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We Are Lane

Quei ragazzi da abbracciare. Uno ad uno

Il punto conquistato dall'Arzignano a Mantova è il manifesto dell'arzignanesimo calcistico. E in casa gialloceleste il concetto di fame calcistica si materializza ogni domenica. Ci vorrebbe un po' di questa fame a 20 km di distanza, sotto la Basilica o a Fellette.

Il pareggio dell’Arzignano a Mantova non è solo un’impresa, ma è anche un messaggio al campionato: la capolista non è una macchina perfetta, se si affronta di squadra e con intelligenza tattica questo Mantova dei miracoli si può fermare. Il punto conquistato è il manifesto dell’arzignanesimo calcistico, l’Arzignano merita l’ennesimo applauso da parte di tutta la provincia del calcio, non solo dalla Valchiampo. Uno a uno vanno abbracciati tutti i ragazzi di Bianchini: da Boffelli messo in campo dopo quasi un anno di stop e un crociato perso per strada, al giovane Boseggia che l’anno scorso giocava in Primavera a Verona, fino alla meglio gioventù di Lunghi, Centis, Bernardi, ragazzi che hanno trovato una casa prima ancora di una squadra. E poi gli altri, scovati nella periferia del pallone, calciatori che rischiavano di uscire dai radar del professionismo: Grandolfo, Casini, Milillo, Bordo per fare alcuni nomi, fino agli imprescindibili Lakti e Parigi che solo un ds visionario come Mattia Serafini poteva portare ad Arzignano dopo che il calcio fatto da osservatori e direttori distratti non si era accorto di loro. Quello che è successo a Mantova, ma anche al Menti oppure al Rocco nella scorsa stagione, non si può più relegare nella definizione di “favola Arzignano”, la società di Lino Chilese ha identificato un modello che somiglia molto a quello del Cittadella dove il fattore umano vale quanto quello sportivo. Presidente, diesse, il dg Matteo Togni e mister Bianchini, hanno capito che prima va gestito l’uomo-persona e poi il calciatore, hanno intuito che il rendimento è determinato dal valore del contesto, dentro una gestione familiare efficientissima, sorretta anche dall’esperienza del team manager Enzo Ometto. E poi c’è la capacità di lettura di Giuseppe Bianchini, un uomo di campo che ricorda quegli allenatori degli anni 90, uno che non sorride a comando e che vede nel campo di calcio lo scorrere delle emozioni e del sacrificio. Si dirà, “questo è possibile solo ad Arzignano”, ma è proprio questo l’errore: sottovalutare e restare a mani vuote.

Il gran lavoro dell'asse Serafini-Togni su scouting e gestione del club ha permesso poi di trovare l'equilibrio tra prestazione sportiva e sostenibilità del club. Un monte ingaggi lordo di un milione di euro, con stipendi medi netti da 2.500 euro, significa mettere le cose in chiaro con chi arriva ad Arzignano, inserire un patto tra cose di campo e aspettative del giocatore: "Noi investiamo su di te, tu investi su te stesso", perché è chiaro che per molti giocatori giallocelesti, Arzignano rappresenta una tappa del loro percorso. E così il concetto di fame calcistica si materializza ogni domenica, chi ha visto la squadra di Bianchini, ha sempre notato come si lotti, si corra, si interpreti la categoria nel modo giusto al di là del risultato.

Ci vorrebbe un po' di questa fame a 20 km di distanza, sotto la Basilica o a Fellette anche se il volpone di mister Vecchi sta trovando la squadra che vuole: tosta e umile, come si è vista in queste tre partite, l'ex Feralpi in fondo è ripartito da cose semplici - guarda caso - ha stabilito un patto con i giocatori che vogliono salvare la stagione e ha portato il credo dell'agonismo e dell'intensità di gioco. La qualità la sta cercando e arriverà, magari dal mercato. Poi sempre sul mercato del Vicenza (ed è parere personalissimo), non mi dispiacerebbe avere in biancorosso un Lakti in concorrenza con Cavion e un Parigi a supportare Ferrari, oppure un Davi-Gemignani a correre sulle fasce come se non ci fosse un domani. Così, per non rischiare poi di mordersi le mani per aver sprecato un'occasione a pochi chilometri dal Menti. Fantacalcio? Forse sì, ma a volte il mondo del pallone è più facile da capire di quanto si pensi.

Eugenio Marzotto
eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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