<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La spunta blu

Bentornata notte (dopo 214 giorni)

Edward Hopper, "Automat"
Edward Hopper, "Automat"
Edward Hopper, "Automat"
Edward Hopper, "Automat"

«Lo so, c'è la vita privata, ma la vita privata zoppica per tutti. I film sono più armoniosi della vita: non ci sono intoppi nei film, non ci sono rallentamenti. I film vanno avanti come i treni, capisci? Come i treni nella notte». (dal film “Effetto notte” di Francois Truffaut)
.
Bentornata notte. Torna una parola che avevamo abolito dal nostro lessico sentimentale: 214 giorni senza notti, dopo la seconda guerra mondiale non era più accaduto, nemmeno quando si sparava nelle strade e nelle piazze degli anni di Piombo. Il coprifuoco è un’invenzione medievale: alla sera veniva imposto di coprire le braci all’interno delle case per scongiurare il rischio di innescare incendi. Anche per questi echi millenaristici ha presto finito per convocare fantasmi apocalittici intorno alla narrazione della peste del ventunesimo secolo. Durante l’ultima guerra venne ordinato dagli occupanti tedeschi dopo l’8 settembre e durò quasi due anni: chi veniva sorpreso a circolare senza autorizzazione rischiava la fucilazione, altro che multe da 400 euro. Come in buona parte d’Europa, anche in Italia ha fatto la sua comparsa durante l’impetuosa seconda ondata di contagi in autunno. Inserito in uno dei decreti dell’ex premier Giuseppe Conte, è entrato in vigore ai primi di novembre, presentato senza troppa enfasi come atto dovuto o poco più. A conti fatti, è stata la misura restrittiva più resistente, anche perché fino alla primavera non se lo filava nessuno, veniva dato per acquisito e digerito, nonostante siano sempre mancati, a monte come a valle della decisione, incontrovertibili dati scientifici sulla sua efficacia. Il coprifuoco è all’improvviso tornato a dominare i titoli dei giornali alla fine di aprile, quando si sono attenuate le zone rosse e si è iniziato a strologare di rischio calcolato, di riaperture e di ripartenze. Solo allora il coprifuoco è diventato terreno di scontro politico, sulla scia delle richieste di baristi e ristoratori: che ripartenza potrà mai essere se si continua a lavorare solo alla luce del sole? La leva che ha aperto la breccia è stata dunque economica e non poteva essere altrimenti nell’Italia che si sentiva soffocata dai divieti nell’essenza stessa del primo articolo della Costituzione: così prima ha prima accorciato l’orizzonte del coprifuoco (sembrava dovesse arrampicarsi fino alla vetta del 31 luglio, stando ai decreti), poi lo ha mandato in frantumi con la moltiplicazione delle zone bianche. Ma il coprifuoco non è stato solo un Jack lo squartatore per il modo con cui ha spento per sette mesi il giro d’affari della movida. È stato anche un Edward mani di forbice per la maniacale cura con cui ha reciso legami sentimentali, amicizie, amori, rapporti che non fossero genitori-figli o marito-moglie, relazioni liquide, irregolari, clandestine, non dichiarate, non formalizzate. Sette mesi senza cinema, teatri, concerti, stadi: senza la notte abbiamo vissuto meno, perché nelle notti profonde, larghe, intricate e seducenti ci spogliamo dei panni indossati al lavoro, a scuola o in famiglia, e siamo un po' più noi stessi, con le nostre passioni, tentazioni, debolezze. Rami e fiori potati spezzando legami, storie, traiettorie. In questi mesi siamo stati tutti Cenerentole in fuga verso casa allo scoccare delle 22, con il batticuore, la paura delle multe e peggio ancora di dover confessare e di dover autocertificare mettendo nero su bianco sul ciglio di una strada, alla luce di una torcia elettrica quel che non confesseremmo nemmeno a nostra madre. Sette mesi di coprifuoco lasciano il segno, su giovani e meno giovani, una scia di cicatrici dell’anima che si trascineranno per molto tempo: quelle cicatrici sono pezzi di vita risucchiati nella solitudine, smarriti nelle correnti gravitazionali di questo tempo sospeso, come i milioni di baci, abbracci, sussurri, chiacchiere, lacrime, risate, sfoghi, idee, progetti, film, canzoni, bicchieri e tazze in compagnia di qualcuno cancellati dalla memoria come queste 214 notti sono state cancellate dai giorni. «Ore infinite come costellazioni», canta Fabrizio De André in “Anime salve”: «Sono state giornate furibonde senza atti d'amore, senza calma di vento, solo passaggi e passaggi di tempo».
.
Ps: in effetti la prima spunta blu, sei mesi fa, si intitolava “C’era una volta la notte” e metteva in fila un po’ di cose che stavamo perdendo o che avremmo perso. In quel primo post mi ero appuntato un verso di Giuseppe Ungaretti: «La luna rimarrà la luna e ci saranno sempre giovani che di sera al suo lume appartati si sorprenderanno a dire parole felici». Sei mesi dopo, la notte è tornata e con la notte la luna, i giovani e le parole felici. Buona notte, allora.

gianmarco.mancassola@ilgiornaledivicenza.it

Suggerimenti