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We are Lane

Mercato e stadio. Il cambio di passo del Lane è una rivoluzione

Ogni tassello al suo posto, ogni promessa mantenuta, bisogna essere ciechi per non vedere che all’inizio della quarta stagione, la famiglia Rosso e l’intera società che comprende tutta l’area tecnica, ha cambiato passo ed ha alzato l’asticella della gestione complessiva. Perché un discorso è avere degli obiettivi, altro affare è organizzare una strategia per raggiungerli.

Inutile girarci attorno, i tifosi e l’intero ambiente biancorosso non erano abituati a vedere tanto "metodo" nel gestire una società che ha tante ramificazioni complesse da governare. Bisogna guardarsi indietro e ricordare la gestione Dalle Carbonare-Gasparin per trovare qualcosa di simile, ma oggi quel calcio non c’è più e le regole sono cambiate radicalmente.

Ecco che allora la formula Rosso, quella di concepire una società di calcio come qualsiasi altra società presente sul mercato, diventa l’unico modello possibile e sostenibile se vogliamo andare allo stadio a tifare ancora per una squadra con la R sul petto. 

Allora l’arrivo di due pezzi da novanta come Diaw e Proia diventa il pretesto come e perché sono cambiate le prospettive della società e dei tifosi. Bisogna partire dall’aspetto economico e non solo. La B quest’anno riceverà molti più introiti rispetto agli anni passati, l’aveva dichiarato sul GdV il presidente della Lega B, Mauro Balata, raccontando che la vendita dei diritti tv a tre piattaforme anziché una, aveva di fatto aumentato gli incassi per i singoli club. Una disponibilità economica che in parte va a ripianare 1,5 milioni di perdite per il Covid (mancati sponsor), più altri 2 milioni di perdite per il mancato introito dai biglietti e abbonamenti. Un bagno di sangue. Eppure una società strutturata come il Vicenza ha trovato la forza di investire e rilanciarsi grazie ai soci e appunto al cambio di passo. Nell’ultimo anno si è scelto di accelerare in previsione del prossimo campionato, perché è adesso che si costruisce l’assalto alla serie A, l’approdo alla massima serie non solo significa prestigio e introiti maggiori, ma significa soprattutto conti in ordine con attivo di bilancio grazie ai ricchi diritti tv. La società in poche parole ha programmato le sue perdite e i suoi guadagni sapendo che questo deve essere il campionato della svolta. E della partita fanno parte in maniera indissolubile anche il tecnico Di Carlo e il diesse Magalini che hanno avuto in fondamentale ruolo nel dialogare apertamente con la società mettendo sul piatto i vantaggi dal punto di vista tecnico del “cambio di passo". Una quadra forte porta più vantaggi di una squadra debole, una cosa ovvia se volete ma che andava metabolizzata perché voleva dire investire, spendere.

La risposta della società è stata netta e propositiva, il club si è strutturato con un nuovo segretario generale e un capo scouting di grande spessore, il settore giovanile ora fa crescere i talenti e li valorizza (prima li vendeva per fare cassa), sul mercato si agisce per tempo e con azioni mirate. Infine il capitolo stadio, a giorni verrà presentato lo studio di fattibilità del nuovo Menti, la grande opera che chiude il cerchio.

È come se adesso fosse tutto chiaro, come se le parole pronunciate dalla dirigenza del Vicenza in questi tre anni, all’improvviso trovassero una risposta limpida. Nel calcio degli annunci e delle promesse, il Lane risponde con azioni concrete che si chiamano Diaw, Proia, Crecco, Calderoni e (questione di ore) Brosco, cioè giocatori forti e scelti chirurgicamente decidendo di investire sul mercato per tempo, la strategia questa volta è assolutamente diversa da quella passata. Il diesse Magalini e il presidente Rosso sono arrivati a Diaw e Proia (strappandolo al Brescia) con una determinazione e voglia di chiudere la partita che segna un chiaro cambio di passo, una virata delle strategie del Lane, ben più importante della famosa asticella da alzare.

Quel mantra ripetuto più volte da Stefano e Renzo Rosso, per cui una società di calcio è un’azienda, quello che conta è la sostenibilità a lungo termine, l’idea che si debba fare un passo alla volta stando bene attenti al bilancio, rimane la strada maestra della società ma questo mercato (peraltro non ancora chiuso), segna un passaggio chiave per il futuro. Il messaggio da Via Schio è stato chiaro: «Se puntiamo quel giocatore lo prendiamo e se c’è da fare uno sforzo economico calcolato lo facciamo». È indubbio che c’è stata un’accelerazione dei vertici societari per sviluppare il progetto Vicenza, una svolta chiara sulla strada che dovrebbe portare alla serie A. Ci sono volute tante riunioni e analisi tra area tecnica e area gestionale per arrivare ad una mediazione ma nulla è accaduto per caso, il cambio di passo è iniziato almeno otto mesi fa. In ordine: l’arrivo di Simone Marconato (incarichi a Verona, Padova, Mantova) con il ruolo di segretario generale al posto di Renato Schena. L’ingresso di nuovi soci (Artel) durante l’epoca degli stadi vuoti e poi la parte tecnica: l’arrivo di Francesco Vallone (ex Roma) a capo del team di scouting è un altro passaggio chiave per studiare in modo analitico il mercato dei calciatori italiano ed europeo. Il settore giovanile per la prima volta nella storia recente del Lane, porta in dote ragazzi da lanciare e patrimonializzare nel calcio dei grandi. E a giorni è annunciato la presentazione dello studio di fattibilità del nuovo stadio. La rivoluzione è cominciata.

eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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