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La spunta blu

La grossa, grassa estate del "Blu pass"

Fernando Botero, "Pic nic"
Fernando Botero, "Pic nic"
Fernando Botero, "Pic nic"
Fernando Botero, "Pic nic"

«Il mondo è grigio, il mondo è blu. Cuccuruccucù, Paloma. Aiaiaiaiai, cantava». (Franco Battiato)
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Peccato che l’estate sia finita. Mentre litigavamo sul Green pass, tra vaccini e tamponi, ci siamo trovati tra le mani un certificato azzurro che ci ha schiuso le porte di medaglie e coppe, dalle piste di atletica ai palazzetti della pallavolo, un albero della cuccagna come non si era mai visto: avevamo il Blu pass a nostra insaputa. E quando ci ricapita un’estate placcata d’oro come questa? Chi l’avrebbe mai detto di ritrovarci satolli come in quadro di Botero dopo la grande abbuffata, dall'antipasto al dolce, dal calcio alla pallavolo, dall'atletica al ciclismo? Prima che accadesse, non ci avremmo scommesso un centesimo, su queste vittorie in serie. Dopo che è accaduto, ancora non ci crediamo. La bellezza di questa grossa, grassa estate italiana sta proprio in questo cortocircuito tra aspettative e risultati. Il rapporto tra speranza e successo, per noi italiani, per tradizione è inversamente proporzionale: più alta è la prima, più basso è il secondo. Questa volta è accaduto esattamente l’opposto: noi tifosi e spettatori non ci pensavamo nemmeno, ci credevano solo loro, atleti e allenatori. Non è facile dire da dove arrivi questa miscela di diffidenza, sfiducia, pessimismo, scaramanzia, disillusione. Certamente la pandemia ci ha messo del suo. Ancora non abbiamo smaltito i rotolini di ciccia accumulati ai tempi del lockdown, quando non potevamo fare nemmeno una corsetta sulla ciclabile dietro l’angolo, ma in compenso imparavamo ogni segreto del lievito madre e della farina di khorasan, sfornando pizze e torte per sfamare legioni, ma destinate ai soliti due o tre congiunti che potevamo frequentare. Nessuno al mondo ha impedito (sì, impedito) di praticare lo sport per decreto come accaduto in Italia. Vale la pena di ricordarlo: per settimane si poteva uscire di casa per acquistare tabacco e farsi del male, ma non per fare sport e farsi del bene. Dai pulpiti social piovevano anatemi contro podisti e ciclisti costretti a darsi alla macchia come criminali ricercati “dead or alive”. In quelle settimane si è macerata la nostra sfiducia, che ha radici profonde e lontane. Eppure, senza che lo potessimo nemmeno sospettare, probabilmente proprio lì è nata l’estate 2021: atleti capaci di allenare il corpo e nutrire l’anima dentro palestre allestite in cantina, su pedane costruire in terrazzo, su piste stese in giardino, come quella del vicino di casa di Marcell Jacobs. Medaglie e coppe di questa estate dipinta di blu arrivano da lì, da un’energia imbottigliata, schiacciata, compressa, incatenata per mesi e improvvisamente liberata. Arrivano da una strada imboccata in direzione ostinata e contraria in un paese che ha rinunciato a investire nello sport di base, al punto da non avere un ministero su misura che provi a riportare l’educazione fisica al centro dei programmi scolastici. Perché il punto è anche questo: l’estate italiana che ci lasciamo alle spalle, opulenta e sfacciatamente feconda come non ce ne sono mai state prima, ha rimesso in circolo i globuli bianco-rossi-verdi di un certo patriottismo da podio, bandiera e inno di Mameli, ma non ha ancora accorciato la distanza tra singoli e comunità. Lo sport dice che l’Europa siamo noi, eppure continuiamo a non fidarci troppo, a vivere con il freno a mano tirato, anche in questa ripartenza dopo la lunga notte del virus, come se ad alimentare le speranze poi si finisse per far ingrassare le illusioni. L'economia rialza la testa, la diffusione della variante delta è contenuta meglio che altrove, eppure parliamo ogni giorno dei No vax e delle proteste. È come se avessimo ritrovato l’Italia-Paese, ma non ancora l’Italia-Stato. Orgogliosi sì, ma con riserva. Patriottici sì, ma per una stagione. Caso più unico che raro di popolo autodiffidente: gli italiani non si fidano degli italiani, conosco più i vizi che le virtù. La stagione del Blu pass, che non sapevamo nemmeno di avere in tasca e ora che ci ha regalato emozioni e gioia infinita, stentiamo a credere di averlo stretto in mano. Peccato solo che inizi l’autunno.
Ps: di questo e di altro, tra sport, politica e attualità, parleremo mercoledì sera nello studio di “Prima serata” sotto la conduzione di Andrea Ceroni sulle frequenze di TvA Vicenza.

gianmarco.mancassola@ilgiornaledivicenza.it

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