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La grande corsa dei bond non fa dimenticare i rischi

L’inizio di questo 2024 ha portato un bastimento carico di nuove emissioni obbligazionarie. La congiunzione astrale dei rendimenti in calo e della domanda sempre forte da parte degli investitori ha indotto le società a partire con l’acceleratore a tavoletta inondando il mercato di offerte. Il punto è: c’è ancora spazio per investire in bond confidando nei prossimi tagli dei tassi da parte delle banche centrali oppure siamo arrivati e il mercato ha già scontato tutte le riduzioni future?
Per capire di cosa stiamo parlando è utile fare una sorta di tutorial prendendo ad esempio un Btp quotato, nel caso specifico il Btp 1 agosto 2034 5%. Si tratta di un classico decennale, molto liquido, pronto a recepire istantaneamente le perturbazioni e le effervescenze del mercato. Venerdì ha chiuso a 109,78, con un rendimento lordo del 3,9 per cento lordo. Vale la pena ricordare che il 18 ottobre scorso si poteva comprare alla pari, a fronte quindi di un rendimento lordo pari a quello cedolare del 5 per cento. In tre mesi, dunque il rendimento è sceso di oltre un punto e se uno avesse investito 100 mila euro adesso, in caso di vendita anticipata, incasserebbe circa 110 mila euro, con una plusvalenza del 10 per cento. Se andassimo a vedere quanto questo Btp valeva nel gennaio 2021, scopriremmo che aveva toccato il suo massimo attorno a 155, con un rendimento di poco superiore allo zero: se avessimo comprato allora 100 mila euro nominali avremmo speso 155 mila euro e se lo vendessimo adesso porteremmo a casa 110 mila euro, con una perdita secca di 45 mila euro. Giusto per capire che quando si investe in un’obbligazione a scadenza medio-lunga, teoricamente un investimento non speculativo e poco rischioso, in realtà bisogna essere consapevoli che si tratta di un giro sulle montagne russe, a prescindere dalla solidità dell’emittente pubblico e privato.
Se uno pensasse di rivedere i prezzi e i rendimenti del 2021, pesantemente drogati dalla politica monetaria ultra-espansiva della Bce, dovrebbe correre ad acquistare obbligazioni. In realtà quella stagione è stata davvero un’eccezione, dovuta appunto al Quantitative easing, quella politica monetaria di acquisto compulsivo di titoli da parte della Bce mirata appunto a ridurre i tassi e a stimolare l’economia, anche a costo di creare quella che si pensava dovesse essere un’inflazione “buona”. L’inflazione che è arrivata successivamente è stata molto meno buona del previsto e ha provocato più di qualche disastro nei mercati e nei portafogli delle famiglie, riportando però una certa normalità nei rendimenti, tornati a essere appetibili per gli investitori. La sensazione del momento è che i mercati abbiano già scontato le riduzioni dei tassi di riferimento che la Bce deve però ancora perfezionare e che quindi, nonostante l’inflazione sembri essere tornata sotto controllo, i margini di convenienza a investire siano un po’ risicati. Anche perché, e questo i mercati finanziari sembrano averlo dimenticato, siamo nel bel mezzo di una crisi geopolitica mica da poco. Eppure, nonostante le guerre stiano proliferando e i commerci internazionali siano messi a repentaglio, le Borse sono ai massimi e i bond stanno andando alla grandissima. Un po’ di prudenza, magari puntando su qualche interessante titolo a breve, in questo frangente non guasterebbe.

Marino Smiderle

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