<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
We are Lane

I tifosi e la fuga delle dodici zitelle

Alla fine ha vinto l'esile e stremato Davide contro il colosso un po' tronfio Golia. E oggi, dopo che la Superlega rimane il sogno di pochi,  isolati un po' da tutti come quei bulli che dopo aver appiccato un incendio ai bagni poi vanno dal preside per la punizione, possiamo insieme festeggiare con i tifosi del Chelsea e i giocatori del Leeds o se volete con De Zerbi, l'allenatore del Sassuolo. Tutti a brindare con la birra in mano, insieme anche ai supporters dell'Atalanta, i primi in Italia a dichiarare fedeltà al calcio delle favole e a citare perfino la storia del Vicenza come fosse un racconto di Gianni Rodari. Sembra aver vinto la cosiddetta base fatta di tifosi appassionati, quelli che comprano il biglietto dello stadio, l'abbonamento e Tv e sono fedeli al sogno di vedere la propria squadra un giorno alzare una qualche coppa. Non si era mai vista una mobilitazione così ampia e forte: gente comune, politici, governi, intere istituzioni del calcio picchiare duro contro chi in fondo si era portato via il pallone per giocare da solo. Ebbene, le dodici sorelle sono rimaste zitelle, ma è tutto finito?

Adesso che tutto sembra concluso con un happy end, che il sogno dei tifosi, la cosiddetta meritocrazia sul campo, il calcio dei valori e altro ancora (come è stato detto e scritto nelle ultime 48 ore) sembrano recuperati, stiamo attenti a non svegliarci dal sogno che ci stavano togliendo.

L'Uefa che ha vinto la battaglia sulla Superlega non è la San Vincenzo, per un fondo che se ne va la JP Morgan, un altro sta per arrivare a finanziare il calcio del continente (si parla del fondo americano Centricus) e non è ancora su quali basi economiche si fonderà la nuova Champions. Senza contare che il progetto Superlega è solo coperto dalla cenere ma là sotto arde ancora e le dodici zitelle potrebbero pure diventare isteriche distrutte dai debiti che hanno distrutto il loro antico  casato. Comunque vada è stato un successo, il pallone è tornato nel campo giusto e a giocare per una volta sono stati i tifosi insieme al piccolo Davide.

eugenio.marzotto@ilgiornaledivicenza.it

Suggerimenti