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We are Lane

Un sorriso che vale tre punti

Ci vorrebbe il sorriso di Paolo Zanetti e del suo Venezia a questo Vicenza, la leggerezza anche nei periodi più bui, più tesi di una partita o di una giornata al campo quando si rimettono insieme i cocci di una partita persa o di una sfida da progettare.

Minuto 65 della partita Venezia-Fiorentina di lunedì sera, i lagunari sono avanti di una rete con il gol di Aramu, la Fiorentina di Italiano attacca da tutte le parti per trovare il pareggio. Sono i minuti che contano nell'economia di una partita, lo stadio Penzo è elettrico, in campo piovono ammonizioni. Il tecnico di Valdagno decide di far uscire uno dei suoi uomini migliori come Antonio Vacca junior, uno che due anni fa giocava con la Casertana e che oggi è uno dei migliori centrocampisti della serie A. E quando Vacca esce dal campo, non solo Zanetti lo va ad abbracciare ma i due si mettono a ridere per qualcosa che era appena successo in campo. Non un buffetto, un sorriso di circostanza, una risata che dura qualche secondo.

Ecco, appunto: è solo calcio, mica un assalto ad una sede sindacale, anche se ci si gioca la salvezza in campionato il messaggio che arriva dalla panchina del Venezia è semplice quanto potente: divertiamoci ragazzi perchè il calcio è gioco e divertimento, anche se il campo è una battaglia e fuori dallo stadio le pressioni rischiano di affossare i sogni. È uno dei segreti di un Venezia che sorprende per gioco e organizzazione in campo, di una squadra composta da 16 giocatori provenienti da altrettante nazioni, provate a pensare cosa significa costruire uno spogliatoio... e invece...

Alla stessa ora sul palco del teatro Astra lunedì sera un altro ex biancorosso dispensava altrettanti sorrisi riportando tutti con i piedi per terra, il suo entusiasmo nel presentare il libro autobiografico dal titolo "Vivo", è stato contagioso. Il dramma vissuto da Julio Gonzalez nell'incidente d'auto nel dicembre del 2005 e che l'ha costretto all'amputazione al braccio, avrebbe fatto sprofondare chiunque, Julio invece ha reagito quando di anni ne aveva 25, quando era pieno di energia e davanti aveva un futuro luminoso nel calcio.

Trovarlo sabato in tribuna stampa è stato come essere illuminati da un raggio di sole, abbracciarlo, come una scossa di positività che ti arriva da chi ha sofferto per poi rialzarsi. Con il sorriso. In quei minuti pre gara ha avuto una parola per tutti, era tornato a casa ed era felice come quei nipoti che tornano dalla nonna dopo tanto tempo e riassaggiano la torta della domenica. Perché il calcio è anche questo, o dovrebbe esserlo sempre, anche quando la tua squadra del cuore è penultima in classifica, ha subìto sette sconfitte su otto gare e alla fine di ogni gara i giocatori escono con il muso, chiusi nella loro trincea fino alla partita successiva.

E invece Zanetti, Gonzalez e quel calcio che non c'è più, iper protetto e sempre sull'autodifesa com'è relegato oggi, avrebbe bisogno di una sana umanità, che siano lacrime vere che rigano i volti stanchi di giovanotti invecchiati da pesanti (si fa per dire) responsabilità o il sorriso di chi mostra la forza per rialzarsi.

Anche di questo ha bisogno il Vicenza di Cristian Brocchi e ne avrebbe bisogno qualunque allenatore costretto a rimettere in sesto una baracca demolita dalla forza del vento in tempesta. Quella che ha travolto il Lane non è ancora un uragano sia chiaro, ma è evidente che oggi è meglio parlare di punti salvezza da conquistare passetto-passetto. Il mister ex Monza sa bene che è questo il tasto da spingere ma ha bisogno di aiuto, soprattutto se calato in una realtà come il Vicenza di oggi, partito con l'idea playoff e risvegliato dall'incubo playout. I sorrisi di Zanetti e Gonzalez equivalgono alla parola serenità quella che tutto l'ambiente dovrebbe trasferire al gruppo di mister Brocchi, una serenità che non sia plastica ma che diventi travolgente e vera. Perché poi tutto si riflette sulle prestazioni, se Diaw non segna gol che ha sempre fatto significa che non c'è con la testa, come non c'è Dalmonte e molti altri. Forse un sorriso in più dentro uno spogliatoio che va gestito con la delicatezza di una sala operatoria, rimane l'ultima e unica ricetta prima ancora di un'analisi tattica dell'avversario di turno. Chiedetelo pure (e magari lo ascolteremo come mental coach) all'operaio che ogni mattina si alza per andare in fabbrica a 1.200 euro mensili per far funzionare una pressa idraulica, oppure al pensionato che può permettersi solo il lusso di una pizza al mese d'asporto. Gente che il sorriso non è abituata ma che l'ha conquistato con la volontà.

In tutto questo c'è una speranza però, perché se alla fine Samuele Longo (sì proprio lui, quello linciato sui social) risulta essere tra i migliori in campo contro la Reggina, forse di questo Vicenza non abbiamo ancora visto tutto.

eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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