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We Are Lane

Ibra-Romelu e i cattivi ragazzi che gli allenatori amano

Dicono sia nato tutto nell’anno 2017 quando Ibrahimovic e Lukaku giocavano insieme al Manchester United, il dio del calcio (che ha vinto pochino per essere uno dei fuoriclasse contemporanei) insieme al colosso d’ebano dai piedi pesanti. Non si sono mai piaciuti, due caratterini difficili, figli di un passato misto di povertà e violenza. Finchè Ibra un bel giorno se ne esce sulla stampa british affermando che avrebbe pagato Romelu 50 sterline tutte le volte che il suo compagno di squadra fosse riuscito a stoppare un pallone. Come dire “ragazzo svegliati, hai i piedi a banana”.

In realtà quel campionato andò maluccio per entrambe e a fine stagione trovarono altre destinazioni. Fino alla semifinale di coppa Italia dove uno stadio vuoto ha amplificato le parole dei due in un duello che ha molti precedenti nella storia del calcio e dello sport. Ma una cosa lega i due giocatori simbolo delle due squadre di Milano. Romelu è cresciuto nei sobborghi di Anversa tra fame, topi in casa e povertà, gang che si rubavano il cibo e usavano le pistole per farsi largo in una vita troppo dura per ogni adolescente. Dall’altra parte il piccolo Ibra ha dovuto affrontare altrettante sfide nella sua Malmoe, in Svezia. Dopo lo choc per la separazione dei genitori ebbe gravi problemi di salute con una grave sindrome di emaciazione che mise a repentaglio la sua vita. E in quegli anni cominciò a compiere piccoli furti, sviluppando un ego di rara imponenza. Forse è questo il segreto di tanto successo sportivo? È davvero la fame patita che ti fa combattere nelle sfide sportive e umane? È il carattere forgiato dalla strada, il valore in più dei campioni? C’è molta letteratura e mito in questo assioma, ma una cosa è certa. Nessun allenatore rinuncerebbe ai cattivi ragazzi, aldilà delle dichiarazioni di rito miste a tanta retorica, non c’è tecnico al mondo che farebbe cambio con un giocatore educato. E anzi, proprio quel faccia a faccia di San Siro con relativa esplosione di testosterone, diventa un manifesto di caparbietà, attaccamento alla maglia, trans agonistica che sono fondamentali nello sport. Perfino i tifosi erano incollati alla tv aspettando che uno dei due sferrasse un cazzotto, adrenalina digitale.

Illuminante il commento del tecnico Stefano Pioli a fine partita: «Sono adulti e vaccinati, è affare loro». Pioli infatti era molto più arrabbiato per il secondo cartellino giallo che è costato l’espulsione a Ibra che delle frasi sulle rispettive madri. E tra questi sicuramente Di Carlo ne gradirebbe qualcuno in più perché sa quanto è fondamentale essere dei figli di p… in determinati momenti della partita. E chi fa sport a livello agonistico sa che è la cattiveria dosata con la tecnica che ti porta al risultato. La storia personale dei giocatori del Lane non si avvicina certo a quelle di Zlatan e Romelu, i ragazzi di Mimmo sono figli del loro tempo e di un’altra vita, ci sono perfino tre laureati in rosa come Bruscagin, Zonta e Cappelletti, che in maniera intelligente hanno pensato al loro futuro post calcio. Ma il campo è un’altra cosa e assomiglia sempre più ad una battaglia dove vengono chiesti prestazione e risultati, meglio se a muso duro.

 

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eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

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