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La "svalutation" dell'euro sul dollaro aiuta le imprese. Ma fino a un certo punto

Per molte imprese vicentine la parità è una grande vittoria. Ormai ci siamo, manca davvero poco sui mercati perché dollaro ed euro pari siano: uno a uno. È una partita economica e valutaria molto complicata ma il fatto che dall’inizio dell’anno la moneta americana si sia apprezzata fino a raggiungere (o quasi: il cambio è attorno a quota 1,02) quella europea, porta una conseguenza certa per le aziende italiane che esportano: i prodotti diventano più competitivi in termini di prezzo e le vendite sono destinate ad aumentare. Gli Stati Uniti sono da sempre uno dei mercati di sbocco più importanti per l’industria vicentina. Nel 2021 l’export diretto al di là dell’Atlantico ha sfiorato quota 2 miliardi: siccome competere con un dollaro forte è più “facile”, la quota è destinata ad aumentare, a beneficio dei bilanci e dell’occupazione, sempre che si trovino i dipendenti. Ai tempi della lira il “giochetto” della svalutazione, oltre a ispirare Adriano Celentano (la canzone “Svalutation”, del 1976, fu un successo), metteva il turbo alle esportazioni e faceva incavolare gli altri Paesi europei, a partire dalla Germania del marco forte.
Ora la partita è diversa, l’euro non è la lira, la Francia e la Germania hanno la stessa moneta dell’Italia e per questo anche loro fanno festa, si fa per dire, di fronte alla maggiore competitività. In tempi di grande incertezza, con la pandemia, l’inflazione e la guerra portata dalla Russia in terra d’Ucraina, ritrovarsi con un vantaggio oggettivo nella competizione globale può essere di grande aiuto. 
Il motivo di questi scossoni valutari sta nelle diverse gradazioni di lotta alle diverse inflazioni adottate dalla Fed a Washington e dalla Bce a Francoforte. Negli Stati Uniti sta infuriando una vera inflazione da domanda, con l’economia in surriscaldamento al punto da indurre la Fed ad annunciare una politica di deciso rialzo dei tassi d’interesse, con conseguente rafforzamento del dollaro. Anche in Europa spirano venti d’inflazione ma alimentati dai costi delle materie prime: per questo il rialzo dei tassi è molto meno deciso, anche per paura di far esplodere la recessione, e l’euro s’indebolisce.
Prima di stappare lo champagne o, viste le latitudini, il Prosecco, le imprese vicentine farebbero bene a fare due conti. Sì, perché se vendere i prodotti negli Stati Uniti diventa più “facile”, comprare le materie prime diventa un incubo dal momento che tocca pagarle in dollari. E in questo caso la parità tra dollaro ed euro si trasforma in sconfitta. A far la differenza, e a decretare chi vince e chi perde davvero, sarà comunque la qualità dei prodotti, il grado di innovazione, la produttività, l’efficienza, l’elasticità, la capacità di adattamento, lo snellimento della burocrazia. Sarà una partita lunga e non basterà certo questa “Svalutation” fuori stagione a decretare vincitori e vinti. 

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