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We are Lane

Non nascondiamoci dietro ai numeri. Il Vicenza non è ancora una squadra e dorme come un orso in letargo

Il volto livido della rabbia. Francesco Baldini domenica sera è sceso nella saletta stampa del campo sportivo di Renate con la faccia di uno più incazzato che deluso, come un boxer suonato che ha perso l'incontro prima dell'ultimo gong.
Renate - Vicenza, la delusione dei biancorossi dopo il gol subito al 95' (Foto TROGU)
Renate - Vicenza, la delusione dei biancorossi dopo il gol subito al 95' (Foto TROGU)
Renate - Vicenza, la delusione dei biancorossi dopo il gol subito al 95' (Foto TROGU)
Renate - Vicenza, la delusione dei biancorossi dopo il gol subito al 95' (Foto TROGU)

Il volto livido della rabbia. Francesco Baldini domenica sera è sceso nella saletta stampa del campo sportivo di Renate con la faccia di uno più incazzato che deluso, come un boxer suonato che ha perso l'incontro prima dell'ultimo gong. Come se un allenatore preparasse la squadra mentalmente oltre che tatticamente e poi - come spesso è accaduto in questo campionato - andasse tutto in malora per errori individuali e che non dipendono da lui. Ora però è giusto fare una distinzione netta tra analisi tattiche e sangue da mettere in campo, tra i numeri e la realtà, perché questo è quello che manca ad un gruppo di giocatori e forse nello staff tecnico di un Vicenza che è come un orso in letargo che dorme nella sua tana (Fellette) mentre la stagione passa.

Al termine dell'incontro si è narrato di vertici societari sul piede di guerra. Quello che si è visto è piuttosto Stefano Rosso andarsene dalla tribuna di Meda, smadonnando come tutti gli ultras presenti, ma nessuno sa cosa è davvero successo nello spogliatoio. Un confronto ci sarà stato tra mister e presidente ma quello che si sono detti è più o meno questo: «Io che ci posso fare se questi sbagliano dieci palle gol e al 95' sbagliano un passaggio davanti all'area senza che nessuno dei nostri difenda». Segnando forse per la prima volta una rottura dei rapporti tra squadra e allenatore sul piano delle prestazioni. Quel «qui ci giochiamo la vita tutti», pronunciato da Baldini nel post gara è stato come dire che certi errori possono provocare esoneri e scelte tecniche che avranno ripercussioni professionali sui singoli giocatori.

Perché alla fine sono concetti che ti spiegano agli Esordienti che un passaggio in orizzontale è sempre pericoloso (vero Cavion?) e che davanti all'area se hai un avversario bisogna chiudere o almeno fargli fallo (vero Cataldi?). Esiste una sottile demarcazione ma che fa la differenza tra quello che un allenatore vuole e quello che un giocatore fa o riesce a fare, ed è questo che è successo nel campaccio (imbarazzante come ha spiegato Dalmonte).

Ma sarebbe un errore spiegare quello che è successo attraverso i numeri, il battaglione dei match analyst in dote a Baldini l'altra notte e stamattina (17 ottobre 2022) staranno analizzando i video della partita emettendo numeri che ti danno l'idea di come è andata la sfida contro le pantere di Meda: più o meno la relazione suonerà così: possesso palla 80%, 20 occasioni gol, tiri verso la porta 12, azioni pericolose create 32. Risultato 2-1 per il Renate con l'ottimo allenatore Andrea Dossena che in conferenza post partita riesce a dire che è un risultato più che meritato. Bene.

Analisi e numeri sono una convincente arringa difensiva che l'allenatore di Massa, Francesco Baldini, avrà portato davanti ai dirigenti del Vicenza come incidente probatorio, motivando così la buona prestazione già domenica sera nell'impianto di Meda. Il problema però rischia di essere proprio questo, far passare il messaggio che purtroppo si perde anche se si meritava di vincere. Le regole d'ingaggio sono altre soprattutto nel calcio italiano, soprattutto se arrivi da una stagione da incubo come quella di Teodorczyk, Boli e Lukaku, soprattutto se sei obbligato a tornare subito in serie B dopo una campagna acquisti stellare per la serie C.

I numeri spiegano solo parzialmente cos'è questo Vicenza, anzi nascondono un'altra realtà ben chiara dopo otto partite, 16 gol fatti, 10 subìti con tre sconfitte esterne su 4. Quello che i numeri non dicono è che Baldini in tre mesi di lavoro e otto partite non ha ancora costruito una squadra, un gruppo di persone che hanno una funzione comune (Treccani). Che in campo significa che bisogna darsi una mano tutti, saper soffrire, capire quando è il momento di accelerare o frenare, gestire emozioni collettivamente, lavorare sui personali punti di forza o punti deboli per migliorarsi. È questa la cosa che più di tutte va imputata a Baldini, un allenatore che da luglio le ha provate tutte: difesa a tre, a quattro, terzini offensivi e difensivi, centrocampo di qualità o di falegnami, punte che si accentrano o si allargano e via cantando. Resta ancora il nodo vero, avere un'identità di gioco e di personalità, quello che invece ha trovato a 20 chilometri più a ovest il collega Giuseppe Bianchini dell'Arzignano.

Il futuro di Baldini sta tutto in questo esame di psicologia, o la terapia di gruppo funzionerà oppure all'allenatore verrò servito l'esonero, perché più il tempo passa senza aver risolto i problemi, maggiori saranno le crepe dentro lo spogliatoio e in Largo Paolo Rossi 9. Allora sì che non si faranno prigionieri. Mantova e Sangiuliano sono le ultime tappe disponibili per capire se l'orso in letargo si sveglia per davvero e inizia a far paura.

Eugenio Marzotto
eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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