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We are Lane

Maggio o non Maggio, ecco perchè il terzino Brusca va difeso

Di mestiere fa il terzino destro anche se in passato ha corso anche sulla sinistra, era una fase disperata del mercato del lavoro, i terzini non si trovavano, merce rara anche nella ricca Vicenza, come i tornitori, gli idraulici o gli ingegneri metalmeccanici, si rischia che tra non molto per trovare un terzino non basterà neanche l'agenzia interinale. Che poi dire "terzino" ha il sapore del vintage, dell'antico. Savoini, Pasciullo, Sartor, quelli sì erano terzini. Adesso quelli "bravi" li chiamano esterni bassi, ma a me sembra una definizione da geometra impegnato in un restauro edilizio. Terzino è terzino e basta. E poi ti viene in mente Bruscagin che - lo dico fin da subito - mi sta simpatico per natura, perchè quella faccia da bravo ragazzo in un mondo di squali tatuati - lo rende originale e autentico. Come le lacrime versate a fine partita davanti agli ultras per l'ennesima sconfitta o per quel gol irrealizzabile arrivato, nemmeno lui sa come, contro la Reggiana due anni fa. 

Allora lasciamolo stare il soldato Brusca perchè i mali del Vicenza non dipendono da lui, anzi, il povero Matteo è piuttosto vittima di una situazione confusa... a destra. Magari l'arrivo di super Maggio lo conforterà, lo proteggerà e soprattutto gli darà un po' di fiato visto che Brusca gioca sempre e dà tutto quello che può dare. Ha bisogno di ossigeno per ritrovare confidenza con i cross e le marcature strette, il nostro Bruscagin, perchè di sola generosità non si sopravvive.

Mister Brocchi nel post gara di Cremona era stato chiaro: «Maggio giocherà spezzoni di partita, sulla fascia destra abbiamo bisogno di una mano». E ci credo, nel mercato di gennaio in un sol colpo si è voluto fare a meno di Ierardi e Di Pardo, puntando tutto sull'utilizzo di Cappelletti come terzino. E puntale l'ottimo Cappelletti si è fatto male e quindi torniamo alla Brusca story, quella di un ragazzo a cui daresti le chiavi della macchina e anche di casa, tale è la fiducia che riponi nel 32enne di Milano laureato in marketing e comunicazione, ma che ha dovuto fare gli straordinari da lavoratore del calcio, dipendente di un'azienda che non ha investito abbastanza sul futuro della corsia di destra. Più che fischiato andrebbe esaltato e ogni volta che perde palla, ogni volta che scappa l'uomo o non fa un cross giusto, andrebbe applaudito. Almeno per un motivo solo: se non fosse in campo non avremmo nessun terzino sulla fascia destra da schierare, a meno che non andiamo a schierare un ragazzo della Primavera per bruciare anche quello...

Adesso c'è Maggio però, una specie di highlander come tanti oramai che non ha voglia di smettere di giocare e vuole essere utile alla causa. Mi chiedo solo cosa avrà pensato Rigoni, quando è uscito di scena a 37 anni, per far entrare (a destra) uno che ha tre anni in più. Ma questo è un altro discorso. Conta che Bruscagin c'è sempre e quando lo chiami risponde, bisogna abbatterlo metaforicamente, per farlo desistere dall'entrare in campo. Brocchi gli ha consegnato le chiavi della corsia destra, volente o nolente e lui è sempre rimasto sul pezzo allenandosi con la stessa intensità di quando giocava nella Primavera del Milan. E ti pare poco? Con tutti sti giocatori che non hanno compreso del tutto dove si trova Vicenza rispetto al resto del mondo, Bruscagin rimane un baluardo della geografia biancorossa, e che il dio sportivo ce lo preservi. E poi scagli la prima pietra chi non è responsabile di questo "disastro sportivo" come l'ha definito la curva Sud. Ecco, Bruscagin non è nè più, nè meno responsabile di tanti altri. 

La questione è più complessa e l'accenno solamente. Può il calcio sostenere un tale livello di nervosismo e tensione che si respira dentro e fuori dal campo? Possono giocatori schermarsi e assorbire tutta la fibrillazione mista ad ansia che scorre attorno a loro? Si dice che non c'è più il calcio di una volta, a volte mi chiedo se esista il tifo di una volta. Perchè in un sistema calcio in cui tutto si lega, bisognerebbe avere la corazza di Bruscagin e l'orgoglio del terzino Matteo.

Eugenio Marzotto
eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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