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Il Vicenza sa anche far pari ed è una lode alla semplicità

L'analisi dopo il pareggio dei biancorossi sul campo della Triestina
Triestina-Vicenza (Foto TROGU)
Triestina-Vicenza (Foto TROGU)
Triestina-Vicenza (Foto TROGU)
Triestina-Vicenza (Foto TROGU)

Colpo di scena. Il Vicenza sa anche pareggiare e forse con questo atteggiamento da squadra che si deve salvare avrebbe avuto qualche soddisfazione in più. Soprattutto in classifica. Il povero Dan Thomassen con tre giorni di allenamento più di così non poteva fare, ma se il Vicenza porta a casa un punto sofferto e per di più in dieci lo deve anche al nuovo sistema di gioco più coperto. E non era facile in un contesto così delicato.

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Al Nereo Rocco c'era un clima teso con l'Alabarda che aveva chiamato a raccolta i tifosi per trovare con il Vicenza la vittoria salvezza. Niente sprazzi di bel calcio, tanto pragmatismo, quel che bastava per uscire da Trieste indenni dopo due sconfitte di fila. La classifica racconta che ormai la serie B diretta è affare della Feralpisalò, piccola società di periferia della periferia che con programmazione, investimenti oculati e scelte giuste si può fare calcio vincendo campionati. Ma questo è affare loro.

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Thomassen? Ha fatto le cose semplici dopo sette mesi di sperimentazioni e teorie offensivistiche senza averne la cifra stilistica. Il danese ha messo semplicemente gli uomini al loro posto senza inventarsi nulla. Dalmonte a fare l'esterno, Ronaldo regista e due mezzali di corsa e contenimento. Ha rispolverato Cappelletti nella difesa a 4 e ha provato a vincere. E a questo punto ci si chiede se tutto questo non era proprio possibile farlo prima.

Eugenio Marzotto
eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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