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Un rifugio per proteggere i risparmi in tempi di guerra

Le bombe che piovono su Gaza, innescate dai massacri dei terroristi di Hamas in Israele e destinate a far scoppiare la polveriera del Medio Oriente. La guerra in Ucraina, scatenata dall’invasione senza motivazioni della Russia di Putin. Le tensioni tra Cina e Filippine, con vista su Taiwan, e quelle tra Serbia e Kosovo, croniche ma ultimamente salite al livello di guardia. La cacciata degli armeni dal Nagorno Karabach da parte dell’Azerbaigian. Ce n’è abbastanza per indurre i risparmiatori a costruirsi una specie di recinto protettivo per i capitali minacciati dalla recessione incombente.
È chiaro che a rischiare di più in fase di recessione è il settore azionario. Utili e fatturati delle imprese in un mondo sconvolto dalle guerre sono destinati a scendere. Ma non per tutti i comparti e non in uguale misura. Per esempio, il settore energetico, col prezzo del petrolio che veleggia verso i 100 dollari al barile, potrebbe essere considerato tra i più promettenti. A differenza dei beni di consumo voluttuari, i primi a subire il taglio della propensione a spendere di chi teme di vedere ridurre i redditi. Non è un caso se in questo periodo società come Campari e Moncler, marchi di grande prestigio, in Borsa abbiano sofferto parecchio.
Ma il vero gioco in difesa lo si fa affidandosi a un giusto mix di bond, specie dopo il rush di aumenti di tassi d’interesse che sembra giunto al termine dopo che la Bce la scorsa settimana ha deciso di mantenerli stabili. Segno che anche a Francoforte cominciano a temere più la recessione che l’inflazione. In ogni caso, per difendersi meglio in tempi d’inflazione (che però è vista in calo progressivo) conviene affidarsi ai titoli a breve. Per fare un esempio in dollari, una valuta da tenere in considerazione quando infuria la tempesta, il Treasury a due anni rende il 5 per cento mentre, se si vuole evitare ogni rischio cambio, parcheggiare la liquidità nei Bot a un anno consente di portare a casa un 3,5 per cento netto che non è da buttare. Se invece si è più fiduciosi e si prevedono ulteriori riduzioni di tasso d’interesse, il Btp decennale, che al momento quota un rendimento netto del 4,30 per cento netto, potrebbe un’ottima occasione per incamerare plusvalenze in caso di vendita anticipata quando le banche centrali avranno iniziato ad allentare i freni e ridurre i tassi.
Un discorso a parte meritano oro e mattone, considerati beni rifugio per eccellenza e quindi una sorta di catenaccio, per usare il nome di una tattica difensiva del calcio, per evitare di subire il contropiede della recessione. Per gli analisti il metallo giallo adesso è piuttosto caro perché non è lontano dai duemila dollari l’oncia. Resta il fatto che se la situazione geopolitica dovesse precipitare, e le guerre in corso non lasciano intravedere nulla di buono, la scelta di investire in lingotti potrebbe rivelarsi azzeccata. Un altro tipo di considerazioni va fatto per il settore immobiliare. Il crollo dei mutui, legato all’aumento dei tassi d’interesse, lascia intendere che qualche contraccolpo potrebbe arrivare. Ma per chi avesse delle disponibilità e volesse investire, per dire, acquistando un appartamento, questo potrebbe rivelarsi lo scudo migliore per difendersi dall’inflazione. Sempre che il fisco non si mangi la polpa. 

Marino Smiderle

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