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Il colore dei soldi

Se lo Stato mette in vendita altri gioielli di famiglia

Il ministro Giorgetti ha annunciato di voler collocare quote di Poste e altre società pubbliche: rischi e opportunità
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato offerte pubbliche di vendita (Foto ANSA/A. CARCONI)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato offerte pubbliche di vendita (Foto ANSA/A. CARCONI)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato offerte pubbliche di vendita (Foto ANSA/A. CARCONI)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato offerte pubbliche di vendita (Foto ANSA/A. CARCONI)

Lo Stato siamo noi ma per sottoscrivere le offerte pubbliche di vendita di azioni di società pubbliche, o parzialmente pubbliche, occorre ovviamente investire quattrini propri. Il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato a più riprese che, nell'ottica del piano di riduzione del debito, procederà alla collocazione sul mercato di altre sostanziose quote di società partecipate dallo Stato. A cominciare dalle Poste, per le quali ha anticipato l'obiettivo di incassare circa 4 miliardi di euro, per finire probabilmente ad un altro spezzone di Eni, magari passando per Enel.

Investimenti

La domanda che si fanno tutti i risparmiatori, ovviamente, è semplice: conviene aderire a questo tipo di offerte? E, considerato che queste società sono già quotate, chi ne è già in possesso deve temere qualche ripercussione sulle quotazioni attuali? Detto come sia ovviamente impossibile prevedere i trend di mercato futuri, ci sono comunque alcuni parametri generali, dettati anche dalle esperienze passate, di cui bisogna tener conto. Il primo di tutti riguarda evidentemente la liquidità del titolo: già si tratta di società ad alta capitalizzazione e con un buon numero di scambi quotidiani, ulteriori ampliamenti del flottante non potranno fare altro che rendere ancora più facilmente negoziabili i titoli.

Piccoli risparmiatori

Come tutte le offerte pubbliche di vendita di quote di società pubbliche, lo Stato nel suo prospetto informativo non può certo fare a meno di ricordare che si tratta comunque di un investimento azionario e, come tale, soggetto a rischi più elevati rispetto, per esempio, a quelli che si corrono quando si sottoscrivono Bot o altri titoli obbligazionari pubblici. Considerata la liquidità già menzionata delle azioni messe in vendita, la solidità delle società in questione e la politica generosa riservata al dividendi, si tratta comunque di titoli che possono entrare nel portafoglio delle famiglie e dei piccoli risparmiatori in genere. Ovviamente con l'avvertenza di riservare una percentuale contenuta a questo tipo di investimento azionario (che può arrivare al 30 per cento del portafoglio finanziario) per evitare tracolli in caso di perturbazioni borsistiche.

Esperienze

Se noi guardiamo alle esperienze passate, almeno a quelle più significative, occorre dire che, compatibilmente con le oscillazioni anche traumatiche dei mercati, le soddisfazioni per chi ha investito non sono mancate. Pensiamo a Enel ed Eni, per esempio, e alla politica di alti dividendi che ha portato nelle tasche dei sottoscrittori cedole sostanziose in tutti gli esercizi. E, contemporaneamente, una rivalutazione nel tempo dei titoli sottoscritti, per quanto più volte finiti nelle varie tempeste finanziarie che periodicamente sono destinate ad abbattersi sui listini. Non si può certo dire lo stesso di Telecom Italia, che all'epoca venne definita la madre di tutte le privatizzazioni e che però negli anni ha subito un tracollo legato al settore di appartenenza. Insomma, la sottoscrizione di questi titoli non è certo una polizza di assicurazione che garantisce dai rischi tipici dell'azionario ma, tra tutte le azioni che sono sul mercato, Poste, Enel, Eni hanno la caratteristiche dell'elevata liquidità e dell'alto dividendo. Buoni punti di partenza per chi vuole affacciarsi con prudenza a piazza Affari.

Marino Smiderle

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