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Le due facce di una medaglia che sta illuminando la ripresa

In economia capita spesso, per non dire sempre, che accanto a una notizia buona ce ne sia una cattiva. Sono le due facce di una medaglia congiunturale che non si sa bene da che parte verrà indossata dal vincitore di turno. La notizia buona di questi tempi voraci di ottimismo è che l'economia si è messa a correre, in quasi in tutti i settori. D'accordo, veniamo da un anno e mezzo di anestesia forzata della globalizzazione, inceppata dal disastro del Covid, ed era logico attendersi, una volta inoculati i vaccini all'80 per cento della popolazione (appello non richiesto per il restante 20 per cento: affrettatevi), un rimbalzo della produzione e dei consumi. La sensazione, basata su numeri e trend, è però che questo rimbalzo sia destinato a durare. Provate a chiedere agli imprenditori del Nordest quanto gonfio sia il portafoglio ordini e capirete che siamo già oltre il rimbalzo. O, meglio ancora, provate a ordinare un'auto nuova dal concessionario di fiducia e vi dovrete mettere in coda, armarvi di santa pazienza e aspettare svariati mesi.

E proprio da questo dettaglio si può girare la medaglia e mostrare la faccia meno lucente e più preoccupante della congiuntura. Sì, perché è vero che avere tanta domanda è sintomo di economia in buona salute e con ottime prospettive, ma se questa domanda non si riesce a soddisfarla in tempi ragionevoli vuol dire che nell'ingranaggio globale si è infilato qualche granello di sabbia o, per essere più aderenti alla realtà, qualche macigno che ne pregiudica il funzionamento.

La corsa alla ripartenza ha scatenato un boom di richieste per le materie prime e per i componenti tale da fare schizzare verso l'alto i prezzi e, quel che è peggio, rendere complicato, molto complicato, l'approvvigionamento. Aggiungiamoci la crescita esponenziale dei costi di trasporto, altro sintomo di un'economia vivacissima (di nuovo la faccia lucente della medaglia), e il focherello d'inflazione paventato più volte rischia di diventare un incendio di proporzioni planetarie. Ci sono già diverse imprese, per dire, che stanno rivedendo il modello organizzativo: dalla consegna just in time, senza l'uso del magazzino, all'accatastamento di scorte per evitare le strozzature di cui sopra. Rendendo ancora più frenetica la corsa all'acquisto e spingendo violentemente i prezzi verso l'alto.

I più dicono che si tratta di una inflazione passeggera, che presto le materie prime torneranno a dinamiche più “normali”. Lo speriamo tutti, ovviamente. Vale la pena ricordare, però, che in tutti questi anni le banche centrali hanno inondato i mercati di liquidità per farli ripartire e ora che stanno per ripartire davvero, tenere sotto controllo l'inflazione, di cui avevamo smarrito perfino il ricordo, non sarà una passeggiata. Anche perché un rialzo dei tassi d'interesse, magari anche solo comunicato male, potrebbe affossare la ripresa nella culla.

Nel frattempo godiamoci la faccia splendente della medaglia ed evitiamo che i risparmi vengano erosi dalla faccia oscura. Traduzione: togliamo i soldi dal conto e mettiamoli, con giudizio, in quei processi che stanno rimettendo in moto il mondo.

Marino Smiderle

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