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La spunta blu

Zona bianca

Una scena dal film "Fargo" dei fratelli Coen
Una scena dal film "Fargo" dei fratelli Coen
Una scena dal film "Fargo" dei fratelli Coen
Una scena dal film "Fargo" dei fratelli Coen

“Sentiva la neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua vita” (“Marcovaldo”, Italo Calvino)

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E dunque, poiché i vicentini non potevano andare in montagna, la montagna è venuta dai vicentini. Dove non arrivano i decreti, ci pensa il meteo: zona bianca, restate a casa. Non me ne intendo molto di neve e meno ancora del misterioso piano neve che questa mattina ha fatto cilecca, però non posso non trovare deliziosa la paradossale attenuante invocata nel tribunale social per giustificare il flop sulle strade vicentine: il sale è stato seminato sull’asfalto quando non c’era traffico, quindi senza pneumatici che lo pestassero non si è azionato e insomma non ha fatto il suo dovere. Davvero non c’era traffico? Strano. Chissà, forse perché quando sono scesi i primi fiocchi vigeva il coprifuoco: è colpa nostra se usciamo di casa per fare compere allettati dal cashback, ora è colpa nostra pure se a casa ci restiamo perché è vietato uscire. In realtà è andata di lusso, perché è fine dicembre, le scuole sono chiuse, molti uffici sono chiusi per le vacanze o per lo smartworking, non si va al bar né al ristorante se non per l'asporto: pensate che razza di paralisi avrebbe innescato la stessa nevicata due settimane fa. Sarebbero passati quasi inosservati questi quindici centimetri, non fosse stato per lo stato d'animo di chi aveva atteso questo lunedì arancione per respirare qualche frammento di libertà smarrito durante la zona rossa di Natale. Così, il suono del silenzio che avvolge ogni nevicata è stato presto invaso dal rumore delle piazze social, che ha fatto da cassa di risonanza più che delle critiche e delle lamentele, di uno stato d'animo tenuto a bada per quattro giorni e alla fine esploso come esplodono  i palloncini troppo gonfi. La "zona bianca" è questo: come in un film di Gabriele Muccino, tutti si sono messi a urlare al vento la loro frustrazione agitando i pollici sui display dei telefoni, sempre più protesi emozionali delle nostre anime. E' saltato il tappo alla bottiglia dello spleen di Natale: come in certe partite di calcio, quando si scivola ai tempi supplementari, per qualche ora sono saltati gli schemi. La neve ha fatto quello che fa sempre: per un po' ci ha fatto dimenticare il purgatorio in cui siamo confinati; ha annullato la gabbia di muri in cui è imprigionata la nostra vita, per dirla con Italo Calvino. 

gianmarco.mancassola@ilgiornaledivicenza.it

 

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