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«Ambiente, l'Italia
deve imparare dalla Svezia»

Terminata la conferenza sul clima (COP 21) a Parigi, è opportuna qualche considerazione. Innanzitutto nessun trionfalismo. Contrariamente a quanto afferma Obama, rivendicando la leadership americana, nella lotta ai cambiamenti climatici non è così. Basta ricordare l'uso, nella estrazione di petrolio e gas, della tecnologia che frattura il terreno in orizzontale. Con grande consumo d'acqua e liquidi inquinanti. Questo in America. Se qualcuno può rivendicare dei meriti, questo non è certo un politico. Semmai sono le persone e le associazioni, che da decenni operano perché i problemi ambientali, siano riconosciuti come essenziali per la vita di tutti noi. Il risultato più importante ottenuto a Parigi è la consapevolezza, da parte dei partecipanti (190 Paesi), che indietro non si torna. Questo è il primo passo, altri ne dovranno seguire. L'accordo sul clima è interesse di tutti (Paesi grandi-Paesi piccoli, Paesi ricchi-Paesi poveri). Non serve recriminare su chi ha le maggiori responsabilità; serve essere consapevoli che senza accordo non c'è futuro per nessuno. I combustibili fossili(e il nucleare)sono il passato; l'oggi e il domani sono le rinnovabili. E ormai chiaro il nesso tra salute e ambiente (84.000 morti l'anno in Italia per smog, rapporto Agenzia Europea ambiente). E' compito di chi governa indirizzare con adeguate misure l'economia del proprio Paese sulla strada della salvaguardia ambientale. Per dimostrare che tutto quanto sopraddetto non è mera utopia, ma fattibile realtà, due esempi: un Paese, un'azienda. Primo la Svezia. La Svezia, come tutti sanno è uno Stato europeo prospero economicamente, nel quale la qualità della vita e delle istituzioni sono tra le migliori del mondo. Ebbene qui sono già in atto: carbon tax di 100 euro per tonnellata, contro la media di 5-10 euro del resto d'Europa. Emissioni di anidride carbonica ridotte del 50% dal 1970, nel contempo l'economia è cresciuta del 105%. È tra i primi tre Paesi al mondo per la ricerca sui biocarburanti. Per i trasporti pubblici (autobus-treni) solo energie rinnovabili. Agevolazioni fiscali per le auto elettriche, parcheggi gratuiti. Ciò che più conta è che queste misure sono condivise, dal governo e dalla opposizione. Il premier svedese e la sua vice hanno dichiarato: «Saremo il primo Paese industriale avanzato a emissioni zero. Senza danneggiare crescita, occupazione e qualità della vita, anzi dando a loro nuove forze». La Svezia dimostra che non è vero che salvaguardare l'ambiente danneggia l'economia, semmai è il contrario. Di ciò se ne è convinta anche la grande industria. 43 capi azienda di multinazionali (con fatturato totale di 1200 miliardi di dollari) hanno avanzato la proposta di puntare sulle rinnovabili, scrivendolo per lettera al segretario Onu Ban Ki-moon. Cito quanto espresso sull'argomento da Tim Cook, numero uno della Apple, parlando agli studenti della Bocconi di Milano su invito di Mario Monti. «L'ambiente deve essere nelle agende delle grandi aziende. E come leader, abbiamo la responsabilità di dare degli indirizzi. Ma più di ogni altra cosa abbiamo il dovere di dire ciò che è giusto, se vi concentrerete su un business che serve al bene comune, allora lascerete un mondo migliore di come lo avete trovato». Sottoscrivo pienamente, come ambientalista e come cittadino quanto detto da Tim Cook, esempio di innovazione, lungimiranza, responsabilità. Considerazione finale: se i nostri politici avessero queste doti (se). Poi penso: va bene che siamo a Natale e si può sognare, ma non si cava il sangue dalle rape.

Valerio Perina 

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