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La spunta blu

Il fantasma della Dad: parlano i genitori "ghostbusters"

Una scena dal film "Ghostbusters"
Una scena dal film "Ghostbusters"
Una scena dal film "Ghostbusters"
Una scena dal film "Ghostbusters"

Mamme e papà come gli acchiappafantasmi del film "Ghostbusters" con cui sono cresciuti da bambini. C'è un fantasma che si aggira per la scuola italiana ed è la Dad, la didattica a distanza. Ne ho scritto in un editoriale nei giorni scorsi, che incollo qui per comodità e per capire meglio da dove scaturiscono i messaggi di alcuni genitori che incollo più sotto.

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Il surreale valzer delle circolari sulla gestione dei contagi nelle scuole ci dice tre cose: che c'è un solo uomo al comando, Mario Draghi, capace di smentire due ministeri in un pugno di ore con una telefonata e un tratto di penna, senza correre il rischio di aprire crisi politiche; che dopo ventuno mesi di pandemia la scuola italiana è ancora un laboratorio sperimentale dove si improvvisano regole che durano lo spazio di un giorno; che, a dispetto di ogni solenne promessa, la didattica a distanza non solo rimane un'opzione, ma è l'unica via di fuga conosciuta dai boiardi di Stato quando i parametri dei contagi vanno fuori giri. Come il pulsante rosso nei film di James Bond, il tasto della Dad viene cercato e premuto in caso di affanno, quasi fosse un riflesso pavloviano. Chi garantisce che quanto accaduto nel lunedì nero dei ministeri dell'istruzione e della salute, non si ripeta a gennaio, all'uscita dalle vacanze di Natale, replicando il copione di un anno fa? Il guaio è che la didattica a distanza appare il male minore agli occhi di chi firma le circolari. I ministeri continuano a preferire l'uovo oggi, il premier ha imposto il messaggio opposto: meglio la gallina domani. Per farlo ha dovuto ribaltare la prospettiva miope tipica di un Paese che non sa alzare lo sguardo per declinare pensieri e azioni al futuro: il malanno da curare non sono le lezioni in presenza, ma le carenze nel sistema di tracciamento dei contagi. La scuola è a scuola: dopo 21 mesi di emergenza sanitaria e l'ennesimo valzer dei protocolli, sarebbe ora di cambiare la musica nelle aule italiane.

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Scrive Stefania:
Sto vivendo in prima persona i disservizi del sistema ospedaliero, dopo 21 mesi di pandemia il problema maggiore sembra essere chi non si vaccina (e in assoluto è un vero problema), ma non ci si rende conto che la realtà delle aziende ospedaliere dopo 21 mesi non è cambiata a prescindere. Invece di investire in personale e attrezzature, e sistemi informatici di tracciamento efficienti, pensiamo alla dad. La dad è una pezza, ma non è la soluzione. Le racconto la mia esperienza, se vuole farne tesoro o spunto.
Il 23 novembre passiamo la serata con il nipotino, durante la notte gli sale febbre altissima,  il 27 novembre mio fratello ci comunica l'esito del tampone molecolare: positivo. Contattiamo la guardia medica e andiamo a fare il molecolare a Cittadella, drive in, il 28 novembre. Ad oggi - al di là dell'attacco hacker - nessuno di noi (io, figlia, genitori miei, mio fratello ed il resto della famiglia) sa l'esito del primo molecolare. Ieri a Cittadella, al secondo tampone (ho deciso di andare lo stesso con mia figlia, sono vaccinata e sono trascorsi parecchi giorni dal contatto) un'infermiera ci ha chiesto quando abbiamo fatto il primo e al sentire la data ci ha guardate e chiesto ma scherzate? No. Dopo 10 minuti di ricerche è riuscita ad accedere ad un portale (nonostante gli hacker) e a vedere l'esito negativo di mia figlia. Il commento dell'infermiera: "Fosse stata positiva avevamo 17 ragazzi, vale a dire 17 famiglie a rischio, vaganti da 10 giorni". In tutta questa situazione, nessuno di noi ha ricevuto comunicazioni di tracciamento: certo, ci ha pensato mio fratello, ma se non lo avesse fatto dando per scontate le procedure? Ad oggi, forse chissà quando, avremo esito del secondo molecolare e torneremo in ufficio ed in classe. Ecco la mia domanda, che è la stessa dell'infermiera: se mia figlia fosse stata positiva? Una classe di 17 ragazzi in età non vaccinabile sarebbe una mina vagante. E poi sono i ragazzi a permettere al virus di circolare???  Allora perché un ospedale come quello di Cittadella (o Camposampiero) manda ad analizzare molecolari a Schiavonia e non è dotato di macchinari per analisi in autonomia? E' così che il grande Veneto ha potenziato gli ospedali? Certo, mettiamo i ragazzi in Dad: è facile. Ma avete davvero visto i ragazzi in Dad? Le lezioni con scarse connessioni delle scuole? I ragazzi annoiati davanti ad uno schermo? 
Stefania

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 Scrive Roberta:

Cose d'altro mondo. Ancora i ragazzi a casa e i loro disagi aumentano così. Dopo 9 giorni dal contatto positivo (il ragazzo ha fatto tampone per avere 37.2 una mattina e anche qui ne avrei da dire), mia figlia dopo 2 tamponi con la classe ancora non rientra perché non tutti  si sono presentati al secondo tampone. Neanche i vaccinati non tornano in classe. Ma chi ha fatto le regole è lo stesso del monopattino? Mi dica lei che futuro spetta a questi poveri ragazzi che da tre anni ormai sono in Dad.

Roberta

gianmarco.mancassola@ilgiornaledivicenza.it

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