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Lo spread ai minimi non teme le quattro streghe

Venerdì 15 marzo sono scaduti quattro strumenti finanziari e oggi alla riapertura dei mercati si capirà se la fase di rialzo manterrà la forza
Lo stato maggiore della Bce, con Christine Lagarde al centro: tassi in calo (foto EPA/C. NEUNDORF)
Lo stato maggiore della Bce, con Christine Lagarde al centro: tassi in calo (foto EPA/C. NEUNDORF)
Lo stato maggiore della Bce, con Christine Lagarde al centro: tassi in calo (foto EPA/C. NEUNDORF)
Lo stato maggiore della Bce, con Christine Lagarde al centro: tassi in calo (foto EPA/C. NEUNDORF)

Se lo spread va giù, la Borsa va su. Questo è dimostrato statisticamente incrociando i grafici: più il differenziale di rendimento tra Bund tedeschi e Btp italiani va giù (segno di buona salute dell'economia italiana), più gli indici di Piazza Affari si rinvigoriscono. Il punto è che in questo momento di grande incertezza geopolitica, con guerre di cui non si intravede la fine nei punti cruciali del pianeta, si sta verificando una strana congiunzione astrale in cui tutti gli indicatori finanziari sono ai massimi. Compresi quelli che dovrebbero confliggere fra di loro: per dire, se la Borsa e i bond volano, i beni rifugio dovrebbero rallentare o comunque stare fermi. Invece vola tutto. Quanto durerà?

Quattro streghe

Da venerdì scorso i mercati stanno trattenendo il fiato per via delle famigerate quattro streghe che si incontrano ogni fine trimestre finanziario. Il riferimento è alla scadenza simultanea di quattro tipi di strumenti finanziari: contratti futures sugli indici di borsa, contratti futures su azioni, opzioni su indici di borsa e opzioni su azioni. Oggi, alla riapertura dei mercati, si saprà che intenzione avranno gli operatori coinvolti e che idea si sono fatti sul futuro dei listini, reduci da una corsa pazzesca. Potranno rinnovare o liquidare o prendere nuove posizioni: insomma, miliardi di euro e dollari in gioco per capire la direzione da prendere.

Tassi d'interesse

Tutto ruota attorno alle decisioni delle banche centrali in materia di tassi d'interesse. La Bce, considerato che l'inflazione è tornata sotto controllo dopo la medicina della politica monetaria restrittiva (tassi alti), ha già detto che si va verso una riduzione. Si tratta di capire quando (aprile o, più probabilmente, giugno) mentre sul quanto si sa già che Christine Lagarde taglierà di un quarto di punto. Ma sarà solo il primo di una serie di interventi che riporteranno il livello, gradualmente, dal 4 attuale al 2/2,5 per cento nel 2025. I mercati hanno già scontato, e stanno ancora scontando, questi movimenti e la riduzione dei rendimenti dei Btp (il decennale è passato dal 4,95 per cento dell'autunno scorso al 3,6 per cento attuale) ne è la testimone più evidente. Anche i rendimenti dei Bund tedeschi sono scesi, ma meno dei cugini italiani, proprio per le difficoltà che sta affrontando l'economia teutonica. E lo spread è poco sopra quota 120.

Opzioni

È chiaro che in questo scenario di riduzione dei tassi, tanto il mercato obbligazionario quanto quello azionario ne abbiano beneficiato. Si tratta ora di capire se e quanto proseguiranno questi rialzi che stanno sfidando la forza di gravità. La Borsa italiana è stata trainata in questi mesi dalla grande abbuffata delle banche, che hanno incamerato nei bilanci l'esplosione dei tassi d'interesse dopo il periodo dei tassi negativi, licenziando utili record e mostrando generosità nella distribuzione di dividendi agli azionisti. Se ragioniamo in quest'ottica, una progressiva riduzione dei tassi dovrebbe tornare a comprimere i margini, anche se sappiamo che l'adeguamento con le condizioni applicate alla clientela non è così automatico. Nello stesso tempo, però, la riduzione di tassi produce pingui plusvalenze sullo stock di titoli di stato che giacciono nelle pance delle banche stesse. Insomma, il barometro, quattro streghe permettendo, sembra segnare ancora bel tempo.

Marino Smiderle

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