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La scelta di monetizzare se la plusvalenza è al top

I rialzi dei listini inducono gli investitori a valutare l'opportunità di portare a casa il guadagno
Foto EPA
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Vendi, guadagna e pentiti oppure cavalca l'onda di rialzi azionari che sembra inarrestabile? La scelta della strategia da adottare per i risparmiatori che amano fare da sé, investendo sui singoli titoli quotati a piazza Affari, non è molto semplice. Specie in un momento come questo, dove alla travagliata congiuntura geopolitica internazionale, costellata da guerre e crisi fa da contraltare una stridente vigoria dei mercati azionari, con piazza Affari a Milano arrivata a sfiorare i 30 mila punti, ai massimi dell'anno.

La contraddizione

Quella che sembra una contraddizione con l'andamento dell'economia reale, che se non è entrata in recessione di sicuro naviga in una fase di stagnazione, diventa invece una perfetta correlazione di andamenti dal lato delle variabili finanziarie. Per capirci, alla Borsa adesso più che il portafoglio ordini dei prossimi mesi interessa a che livello sono attesi i tassi d'interesse. E siccome dalle banche centrali, in corrispondenza con il raffreddamento dell'inflazione, stanno arrivando segnali di fine della politica monetaria restrittiva, i listini fanno festa e spingono i titoli ai massimi. Peraltro, se fino ad ora a correre fortissimo sono state le banche, che hanno approfittato dei passati aumenti dei tassi d'interesse con conseguente decollo del margine d'intermediazione, adesso cominciano ad accelerare i titoli industriali, primi beneficiari di una futura, ipotetica, ripresa innescata dalla prospettiva di ammorbidimento della politica monetaria.

Plusvalenze

È chiaro che chi si trova col portafoglio pieno di azioni comprate mesi o anni fa, adesso si trova in cassa delle plusvalenze potenziali (diventano reali solo nel momento in cui si vendono le azioni e, come si dice, si monetizza) molto significative. Per dire, chi avesse investito nei titoli bancari, adesso, in caso di vendita, potrebbe portare a casa guadagni compresi tra il 30 e il 50 per cento, a seconda del periodo di acquisto. Roba che se dovessimo ragionare col metro dei rendimenti offerti dalle obbligazioni e dai titoli di stato, bisognerebbe tenerli dieci anni per ottenere un simile rendimento. Quanto basta per suggerire ai fortunati possessori di questi titoli di alleggerire le posizioni e portare a casa i guadagni. Dall'altra parte occorre dire che, stando agli ultimi annunci sull'entità dei dividendi futuri e sulle relative cedole che saranno staccate, il rendimento da cassettista resterebbe molto interessante, attorno all'8 per cento in certi casi, e quindi più del doppio di quanto offerto dai Btp che nelle ultime settimane sono aumentati di prezzo e, quindi, scesi come resa.

Fisco

In più, in caso di vendita con plusvalenza incorporata, occorre ricordare che il fisco si porta via il 26 per cento del guadagno complessivo. Salvo compensazioni con eventuali vendite di altri titoli che invece risultano, nei calcoli del portafoglio dell'investitore, in perdita. Morale della favola, di fronte a questi dubbi "fortunati" (meglio avere il dubbio se vendere e guadagnare piuttosto che avere il dubbio se vendere e perdere), la cosa più sensata potrebbe essere quella di fare a metà. Nel senso di monetizzare almeno parte di questi forti guadagni, magari per evitare di piangere in caso di prossimi cali di Borsa, e destinarli a strumenti più prudenti o reinvestirli più avanti ancora in Borsa quando i prezzi saranno più convenienti.

Marino Smiderle

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