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We Are Lane

Nulla è ancora stato fatto, ma tanto è stato fatto

Nulla è ancora fatto ma tanto è stato fatto. Ebbri di entusiasmo e aspettative si attende la sfida con l’Alessandria con la stessa attesa che precede una cena aziendale. Si partecipa ma mica ci interessa andarci per davvero.

Fine campionato allora, terzo posto e chiacchiere al bar davanti ad uno spritz a sperare in qualcosa di grande e come dice Vecchi: “per abbracciarci forte con le lacrime agli occhi”. Ma prima di partecipare al gran ballo dei playoff vale la pena ricordare da quali pene si arriva, cosa hanno dovuto vivere tifosi, squadra, dirigenti di una società che ha “cambiato verso” come pronunciava quel politico 15 anni fa, ha cambiato la storia recente dopo contestazioni e fumogeni a Fellette e pugni sul portone del Menti dopo tante partite passate ad imprecare. Non era facile ricostruire tutto dalle ceneri di quel 4-1 di Trento nella sfida di andata, partita della svolta in panchina e degli addii senza sorrisi.

Acqua passata, ma vale la pena ricordare da dove siamo ri-partiti per trovare un terzo posto in cui nessuno credeva. Magari lo sperava combattendo con la razionalità, un po’ come quando speravi di ottenere il numero di telefono della tua compagna di classe più bella, ma la razionalità la portava sempre a dare quel numero ad un altro.

Ma torniamo al campo che è meglio:

Il 17 dicembre 2023 il Vicenza perdeva a Trento 4-1

Il 20 dicembre si insediava Stefano Vecchi con il Lane a -15 dal terzo posto

Il 23 dicembre il Lane vinceva in casa 1-0 contro l’Alessandria

Alla data del 7 gennaio la classifica recitava: Vicenza al 6° posto a -13 dal Padova e a -12 dalla Triestina, il Mantova era a +20 dal Lane.

Se oggi il Vicenza si trova al terzo posto è merito di tanti fattori e sostanzialmente di quattro persone che con ruoli diversi hanno messo ordine nel “pollaio di Fellette” per dirla alla Francesco Baldini. Il normalizzatore Seeber, il silenzioso vigile Matteassi, il pragmatico Vecchi e il regista Stefano Rosso, capace insieme agli altri tre attori di scrivere un nuovo film dopo aver ripulito l’ambiente dalla stagnante situazione di impotenza. Meglio tardi che mai verrebbe da dire, ma tant’è che da quando è stato fatto ordine dentro lo spogliatoio e sul campo (ognuno gioca secondo caratteristiche e ruolo senza inventare guardiolismi inutili), i risultati sono cambiati. Ottenere la terza posizione ha un valore superiore a quello della qualificazione playoff, arrivare sul podio del girone A significa dare un senso ad un campionato che di senso fino a dicembre non ne aveva più. E proprio quando avevamo riposto nel cassetto sciarpe, bandiere e magliette biancorosse, abbiamo potuto via via ritirarle fuori un po’ alla volta fino a cantare a squarcia gola che un altro mondo è possibile.

Il paradosso però è che dopo aver fatto tantissimo, con mister Vecchi nell’olimpo degli allenatori biancorossi per record di risultati utili consecutivi, tutta questa gran rimonta in salita che neanche Pogacar... non conta un granchè se poi alla fine in serie B non ci vai. Purtroppo.

Nella logica italo-calcistica e autolesionista infatti, se non vinci non conti, se non vinci non vali. (Che poi ha a che fare con il ruolo che ti riserva la società ahinoi). Ma è davvero così dopo aver visto di cosa sono capaci Ronaldo, Della Morte, Golemic, Cuomo o Costa? Penso di no e penso soprattutto che quello che hanno costruito società e squadra nel girone di andata, debba rimanere come modello, come matrice per la prossima stagione, che sia cadetteria o inferno con trasferte padane a Chioggia, Caldiero (forse), Legnago, Crema e Gorgonzola. Rifare tutto da capo con logiche e architetture passate sarebbe buttare nello stagno stagnante mesi di fatica fisica e mentale, tensione positiva e METODO DI LAVORO, commettendo gli errori del passato.

E adesso che Vecchi, l’inconsapevole grande comunicatore e leader per vocazione, ha sdoganato quella lettera impronunciabile (contro tutte le scaramanzie) in conferenza stampa: “Vogliamo andare in serie B”, vale la pena di crederci per davvero. Anche perchè la squadra ci crede eccome, anche più di molti tifosi scottati da troppe delusioni. Ti viene la pelle d’oca se senti la voce rotta, emozionata ma convinta, quando parlano i Golemic, i Della Morte, i Confente o i Costa. E allora sì, forse è giusto emozionarsi all’idea che dopo Alessandria, dall’11 maggio in poi si possa costruire Qualcosa di Straordinario (cit. Vecchi), qualcosa che è già stato fatto nelle ultime 17 partite, ma che però non ci appaga del tutto.

Eugenio Marzotto
eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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