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La spunta blu

Una quarantena senza arcobaleni

Camille Pissarro, Les Boulevards extérieurs. Effet de neige, 1879
Camille Pissarro, Les Boulevards extérieurs. Effet de neige, 1879
Camille Pissarro, Les Boulevards extérieurs. Effet de neige, 1879
Camille Pissarro, Les Boulevards extérieurs. Effet de neige, 1879

“Non molto lontano da qui la gente escogita affannose corse in preda all’ansia di tornare al punto di partenza, e dimentica il peso della posta in gioco” (“Non molto lontano da qui”, Carmen Consoli)

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La leggenda vuole che la sera del 14 aprile 1865, all’uscita dal teatro Ford dove il marito Abraham era stato appena ferito a morte, la neovedova Mary Todd Lincoln si sentì chiedere da un incauto cronista: “A parte questo, signora, ha trovato lo spettacolo di suo gradimento?”. Ed è un po’ la domanda che ci siamo sentiti rivolgere qualche decina di volte in questo lungo dicembre: a parte il covid, tutto bene? Come se fosse un dettaglio da mettere tra parentesi, qualcosa di simile a una fastidiosa sciatica o a un brutto voto in latino. Ce lo ricorderemo questo 2020, non potremo farne a meno. Perché è una frattura nella storia di tutti noi, una linea che segna un prima e un dopo. Un anno fa sui social discettavamo di migranti e accoglienza mentre davamo la caccia agli introvabili Nutella Biscuits: mai avremmo pensato di regalare per Natale il libro di un virologo; quest’anno indaghiamo con la lente di ingrandimento del dottor Google ogni singola molecola del vaccino Pfizer, radiografiamo ogni foto postata su Instagram segnalando ogni presunta violazione dei protocolli covid e, sì, regaliamo i libri dei virologi. Qualcosa è cambiato, tutti siamo cambiati. E non una, ma molte volte. Questi quattro giorni di quarantena in zona rossa assomigliano solo lontanamente alle settimane di lockdown in primavera. Nessuno slogan, nessun hashtag, nessun arcobaleno, nessun “grazie” a medici e infermieri, nessuna canzone, nemmeno una candela, un fiore. Questi quattro giorni in zona rossa sono stati severi, senza ironia né sorrisi, poca voglia di attraversare la tempesta seduti al proprio posto sulla stessa barca: solo la burrasca è la stessa per tutti, ma ognuno la sta attraversando sulla sua personale scialuppa. Non c’è e non può esserci la stessa miscela di paura e sorpresa, desiderio di resistere e di reinventarsi. Eppure in questo primo scampolo di inverno siamo stati, se possibile, persino più obbedienti, come rivelano i dati dei nostri spostamenti, a dimostrazione del fatto che il problema non eravamo noi, ma le regole scritte male o gli incentivi a uscire, come il cashback. Ce ne siamo stati rintanati nelle nostre case ad aspettare il cessate il fuoco, proprio come i nostri nonni hanno atteso pazienti nei bunker che la guerra finisse, anche quando udivano i colpi di cannone dei liberatori alle porte della città: il vaccino è arrivato, ma ci vorrà tempo, non è ancora finita, mollare adesso sarebbe folle. Libertari, salutisti, negazionisti, ipocondriaci: quante volte abbiamo cambiato idea, sbandando, oscillando, in preda al dubbio se davvero la cura fosse più nociva del malanno. Siamo cambiati, non una, ma molte volte, in questo anno. Migliori o peggiori, non saremo più gli stessi. E se qualcuno ancora ci prova, fate come Mary Lincoln, non rispondete a chi vi chiede: “A parte questo, vi è piaciuto lo spettacolo?”.
gianmarco.mancassola@ilgiornaledivicenza.it

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