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La spunta blu

Nessuna sarà lasciata sola

Roy Lichtenstein, "Ohhh... alright"
Roy Lichtenstein, "Ohhh... alright"
Roy Lichtenstein, "Ohhh... alright"
Roy Lichtenstein, "Ohhh... alright"

“La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande”. (Oriana Fallaci, “Il sesso inutile”)
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E dunque dicevano per dire quando si spellavano le mani per applaudire Kamala Harris, la prima vicepresidente nella storia degli Usa. Dunque scherzavano come si scherza al bar quando fa blateravano con indignazione sull’urgenza di dare un segnale alle donne, le più colpite dalla pandemia nel mondo del lavoro. Le prime unghie a stridere sugli specchi un minuto dopo la lettura della lista dei ministri appartenevano alla mano sinistra di Nicola Zingaretti, segretario dem che dava il via al valzer dei commenti con un post su Facebook composto con il volto rosso di vergogna e i polpastrelli sudati per l’agitazione, mentre gli urlavano sul telefonino che il misogino Berlusconi ne aveva schierate due su tre. «Ora impegno per donne Pd in squadra di governo», era il titolo del lancio d’agenzia battuto alle 20.21, quando Mario Draghi ancora non era uscito dal Quirinale. Appena 18 minuti prima un altro lancio di agenzia riportava il manifesto dello Zingaretti pensiero per il futuro prossimo venturo: «Nessuno deve essere lasciato solo, o meglio dire nessuna, visto che solo a dicembre il 98% di coloro che hanno perso il lavoro è donna. Ecco perché occorre agire con politiche segnate dalla cultura di genere, gli effetti della crisi colpiscono in modo particolare giovani e donne». Nessuna deve essere lasciata sola: mentre lo diceva veniva smentito da se stesso. Se crediamo che davvero questo sia il governo dei migliori, espressione del meglio che il paese in questo momento può offrire, parlamento compreso, il centrosinistra rappresentato da Pd e Leu non ha saputo schierare una sola donna nella squadra di Mario Draghi. Ora l’impegno sarà rimediare, dice. Mettere una toppa sullo strappo, perché questo è: uno strappo imbarazzante su un abito di tante belle parole vellutate. Sembra sempre che le cose accadano a sua insaputa, come quando ti addormenti aspettando il treno e non ascolti l’altoparlante annunciare il cambio di binario. Dopo aver subito la formazione del governo Conte 2 (voleva andare a elezioni anticipate) e dopo aver subito la nascita del governo Draghi (voleva continuare a tenere in vita il Conte 2, proprio quel governo che non avrebbe voluto costruire), Zingaretti ora annuncia l’impegno per la nomina di qualche sottosegretario donna. Tradotto: le donne del centrosinistra, nel governo dei migliori, possono aspirare al massimo al ruolo di “numero 2”. Saranno “vice” o “sotto” come viceministri o sottosegretari. Sembra di vivere nell'Italia del dopoguerra: dietro ogni grande uomo c’è una donna. Nell’Europa oggi trainata dalla triade Merkel-Lagarde-Von der Leyen, l’Italia rimane un Paese antico che non ha mai avuto la forza e il coraggio di un premier o un presidente donna e ancora oggi vara un governo accomodando uomini su due poltrone ogni tre. Là fuori le cose, non solo numericamente, vanno diversamente. Qualcuno accenda l’anemometro sul catamarano del centrosinistra: il vento nel mondo democratico soffia veloce dalla parte opposta, con il pilota automatico farà poca strada.
gianmarco.mancassola@ilgiornaledivicenza.it

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