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Le bombe fanno salire i tassi e i prezzi dei bond scendono in picchiata

La guerra in Ucraina ha messo le ali a un’inflazione già in fase di decollo e ha provocato sui mercati un fenomeno che potrebbe essere riassunto con un titolo da film: 2022, fuga dalle obbligazioni. E la sensazione è che sia appena cominciata.
L’era dei tassi negativi, quella creata ad arte dagli steroidi monetari introdotti dalle banche centrali per stimolare l’economia, volge rapidamente al termine. Per dare un’idea della globalità di quel che sta succedendo, lo spread tra Btp e Bund ha chiuso in calo a 150 ma il rendimento del decennale italiano viaggia ormai attorno al 2 per cento. Il che vuol dire che anche il “cugino” tedesco, dopo aver navigato per anni nelle acque chete dei rendimenti negativi, ora ha messo fuori il periscopio e osserva quel che succede da uno 0,50 per cento che è tutto un programma. Per tanto tempo abbiamo scritto che l’investitore prudente, quello che si affidava al settore obbligazionario per portare a casa una cedola garantita, era in preda al disorientamento generale e teneva i soldi in conto perché tanto i Bot quanto i Btp (per non parlare dei Bund) anziché erogare interessi li esigevano. Ora che la bussola ha cominciato a funzionare correttamente, è forte il dubbio che la mareggiata di assestamento debba ancora completare i propri effetti e che il turbinio che sta travolgendo l’indice dei prezzi sia destinato a spingere ancora più in alto i rendimenti.
Avevamo già scritto su queste colonne del tracollo subito dai Btp Futura, collocati dallo Stato con lo specchietto del prodotto indicato per i piccoli risparmiatori e finiti nel tritacarne generale dell’aumento dei tassi. Morale della favola, in pochi mesi se un piccolo risparmiatore avesse accettato la proposta investendo “prudentemente” 10 mila euro in questi bond, ora se ne ritroverebbe in tasca, in caso di vendita anticipata, solo 9 mila. L’altro esempio che si può fare per capire cosa sta succedendo nei listini obbligazionari è quello del Btp a scadenza 50 anni, nel 2072. Rispetto ai fasti dei giorni del collocamento, adesso il Btp dalla scadenza più lunga presente sul mercato si compra a 84, con un rendimento lordo a scadenza del 3 per cento circa e con un rendimento netto superiore al 2,60 per cento, quando a marzo aveva debuttato con un 2,20 per cento: in poche settimane è cambiato il mondo obbligazionario e i più ottimisti cominciano a intravedere delle opportunità di acquisto. Ma è davvero conveniente acquistare ora che i rendimenti cominciano ad assumere sembianze umane?
Nel breve periodo, complice anche la guerra che ha travolto i tradizionali mercati di approvvigionamento delle materie prime, l’inflazione sembra destinata a salire ancora. Motivo per cui le banche centrali, oltre a ridurre ulteriormente le politiche di acquisto di titoli di stato mantenute per tutti questi anni, potrebbero premere con più decisione il pedale dell’aumento dei tassi, per quanto rischioso possa diventare nei confronti di una ripresa ancora soffocata. Se questo dovesse accadere, i prezzi delle obbligazioni potrebbero subire nuovi sensibili ribassi, con conseguente ulteriore rialzo dei rendimenti. Insomma, ci sarà da ballare ancora parecchio e per i più prudenti conviene scandagliare i bond dalle scadenze più brevi. Buona caccia. 

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