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We Are Lane

Il Vicenza risorto. Ma perché adesso corrono tutti?

Foto STUDIOSTELLA/CISCATO
Foto STUDIOSTELLA/CISCATO
Foto STUDIOSTELLA/CISCATO
Foto STUDIOSTELLA/CISCATO

Poi dicono che l'allenatore non conta e che in campo ci vanno i giocatori. Sarà pur vero, ma da quando Vecchi ha sostituito Diana, il Vicenza vola con 17 punti in otto partite. Il bergamasco imperscrutabile, tutto campo-erba-pallone, ha portato in dote cinque vittorie (tre di fila), due pareggi e una sconfitta, quella a Lumezzane, quando il Vicenza sembrava non aver smaltito le scorie di fine anno, quando perdeva la testa e gettava via punti come monetine nelle Slot Machine.

La partita contro la Pro Vercelli al Menti, è stata forse la più bella di questa stagione, un primo tempo dominato con il gioco e la qualità, una ripresa gestita da squadra matura e compatta, ordinata, dove tutti ma proprio tutti sapevano cosa fare. Vecchi non è un mago della tattica, è un allenatore che ha dalla sua parte la forza della semplicità, ed è una gran dote. Ha messo ordine nel disordine e soprattutto ha lavorato nella testa dei giocatori, facendo ciò che fanno gli allenatori esperti quando devono navigare contro vento, contro tutte le avversità: uno spogliatoio tellurico, una piazza che non perdona, una proprietà che ha speso e pretende risultati. Vecchi ha fatto cioè quello che farebbe un comandante con il battaglione impaurito, ha preso da parte i senatori, da Ferrari, Golemic a Ronaldo e non solo, e li ha riportati al centro del progetto rinascita. Conoscendo le gerarchie dello spogliatoio, ha capito che bisognava ripartire dallo zoccolo duro di un gruppo che comunque sia, è sempre rimasto unito, anche quando le cose andavano malissimo. Gli abbracci alle panchine dopo un gol sono il segnale più chiaro.

In questo è stato fondamentale il lavoro di Werner Seeber che ha protetto il tecnico da malumori, chiacchiere e pressioni interne a Fellette, ed è stato importante quello che ha fatto il ds Matteassi sfoltendo la rosa, portando giocatori a costo zero e guadagnandoci pure qualcosa. Insomma, si è fatto ordine. Si fa fatica a capire quanto questo equilibrio durerà, le tante delusioni, ci portano tutti alla prudenza, ma vedere allo stadio Menti martedì contro la Pro Vercelli, tanta gente felice applaudire per una prestazione così convincente e sentire una curva che fa pace con la squadra, è un passaggio fondamentale se si vuole credere che sia cambiato qualcosa. L'aria frizzante dell'altra sera, ha spinto più di uno a dire... "se giocano così magari i playoff si vincono". Ci sono tanti "se" in mezzo ma se Vecchi continuerà a trovare un equilibrio di gioco e l'ambiente porta in dote entusiasmo, allora quel sogno innominabile magari si avvera. Ciò che va evitato è quella schizofrenia vista per tutto il girone di andata, dove informazione, squadra e tifosi, sono passati dall'esaltazione alle cannonate su tutto il fronte.

Resta però un buco nero in tutta questa vicenda.

Ma perché Ferrari & Co. con Diana non correvano così tanto e non combattevano pallone su pallone come fanno con Vecchi? La parola magica che ogni allenatore, dall'Aics alla Champions, usa è "atteggiamento". Ebbene, perché adesso è stato trovato ciò che prima si era perso?

Lo scatto nella testa dei giocatori è evidente, vedere Ronaldo tra i migliori in campo nelle ultime gare (perfino applaudito martedì al Menti) correre e a recuperare palla con la voglia che ci metterebbe un giovane della Primavera, è uno dei sintomi della resurrezione. L'impressione è che i giocatori oggi siano semplicemente più liberi. Non ci sono generali alle calcagna che non fanno prigionieri, c'è una gerarchia netta dei ruoli, c'è il veterano e il bocia che hanno pesi e misure diversi, c'è ordine in spogliatoio frutto anche delle tante uscite che hanno portato equilibrio e curato i mal di pancia. Non c'è più la pressione di vincere il campionato ma quella più realistica di far bene gara dopo gara e poi si vedrà. C'è la libertà fatta da concetti semplici di gioco dove ognuno sa cosa fare, ogni giocatore ha in testa due-tre movimenti e su quello si concentra. C'è un capitano vero come Golemic che ci mette la faccia e nessun tentativo di innalzare a leader giocatori che non lo sono. C'è una filosofia cartesiana per cui 1+1 fa sempre due, le variabili non esistono più (nemmeno a centrocampo). La cura Vecchi si basa poco sul "modello teorico e accademico di stampo Coverciano" e più sulla gestione del gruppo, semplicità al potere, poche regole e chiare. Poi è il singolo giocatore che deve metterci del suo, ma se sei libero di testa la qualità esce come la crema del bignè. Contro la Pro Vercelli si sono visti perfino giocatori divertirsi in campo, tra fraseggi, dribbling e torelli. C'è un clima diverso attorno alla squadra, poco da fare, non è solo la primavera anticipata a portare entusiasmo. E quegli applausi dello stadio dopo la terza vittoria di fila possono davvero segnare un nuovo inizio.

Eugenio Marzotto
eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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