio "...uno che sta sputando sangue per fare giocare la banca in un altro campionato, con un nuovo presidente , un altro Cda e un'altra società. Per azioni." Sulla delicata questione bancaria il giornalista ha preferito imbastire l'articolo sul tono sportivo metaforico, forse nell'intento di emulare il purista dell'italica pedata, vale a dire l'accademico di Brera. Ma non è per questo che egli viene colto in fallo, anche se mettere la vicenda economica sul piano calcistico non credo possa far piacere ai piccoli soci risparmiatori ora che si vedranno retrocedere le azioni da "serie A" ad una serie inferiore ignota, a causa dei campionati taroccati da azioni non conformi. Molti lo avranno dimenticato. Io ho dovuto andarlo a ripescare dal mio taccuino d'osservatore cronico a titolo gratuito: si tratta di un penalty compiuto sul "difensore" dell'Adusbef Elio Lannutti sul GdV del 9 aprile 2008 quando il pur bravo giornalista della pagina finanziaria scrisse un pezzo titolato "Veline al veleno - Lo spettacolare autogol del difensore Lannutti". Il presidente dell'Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziar dott. Lannutti, infatti, aveva inviato a quel tempo un esposto in procura; una iniziativa "volta a difendere i soci della Banca Popolare di Vicenza (allora contava 50mila soci) e che rischiavano"..."di venire truffati per via del valore gonfiato dal cda dell'istituto". (il valore delle azioni era passato da 58 euro a 60 euro). A conclusione del pezzo il cronista scriveva: "Mettiamo che il giudice gli dia ragione (al difensore Lannutti) e che tagli il prezzo da 58 a 40 euro. I soci perderebbero d'un botto il 30% dei propri risparmi. Come difensore, Lannutti ha fatto un autogol." Sono passati oltre 7 anni da questa indubbia affermazione. Da allora, sul campo, era sceso il silenzio... I soci perciò si sono sistemati serenamente in tribuna centrale diventando 117mila e le azioni da 60 euro sono salite a 62,50: ulteriormente "gonfiate"?Di botto, con l'ultima assemblea (non più unanime per l'obbligo della scelta) il valore dell'azione è stato fatto scendere del 23% (da 62,5 a 48 euro) per poter traghettarla gradatamente con numeri al ribasso al mercato borsistico a fronte del ben noto decreto sulle Banche Popolari. Ecco perché oggi voglio affermare in qualità di appassionato osservatore dell'italica pelota che il difensore Lannutti, alla luce del replay rivisto al rallenty, ha dimostrato in maniera inequivocabile che il suo "gesto atletico" era spettacolare, che non ha provocato alcun autogol, ma bensì infilato un goal regolamentare dentro la porta avversaria... purtroppo non convalidato dall'arbitro che, probabilmente, non ha visto il grande buco celato tra le maglie della rete. Speriamo solo che prima dell'inizio del prossimo torneo (primavera 2016) presidente e Cda della Spa non mettano nella condizione i 117mila soci di svendere il titolo col rischio di far ripartire la compagine bancaria vicentina dal campionato di Terza Categoria che vedrebbe uno stadio berico desolatamente vuoto per chissà quanti campionati.

Giuseppe Bonato

Thiene

 

Risponde Marino Smiderle. Se la svalutazione dell'azione fosse avvenuta nel 2008, i soci di BpVi avrebbero subito la stessa sorte patita dagli azionisti delle altre banche quotate in Borsa con sette anni di anticipo. Dal 2008 al 2013, invece, gli azionisti di Bpvi che lo volevano hanno potuto vendere il titolo al prezzo fissato dall'assemblea, palesemente superiore a quello teorico di Borsa ma reale e pagato in moneta sonante dalla banca. A un certo punto, dopo una crisi durata più del previsto, Matteo Renzi e la Bce hanno fischiato la fine della partita. O meglio, hanno iscritto la BpVi (e le altre Popolari non quotate) a un altro campionato con altre regole. E i soci pagheranno duramente lo stesso prezzo che avrebbero dovuto pagare sette anni fa se fossero stati applicati i parametri di piazza Affari. Per cui resto dell'avviso che non era interesse dei soci (stesso discorso vale per Veneto Banca) andare in Borsa e svalutare il titolo quando si poteva evitare. Ora, per legge, non si può evitare. E del resto il protrarsi della crisi e l'incremento dimensionale delle banche interessate hanno reso obbligatorio questo sbocco. Avere ottenuto una dilazione di cinque o sei anni, permettendo a chi voleva di incassare nel frattempo con gli interessi i soldi investiti, non è certo lesivo degli interessi dei soci. Poi l'arbitro, costretto dalle perturbazioni continue, ha cambiato doverosamente le regole. E ora si gioca un'altra partita. E non è detto che, negli anni, la BpVi o l'istituto che nascerà alleandosi con Bpvi, non riesca a segnare altri gol. 

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